Regioni: la vergogna dei rimborsi
Sprechi, sfizi, cioccolatini, gioielli, mutandine e chi più ne ha più ne metta.
“Nomen omen”, nel nome un presagio sostenevavano gli antichi e in Liguria quello del Presidente della regione è il gerundio del verbo burlare che vuol dire prendere qualcosa in burla, non darle importanza, riderci sopra, ma bonariamente, senza malignità e volontà offensiva.
Nel suo caso troppi sono gli indizi che confermano la predestinazione e in caso contrario uno potrebbe cominciare a pensar male.
Prendiamo la “vergogna incancellabile” dei rimborsi, come lui stesso l’ha definita non appena la Guardia di Finanza gli ha tolto dalle orecchie il cerume che fino a quel momento gli impediva di sentire gli avvisi di burrasca.
Nel mio piccolo, dopo il caso Fiorito, tre mesi fa ne ho lanciato uno su L’Eco della Riviera al ritmo della cumbia di Celentano: “Se c’è qualcuno che ha voglia di cambiare si faccia avanti” perchè la cosa da cambiare in Liguria era l’opacità dei conti per renderli trasparenti “con le buone, prima che qualcuno arrivi con le cattive a suonare su uno spartito dalle dolenti note”.
Era, e lo spiegavo, l’avviso di un dirigente che in regione aveva trascorso un terzo della propria esistenza e che all’ultimo aveva avuto la responsabilità dell’auditing.
Non spiegavo però, ma lo faccio adesso, perché nel luglio ’99 rinunciai alla medaglia d’oro depositata in una Gioielleria di via Fiasella: ero convinto di essere io, semmai, a doverne dare una ai contribuenti che per 43 anni mi avevano pagato lo stipendio.
Convinzione tre mesi fa mi ha fatto lanciare l’avviso di burrasca che ovviamente non poteva cancellare la responsabilità dei singoli per cadeaux in gioielli, mutandine, cenette cheek to cheek, stipendi “paralleli” e quant’altro.
Se però non fosse stato preso sottogamba almeno avrebbe evitato la “vergogna incancellabile” che sta coprendo un Ente virtuoso per il quale invertirei il detto ciceroniano: “Senatores mali viri, Senatus bona bestia”.
I casi come questo si moltiplicano con epiloghi ancor più devastanti, tutti presi in burla come esuberanze di tycoons giocherelloni.
Mi limito ai titoli di coda di questo film a episodi e parto dallo scherzetto della holding finanziaria con la testa in Italia e la pancia in Lussemburgo alla quale la regione affida tramite una sua società di scopo il compito di realizzare un intervento pubblico ad Arma di Taggia coprendo i costi con i proventi della vendita ai privati di box auto.
Solo che i soldi del mutuo ipotecario e degli acconti versati dai prenotatari dei box sono spariti, i fornitori non sono stati pagati e la bad company subentrata nell’operazione al prezzo di un euro è fallita, lasciando una enorme voragine nel cuore della città e un vuoto incolmabile nel portafoglio dei turlupinati.
L’avviso di burrasca è stato lanciato dal consigliere Franco Bonello con interpellanze segnalazioni prese in burla.
Nelle aule della giustizia penale e amministrativa le operazioni gemelle dei porti di Imperia e di Ospedaletti sono di casa con pesantissime ricadute su finanza, economia, ambiente e occupazione e le loro storie parallele hanno in comune la presenza di pasticcioni ai quali la regione a un certo punto doveva dare il fermo con i poteri su demanio marittimo, portualità, ambiente e territorio.
Invece niente, erano tutte cose senza importanza.
Evidentemente per essere promosse “vergogne incancellabili” mancava un qualcosa di pruriginoso come uno Swarovski cabochon o un paio di mutandine.
B.G.“Nomen omen”, nel nome un presagio sostenevavano gli antichi e in Liguria quello del Presidente della regione è il gerundio del verbo burlare che vuol dire prendere qualcosa in burla, non darle importanza, riderci sopra, ma bonariamente, senza malignità e volontà offensiva.
Nel suo caso troppi sono gli indizi che confermano la predestinazione e in caso contrario uno potrebbe cominciare a pensar male.
Prendiamo la “vergogna incancellabile” dei rimborsi, come lui stesso l’ha definita non appena la Guardia di Finanza gli ha tolto dalle orecchie il cerume che fino a quel momento gli impediva di sentire gli avvisi di burrasca.
Nel mio piccolo, dopo il caso Fiorito, tre mesi fa ne ho lanciato uno su L’Eco della Riviera al ritmo della cumbia di Celentano: “Se c’è qualcuno che ha voglia di cambiare si faccia avanti” perchè la cosa da cambiare in Liguria era l’opacità dei conti per renderli trasparenti “con le buone, prima che qualcuno arrivi con le cattive a suonare su uno spartito dalle dolenti note”.
Era, e lo spiegavo, l’avviso di un dirigente che in regione aveva trascorso un terzo della propria esistenza e che all’ultimo aveva avuto la responsabilità dell’auditing.
Non spiegavo però, ma lo faccio adesso, perché nel luglio ’99 rinunciai alla medaglia d’oro depositata in una Gioielleria di via Fiasella: ero convinto di essere io, semmai, a doverne dare una ai contribuenti che per 43 anni mi avevano pagato lo stipendio.
Convinzione tre mesi fa mi ha fatto lanciare l’avviso di burrasca che ovviamente non poteva cancellare la responsabilità dei singoli per cadeaux in gioielli, mutandine, cenette cheek to cheek, stipendi “paralleli” e quant’altro.
Se però non fosse stato preso sottogamba almeno avrebbe evitato la “vergogna incancellabile” che sta coprendo un Ente virtuoso per il quale invertirei il detto ciceroniano: “Senatores mali viri, Senatus bona bestia”.
I casi come questo si moltiplicano con epiloghi ancor più devastanti, tutti presi in burla come esuberanze di tycoons giocherelloni.
Mi limito ai titoli di coda di questo film a episodi e parto dallo scherzetto della holding finanziaria con la testa in Italia e la pancia in Lussemburgo alla quale la regione affida tramite una sua società di scopo il compito di realizzare un intervento pubblico ad Arma di Taggia coprendo i costi con i proventi della vendita ai privati di box auto.
Solo che i soldi del mutuo ipotecario e degli acconti versati dai prenotatari dei box sono spariti, i fornitori non sono stati pagati e la bad company subentrata nell’operazione al prezzo di un euro è fallita, lasciando una enorme voragine nel cuore della città e un vuoto incolmabile nel portafoglio dei turlupinati.
L’avviso di burrasca è stato lanciato dal consigliere Franco Bonello con interpellanze segnalazioni prese in burla.
Nelle aule della giustizia penale e amministrativa le operazioni gemelle dei porti di Imperia e di Ospedaletti sono di casa con pesantissime ricadute su finanza, economia, ambiente e occupazione e le loro storie parallele hanno in comune la presenza di pasticcioni ai quali la regione a un certo punto doveva dare il fermo con i poteri su demanio marittimo, portualità, ambiente e territorio.
Invece niente, erano tutte cose senza importanza.
Evidentemente per essere promosse “vergogne incancellabili” mancava un qualcosa di pruriginoso come uno Swarovski cabochon o un paio di mutandine.
B.G.