Pina Inferrera, la natura e il suo eterno ritorno
La luce e le vibrazioni dell’acqua sono gli elementi privilegiati nella scelta dello scatto. La dimensione dinamica dell’albero - vero e proprio axis mundi che collega terra e cielo- assume le sue dimensioni iniziatiche estetiche e benefiche- Pina Inferrera
Hanno scritto di lei i più famosi critici italiani (Appiani, Bellini, Blanchaert, Conti, Giubilei, Marziani, Massini, Orlandi, Rosci, Scanzi, Schwarz…) e Vittorio Sgarbi l’ha portata nella “sua” discussa ed amata Biennale, forse tra le più popolari degli ultimi anni.
Nata a Messina, vive e lavora a Mozzo (Bg) e gira il mondo tra fiere ed esposizioni con successo crescente. E’ stata direttore artistico dell’associazione culturale IdeaVita per cui ha curato mostre in Italia e all’estero ma oggi si vota totalmente alla creazione, seguendo quel sacro fuoco per l’arte che è dono di pochi. La sua fotografia è un presidio territoriale sociologico, dove l’albero è una costante, una vera e propria proiezione mentale specchio delle insicurezze e delle fragilità umane.
L’abbiamo incontrata alla mostra Flashback di Genova a Palazzo Ducale, con il suo sguardo al futuro, con la personale padronanza di allegorie e di segni, a raccontare i trionfi e le sconfitte terribilmente umane delle nostre esistenze. Nelle sue opere il passato è rovesciato in un ribaltamento futuro, la natura è un magazzino di simboli, di linguaggi, di topoi che si insinuano in ogni dove: nelle cortecce lacerate, nei fusti nodosi, nelle radici sradicate, nei sedimenti dei tronchi che ne conferiscono un colore rossastro simile al sangue delle ferite, negli specchi d’acqua che riflettono le nuvole e i rami, nelle pieghe delle nostra anima alla fine di questi rimandi.
Pina Inferrera indaga l’uomo attraverso il suo habitat, anche quello più remoto, con la luce quale mezzo espressivo predominante. Le sue opere sono sempre articolate sul doppio binario di una visione naturalistica e di una totalmente spirituale, se così vogliamo dire astratta offrendo un occhio sul futuro che comprende l’eterno ritorno delle miserie e delle brutture insite nelle esistenze dell’uomo, dagli accadimenti naturali alle migrazioni, dai fatti squisitamente individuali ai drammi collettivi. Nella serie Rerum natura del 2012(stampa lambda sotto plexiglass, ed.100×70 ) si può anche vedere questo: relitti di alberi spostati dalla furia della natura come vite umane costrette a migrare da una nazione all’altra con un potente rimando all’attualità oppure in chiave intimistica la vita dell’uomo provata da mille croci che trova nelle disavventure a forza di resistere e nelle negatività il coraggio dirompente della sopravvivenza che fa aggrappare ad ogni angolo dimostrando la grande potenza della vita e la sua foga misteriosa. Una delle opere è straordinariamente leggera come una danza, i rami che trattengono i veli, che si tendono in avanti in un movimento a rendere l’idea della nostra anima fluttuante tra le bassezze del quotidiano, della nostra coscienza che guarda sempre in alto trascinata dai nostri valori.
Come ben ha spiegato Roberto Mutti nel catalogo “Pina Inferrera Dalla luce nell’acqua”: non è casuale che questo avvenga nel luogo d’incontro tra tre stadi naturali. Quello aereo costituito appunto dalla luce e dal cielo, quello materiale dato dagli alberi e dal fogliame che rappresentano il soggetto più evidente con cui confrontarsi e quello acqueo che si trova nella superficie specchiante dove ogni elemento converge per assumere nuove, vitali sembianze.
Pina Inferrera lancia i suoi interrogativi nell’acqua, nel vento, tra le fronde degli alberi. Nelle sue opere si fa emergere il “com’era” e il “come sarà” dando i mezzi dell’esperire al visitatore tramite i meccanismi dello stupore, facendoli memorizzare grazie all’attenzione che può suscitare un’esperienza visiva con approcci non certo comuni. Immagini comunque sempre poetiche, sempre tese, vibranti, interiorizzate e depurate da ogni presenza umana, che però ben si coglie di rimando.
Una poetica che negli anni si è certo trasformata, ma mantenendo integra la cifra stilistica personale, un potente imprinting di coerenza, di denuncia e di dolorose assonanze. Un candore segnato dal destino dell’uomo, fuori da qualsiasi seduzione manieristica. Il potere della fotografia è anche questo.
Giulia Cassini
BIOGRAFIA DI PINA INFERRERA:
L’indagine di Pina Inferrera è rivolta all’esplorazione della realtà circostante, spazia dall’osservazione della natura, l’ambiente e l’uomo, all’analisi di reperti.
Usa la fotografia come mezzo privilegiato per una osservazione reale ed obiettiva, per evidenziare e segnalare, ma non per questo rinunciare alla poeticità della visione.
Parallelamente ha esplorato altre possibilità espressive come video e installazioni, utilizzando reperti industriali ha realizzato opere site-specific dalle dimensioni imponenti, capaci di ridisegnare lo spazio.
Ha focalizzato il suo interesse sull’arte fotografica con l’intento di indagare l’uomo e il suo habitat, le sue immagini si muovono fra reale e surreale, in una natura incontaminata in cui l’uso particolare della luce suggerisce uno spazio spirituale.
La sua ricerca ha l’obiettivo di condividere un percorso dell’uomo contemporaneo analizzando e mettendo a fuoco problematiche ambientali e lo stato d’animo esistenziale, riconducibile allo Stimmung descritto da Heidegger.
L’interesse verso la natura altro non è che una visione dell’uomo come parte intrinseca della natura stessa, una visione panteistica che immagina la spiritualità come la diretta conoscenza ed esperienza dell’universo; attraverso la natura cerca di comprendere l’antropico.
Le sue opere sono pubblicate su cataloghi, libri d’arte, riviste, quotidiani, siti.
Collabora con la galleria Sabrina Raffaghello di Milano, Maria Cilena di Milano, SpazioFarini6 di Milano, Cart di Monza, ha collaborato con Nellimya light art exhibition di Lugano, Manzoni di Bergamo, Soletti di Milano, De Chirico di Torino, etc.; è stata invitata ad esporre in musei d‘ arte moderna e contemporanea, fiere d’arte, biennale di Venezia, biennale Italia-Cina, etc. E’ stata direttore artistico dell’associazione culturale IdeaVita per cui ha curato mostre in Italia ed all’estero, ha promosso eventi d’arte in collaborazione con critici, gallerie e artisti giovani e affermati. Ha realizzato eventi d’arte per Assocomaplast. Collabora con la rivista Juliet.
Nata a Messina, vive e lavora a Mozzo (Bg). Laureata a pieni voti all’Accademia di Brera, ha esposto in Italia ed all’estero in molte città, fra le quali: Francoforte, Istanbul, Locarno, Londra, Lugano, New York, Parigi, Tournai, Vilnius.
Hanno scritto del suo lavoro: A. Appiani, R. Bellini, J. Blanchaert, R. Borghi, M. Campitelli, C. Canali, L. Caramel, M. Cilena Sanguini, G. Ciusa , V. Conti, D. Curti, F. D’Amico, E. De Paoli, P. Emanuele, V. Falcioni, S. Di Giacomo, M. Galbiati, F. Gallo, G. Gellini, M.F. Giubilei, L. Giudici, C. Guerra, M. Hajek, A. Madesani, M. Mander, G. Marziani, C. Massini, R. Moratto, R. Mutti, S. Orlandi, R. Ridolfi, M. Romeo, M. Rosci, A. Scanzi, G. Scardi, A. Schwarz, G. Seveso, M. Tagliafierro, T. Trini.