La poesia visiva di Francesco Vaccarone
Villa Croce a Genova si fa teatro, ancora una volta, di una mostra non convenzionale, ma basilare per la comprensione dell’arte contemporanea. Un tassello in più di un percorso iniziato anni fa, questa mirata monografica dedicata alle sperimentazioni degli anni Sessanta nelle opere di Francesco Vaccarone e curata da Valerio Dehò.
PERCHE’ GLI ANNI SESSANTA – L’artista negli anni Sessanta, dopo un periodo dedicato alla pittura, si avvicina a un linguaggio più sperimentale e alle ricerche visuali. Tali ricerche nascono in risposta agli stimoli delle avanguardie storiche che a Genova costituivano una polifonia di linguaggi, con la volontà di affrancare la parola e il linguaggio dalla mera dimensione semantica.
La sperimentazione di Vaccarone di questi anni attinge a diverse contaminazioni estrapolate dal mondo della parola e degli oggetti quotidiani. Il Maestro infatti realizza opere costituite da ritagli di parole e frasi estratte da riviste e giornali, montate con accostamenti forti, carichi di messaggi politici e poetici. Sul versante più figurativo e pittorico presenta una produzione caratterizzata dall’assemblaggio di immagini e oggetti a metà strada tra Pop Art e Nouveau Réalisme. Si concentra sulle ricerche verbo-visive che prendono le mosse da un’analisi della comunicazione dei mass-media e delle tecnologie che lo supportano, per assumerla come linguaggio artistico, stravolgendone il significato per rovesciare i rapporti sociali in una sorta di giocosa rivoluzione.
FRANCESCO VACCARONE (4 ottobre 1940) – Si inizia all’arte in giovane età con G.U.Caselli e G.Bellani, dedicandosi nel contempo a studi classici e filosofici. Dal 1957 al 1964 presenta le sue prime mostre personali e dal 1965 al 1969 si concentra su un secondo studio a Genova, dove è in stretto contatto con il Gruppo 63 ed artisti dell’avanguardia sperimentale italiana. Nel 1976 fino al 1990 si trasferisce a Milano. In questo periodo partecipa ad importanti esposizioni in prestigiosi musei e gallerie a Monza, Venezia, Milano, Ferrara, Gallarate, Bergamo, La Spezia, Reggio Emilia, Parma, Torino, Lerici, Firenze, Pisa, San Marino, Massa, Piombino, Viterbo ed all’estero a Stoccolma (dove apre un nuovo atelier), Cardiff, Helsinki, Bucarest, Amsterdam, Montreal, Toronto, Ottawa, Los Angeles, Monaco di Baviera, Parigi, Seloncourt, Reykiavik. Celebre la sua antologica al Palazzo dei Diamanti di Ferrara, il Premio Silone in Italia, le mostre all’Havana, a Marina di Massa, la personale al Cairo ed il ciclo espositivo negli USA a partire dal 2005. Tra gli ultimi cataloghi sulle sue opere proprio quello edito da Allemandi a firma dello storico dell’arte Valerio Dehò.
Giulia Cassini