In viaggio per l’Italia alla ricerca di enigmi con la rivista Fenix e il sito internet di Luoghi Misteriosi.

Nella città di Pistoia la rivista di archeomisteri Fenix ha scovato questa interessante chiesa che risale all’epoca longobarda e precisamente dal 748 al 767 dedicata a SS. Pietro e Paolo. Ebbe notevole importanza perché anticamente diede il suo nome alla Porta Meridionale, detta Porta Sancti Petri da cui si avviava la via regis. Oggi, non aperta al pubblico, la chiesa è stata sconsacrata.
Nel 1091, quando fu intitolata a San Pier Maggiore, vi sorse accanto un monastero di monache benedettine che qui rimasero fino alla fine del Settecento. La struttura attuale realizzata da maestranze comacine, in stile romanico risale  al 1263.
Sull’architrave centrale della splendida facciata in marmo bianco e verde è rappresentato Gesù che porge le chiavi a San Pietro, con accanto la Vergine e gli apostoli, opera dell’Officina dei Guidi che lavorò molto all’epoca tra Pistoia e Lucca. Ai lati dei portali emergono due maestosi grifoni in marmo bianco. Non mancano innumerevoli animali fantastici, chimere e soprattutto green man, uomini dalla cui bocca fuoriescono piante e vegetali. Questi personaggi il cui aspetto incute timore, li ritroviamo alcune volte in luoghi di culto, il loro significato non è stato del tutto svelato; si pensa possano provenire da un ancestrale immaginario nordico irlandese, ricco di uomini dei boschi figure pagane, celtiche, o quantomeno di culti legati alla natura.
Ricordiamo la Cappella di Rosslynn, uno dei luoghi più enigmatici in stretto legame con i cavalieri templari che avrebbe al suo interno una quantità enorme di green man, più di cento figure. Per alcuni sono il male del passato paganesimo, per altri la rinascita della natura immortale.
Forse sono la natura stessa che cerca di parlarci, di comunicare con noi assumendo un volto umano e trasmettendoci quanto gli alberi e le piante intorno a noi siano fondamentalmente vivi.
Sul muro esterno accanto all’entrata della chiesa è incisa una scritta enigmatica che suscita da anni diverse interpretazioni da parte di innumerevoli studiosi. La stessa epigrafe si trova sul Duomo di Barga (per la quale lo stesso edificio è noto), sempre all’esterno del battistero e di San Frediano a Pisa e su una cassa di piombo contenente le reliquie di San Ponziano conservate a Lucca (originariamente a Roma). Nel lontano 1544 fu organizzato un convegno di studiosi volto alla decifrazione di questa scritta che significherebbe “Mihili mihili mihili” e sarebbe un’invocazione all’Arcangelo Michele. Presente sempre all’esterno degli edifici religioni, suggerirebbe di essere recitata come una formula per ben tre volte, contrassegnata da tre croci a sinistra e una croce conclusiva a destra.
Dalla combinazione dei sei segni presenti su ogni riga dell’epigrafe barghiana, da leggere opzionalmente in tutte e due le direzioni, risulterebbero le parole MIHILI, MEHELE, MAHALA ecc. (rispettivamente ILIHIM, ELEHEM, ALAHAM) in cui MIHILI sarebbe l’unione delle parole MIH/MAG (grande, eminente, seme) e ILI/ELU/ELO (vive, vivere, vita, Dio, Divinità), con il risultato finale di “seme vivente/divino”. MAG inoltre era il sacerdote kingir/sumero cultore di conoscenza.
Ma altri sudiosi hanno dato pareri differenti e c’è chi ad esempio la reputa una scritta di valore ermetico iniziatico (i triangoli sarebbero simboli alchemici) da leggere da destra verso sinistra e dal basso verso l’alto, iniziando proprio dalla croce isolata. Al contrario si leggerebbe “ELOHIM ELOHIM ELOHIM” parola biblica che indicherebbe la Divinità. Stefano Bosi la vede in relazione ad un rituale eseguito dal vescovo che, dopo aver girato tre volte intorno alla chiesa, batterebbe per tre volte col bastone pastorale sullo stipite della porta e dopo il segno della croce chiederebbe se all’interno ci sia lo spirito forte di Gesù trionfatore sul Male”.
Secondo un documento del 1561, in questa chiesa sarebbe avvenuto un fatto inusuale quanto incredibile per un ambiente ecclesiastico, un matrimonio mistico tra il nuovo vescovo della diocesi di Pistoia e la badessa del convento di San Pietro. Questo evento rimasto “in attivo” fino al XVI secolo, avrebbe dovuto rappresentare la simbolica unione tra il nuovo vescovo e una donna a simboleggiare la figura della Chiesa pistoiese ma che seguiva un rituale molto preciso, del tutto simile agli antichi culti pagani nei quali l’unione tra uomo e donna aveva il valore aggiunto della unione tra l’uomo e Dio. Il nuovo vescovo giungeva a Pistoia su un cavallo bianco oltrepassando porta Lucchese si spostava lungo le vie della città, fino alla chiesa di San Pier Maggiore, scelta ad ospitare il matrimonio mistico. All’interno gli sposi si sarebbero incontrati sedendosi su un ricco letto addobbato accanto all’altare maggiore. Ciò avrebbe simboleggiato la consumazione (secondo la Bibbia non si era veramente sposati o “conosciuti” se non ci si univa carnalmente) e al termine ci sarebbe stata la consegna dell’anello alla badessa (il contrario di ciò che avviene oggi e cioè il fatto che lo scambio degli anelli avviene prima dell’unione coniugale). Lo sposo effettivo, avrebbe così abbandonato il luogo per recarsi nella cattedrale. Successivamente, forse per i cattivi pensieri che l’evento certamente evocava, la cerimonia fu spostata all’esterno dell’edificio, sul sagrato e il letto fu sostituito con due scranni. Ne abbiamo una raffigurazione in un quadro del pittore danese Kristian Zahrtmann.
Perché una chiesa così ricca di simboli e misteri è stata sconsacrata, chiusa e abbandonata? Perché tanta difficoltà per visitarla e documentarla, nonostante all’estero sia così nota? La conoscenza non potrà mai essere occultata anche se si trova rinchiusa in mura secolari. La conoscenza non può scomparire, si può solo trasformare in sete di altra conoscenza.

 

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