Arte e design a Palazzo Ducale, Genova
Qualche domanda al famoso curatore, storico e critico Gianni Franzone per scoprire la mostra ‘Tessuti d’artista. Arte e design nella produzione della MITA. 1926-1976’ che verrà inaugurata giovedì 24 marzo alla presenza proprio dei curatori Matteo Fochessati e Gianni Franzone.
Ad una prima occhiata si ritrova dalla Collezione Wolfsoniana il “Tappeto con seggioline” (1935, MITA, Gio Ponti); viene naturale vista la sua figura nella mostra come nella Wolfsoniana di Genova Nervi chiedersi la provenienza delle opere esposte.
G .F. La provenienza è l’archivio del MITA (Manifattura Italiana Tappeti Artistici n.d.r.) di proprietà degli eredi, ma è stato dato in comodato alla Wolfsoniana. Tessuti d’artista, arazzi, bozzetti del MITA di Ponis resa celebre dalle collaborazioni con Depero, Martini, Pulitzer, Ponti, Sironi, Carmi, Luzzati, Paulucci, Pomodoro, Scanavino, Sottsass, Vietti…
Con nomi di questo calibro resta difficile stabilire un confine tra design e arte…o è più appropriato parlare di arte decorativa moderna?
G.F. La MITA inizia la sua strada come arti decorative, con tappeti dal ‘classico’ gusto orientale con cui si era abituato il pubblico per partire ben presto con un’idea molto più innovativa, più moderna, chiamando questi grandi nomi negli anni più interessanti della loro produzione artistica. Una delle suggestioni promana proprio da Depero che aveva esposto a Parigi e alla Biennale di Venezia arazzi con la sua cifra artistica e così si apre una grande stagione di rinnovamento delle arti decorative proprio qui a Genova. Poi, come in tutte le cose, da una occasione si inanellano le altre e il proprietario della MITA viene a contatto con Martini ad una esposizione di Monza e via via conosce tutti gli architetti milanesi di grido. Penso alle collaborazioni con gli architetti del Novecento milanese Buzzi, Buffa, Lancia e Zanini.
‘Tessuti d’artista’ è allora anche una mostra dal fine commemorativo su un grande imprenditore genovese come Mario Alberto Ponis?
G.F. In realtà non è solo genovese e nemmeno solo imprenditore, ma certo quello commemorativo è uno dei fini della mostra che gli dedica anche tutta una sala. E’ un genovese d’azione, formatosi a Torino, di famiglia marchigiana e con qualche anno passato a Zurigo, ma ha fondato proprio a Genova Nervi la MITA nel 1926. In più in guerra era un ottimo aviatore ed aveva lavorato per qualche tempo in una ditta visti gli studi in ragioneria. E’ stato anche un inventore: realizzò una roulotte particolare che si poteva sollevare da terra (..) e una innovativa tuta riscaldante creata per l’aeronautica militare ed esposta nella terza sala a testimonianza di questa creazione che gli portò fortuna economica e che gli permise di seguire le inclinazioni da collezionista e da esteta nella gestione della MITA.. Non a caso in questa sala ci sono anche delle opere che gli sono appartenute (Carena, Paulucci, Martini..)che rispecchiano non solo il gusto, ma i rapporti imprenditoriali della sua esistenza…….c’è anche nella teca il busto della moglie che lo ha sostenuto ed aiutato anche nella carriera.
Si può evidenziare un fil rouge particolare nell’allestimento tra stampe serigrafiche su stoffa, stampe su pannelli laminati, arazzi, tappeti, bozzetti e fotografie? Più cronologico o tematico? E si può dire che è facile comporre attraverso questi oggetti l’atmosfera e tutto il gusto italiano del Novecento?
G.F. Certo, è specchio di momenti artistici del Novecento di particolare rilievo, come si intuisce dall’allestimento che ha prediletto le aree tematiche, ad esempio in apertura riassumendo cosa ha rappresentato e cosa ha prodotto la MITA tra il 1926 e il 1976, con l’opera di Bosco per la Sede Rai della Liguria, Dubrovnik di Carmi e un Paulucci oltre alle stampe su tessuto di Pomodoro e di Scanavino, due tappeti tra cui quello citato, il ‘Tappeto con seggioline’, il campionario dei tessuti d’arredo e i tessuti siglati Rambaldi, Luzzati, Costantini, Biassoni, Dorfles.. Si prosegue nella seconda sala con i lavori per i grandi transatlantici del Mita con uno stupendo arazzo e con i foulard omaggio per le signore crocieriste, approdando alla terza sala commemorativa di Ponis dove si trovano anche i bozzetti per i foulard come quelli di Luzzati, uno per la Cinzano, per l’Agip, per la Misrair diventata poi United Arab Airlines, la compagnia aerea egiziana. E poi via via nelle altre sale con i bozzetti per gli arazzi di Martini, Vietti, Oscar e Fausto Saccorotti…, con ‘l’altarino’ di Depero dove è custodita la corrispondenza tra l’artista e Ponis e il libro imbullonato con dedica all’imprenditore del 1927; poi proseguendo i quadri su tela di Scanavino, Rambaldi, le opere di Carmi e Pomodoro negli anni in cui esprimevano i lavori più di rottura, più interessanti (1956-58); le creazioni di Carminati, Costantini, Pulitzer, e ancora Scanavino e Paulucci finendo col celebre arazzo “La Favola” di Luzzati e tutta la serie di diplomi, medaglie d’argento e attestati della MITA.
Per concludere con una sua anticipazione?
G.F. Dal due luglio saremo al rinnovato Forte di Santa Tecla proprio nella ‘vostra’ Sanremo.
Una straordinaria sinergia tra Genova e Sanremo che portano la nostra città alla svolta qualitativa che merita per il turismo culturale di alto livello.
Giulia Cassini