Spiegheremo in una prossima indagine la complessa realtà del riciclo dei rifiuti, ma per districarci meglio in concetti di cui abbiamo una conoscenza davvero superficiale, se non inesistente, abbiamo iniziato col domandare l’abc della differenziata all’Ing. Federico Zanella che ha recentemente condotto uno studio in materia.

1) Cosa si intende per compostaggio? E in che modo aiuta a salvaguardare l’ambiente?
F.Z. “Il processo di compostaggio deve riguardare matrici organiche di rifiuti preselezionati (quali la frazione organica raccolta dei rifiuti urbani raccolta in maniera differenziata o i residui organici delle attività agro-industriali) al fine di produrre un ammendante compostato da impiegare in agricoltura o nelle attività di florovivaismo. Il compostaggio contribuisce in maniera sensibile alla battaglia contro il cambiamento climatico. Basti pensare che nella sola Italia nel 2008 sono stati trattati 3.600.000 t di rifiuti verdi, scarti organici e fanghi. Se questi rifiuti fossero stati conferiti in discarica e non trattati, avrebbero emesso 7.200.000 di t di CO2 in atmosfera”.
2) Come sono gli standard qualitativi di un rifiuto riciclabile come il CDR (combustibile derivato dai rifiuti n.d.r.)?
F.Z. “Si divide in due categorie principali: il CSS ed il CSS-combustibile, che si differenziano per le loro caratteristiche chimico/fisiche e per il loro stato di utilizzazione. In particolare il CSS-Combustibile è un materiale che ha cessato la qualifica di rifiuto e che pertanto viene considerato un nuovo prodotto. Il CDR può essere preparato in forma di fluff (simile a coriandoli), in questo caso può essere lasciato sfuso oppure compattato in presse normalmente di forma parallelepipedo dal peso che può variare da circa 500 a 1000 kg ciascuna, e di norma filmate su tutti i lati con una pellicola di polietilene o addensato sotto forma di pellets, cubi e mattoncini. Il PCI (potere calorifico inferiore), a seconda della preparazione varia da 10 a 30 MJ/kg, quindi non irrilevante, se consideriamo che la benzina presenta un PCI di circa 44 MJ/kg. Si presenta di solito in varie forme, addensate o meno. Può essere in forma di fluff. Un aspetto successivo, ma non meno importante è rappresentato dal controllo della qualità del prodotto, basato sulla verifica delle specifiche richieste, usualmente dall’ impianto che lo utilizza, in particolare le principali caratteristiche chimico-fisiche tenute in considerazione sono:
• PCI
• Contenuto in ceneri
• Umidità
• Materie volatili
• Composizione chimica (in particolare: C, H, O, N, S, Al, K, Na, P, Cl, F ed altri metalli)
• Contenuto in inquinanti (metalli pesanti, quali Cromo (VI), piombo, cadmio, mercurio, tallio, PCB, Zolfo, ecc.)”.

3) È vero che esiste un catalogo europeo dei rifiuti?
F.Z. “Il catalogo europeo dei rifiuti (CER) è la classificazione dei tipi di rifiuti. Definisce il termine rifiuti nel modo seguente: “qualsiasi sostanza od oggetto che rientri nelle categorie riportate nell’allegato I e di cui il detentore si disfa o abbia deciso o abbia l’obbligo di disfarsi.
I codici CER sono delle sequenze numeriche, composte da 6 cifre riunite in coppie (es. 03 01 01 scarti di corteccia e sughero), volte ad identificare un rifiuto, di norma, in base al processo produttivo da cui è originato. Ogni coppia di numeri indica:
1. CLASSE: settore di attività da cui deriva il rifiuto

2. SOTTOCLASSE: processo produttivo di provenienza 

3. CATEGORIA: descrizione del rifiuto.”

Alla fine è però facile intuire che la corretta gestione dei rifiuti è importante perché la quantità degli scarti continua a crescere in maniera costante con l’aumento demografico, mentre la cultura sul riciclo tra le quattro mura domestiche è purtroppo in Italia tra i livelli più bassi d’Europa, soprattutto in termini di ritardo culturale. Ecco perché serve parlarne, anche sui giornali, in chiave pedagogica.
Giulia Cassini

 

 

 

Taggato come: CDR • Federico Zanella • PVC • Rifiuti • rifiuto riciclabile
 

Comments are closed.