Rosazza eco

Nel mezzo di una valle del Piemonte, tra rustici paesini di montagna, si trova Rosazza (Biella) che, come un fiore prezioso, è così ricca di elementi esoterici da sembrare essa stessa un’illusione. Porta il nome di colui che ha saputo stravolgerla, Federico Rosazza, Senatore del Regno, Gran Maestro Venerabile della massoneria biellese e membro della Giovine Italia di Mazzini.  Non ci si può recare a Rosazza come semplici turisti, perché si viene catapultati all’interno di un luogo surreale, carico di simbologie massoniche ed esoteriche, distribuite lungo un percorso iniziatico di difficile comprensione.

La nascita della “Nuova Rosazza” – Federico Rosazza Pistolet nacque a Rosazza il 4 marzo 1813 e trascorse l’infanzia in seminario, che però abbandonò per indirizzare i propri studi in giurisprudenza. Ebbe due avvenimenti negativi di cui non si è dato mai del tutto pace, la morte prematura della moglie e ancor più sofferto, della sua unica figlia, che lo avvicinarono verso l’interesse al mondo dell’occulto, sempre sostenuto dall’inseparabile amico Giuseppe Maffei, con il quale attuò ogni progetto.  La sua manifesta appartenenza alla massoneria procurerà diversi dissapori con il mondo ecclesiastico, nonostante seppe realizzare una tra le più belle ed interessanti chiese dell’età moderna.  C’è da considerare il fatto che Federico azzardò non poco, demolì la vecchia chiesa, spostò un cimitero e ne costruì una nuova discostandosi dai canoni cristiani, allontanandosi da un facile consenso della curia. Ma era talmente incalzato dai suoi interessi spirituali, che era disposto ad affrontare ogni avversità, con una sicurezza nelle sue azioni che lo ha portato a creare ciò che oggi ben ci affascina. Camminando per le vie di Rosazza si è avvolti da un senso di Ragione e Spiritualità, Corpo e Anima, Fondamenta e Astrattismo. Anche un neofita coglierebbe che luoghi come la chiesa parrocchiale, il cimitero monumentale, il Municipio, il Castello e le numerose fontane portano in sè qualcosa di ultra terreno.

Architettura e occultismo – Secondo quanto descritto dal libro “Il Segreto della Rosa” (Angelo Stefano Bessone e Sergio Trivero), Federico Rosazza e Giuseppe Maffei erano uniti da un legame che andava oltre la semplice amicizia, un sodalizio spirituale, un interesse comune per l’occultismo. Partecipavano a sedute spiritiche per evocare le anime dell’aldilà ed essere così guidati per compiere le proprie azioni sulla terra. Il Maffei era fermamente convinto che le nostre scelte e i nostri movimenti fossero guidati da entità superiori, per questo  invocava spiriti di un certo livello, del calibro di Dante, Sant’Agostino, Giulio Cesare. Dopo ogni contatto egli creava, assecondando quanto suggerito dalle anime trapassate, molto più vicine a Dio di quanto lo sono gli uomini, dopotutto lo stesso tempio di Salomone venne costruito seguendo i dettami di Dio.

Un percorso iniziatico attorno alla chiesa – Nel portico della chiesa ci sono le statue di marmo di Federico Rosazza, Giuseppe Maffei, Battista Rosazza Bertina e la “donna portatrice”, una donna che trasporta sulle spalle la pietra della fondazione della chiesa. Costeggiando la chiesa sulla destra, ci si immette in un vicolo che ci fa abbandonare alle nostre spalle due importanti simbologie posizionate rispettivamente su due porte, una stella a 5 punte e una svastica. A metà strada è appoggiato su una panca un bassorilievo di una clessidra, emblema del trascorrere del tempo. Un monito a ricordare che “abbiamo i minuti contati” e ogni secondo è unico perché in quello successivo la terra è già completamente mutata.  Nel pavimento del sagrato disegni con ciottoli bianchi e neri, ricorrenti nei templi massonici e impiegati dai templari, a raffigurazione della dualità di bene e male, di luce ed ombra. Di fronte alla casa parrocchiale, incastonata nell’acciottolato della piazza vi è una scala a pioli bianca. Essa da sempre è stata rappresentata come il collegamento con l’aldilà, il punto di contatto tra terra e cielo, le piramidi egizie, le ziqqurat mesopotamiche e i templi Maya e Aztechi, sono enormi scale verso l’alto. Incontriamo tutti questi messaggi ancor prima di entrare in chiesa, essi ci trasmettono un profondo insegnamento spirituale e cioè quanto sia importante soffermarsi ad osservare l’esterno degli edifici di culto, mai entrare prima di leggere le parole del marmo. La meditazione su noi stessi e su ogni nostro passo, occorre farla ancora prima di varcare la soglia, ma soprattutto una domanda dovrebbe insinuarsi naturalmente nei nostri pensieri “Siamo davvero degni di entrare in questo luogo sacro?”

L’incredibile simbologia della chiesa parrocchiale – In paese esisteva una chiesa precedente che fu demolita nel 1881 per volere di Federico, risparmiando il campanile che divenne torre ghibellina, ubicata oggi accanto al Municipio. La nuova chiesa venne orientata ad est. L’orientamento è la prima regola da seguire nella costruzione di un qualsiasi tempio, non da meno quello massonico. Non a caso nelle prime chiese cristiane l’abside era rivolta verso il nascere del Sole divino, esattamente come i templi pagani. Il fedele cristiano, il pagano, l’iniziato massone, accedeva da occidente e dunque dall’oscurità e camminava verso la luce della consapevolezza, seguendo un preciso rituale che lo avrebbe condotto all’altare, in direzione del sorgere del sole, per essere illuminato ed investito dalla conoscenza assoluta. La chiesa parrocchiale venne costruita sopra il vecchio cimitero che fu spostato, non senza disappunto, dalla parte opposta del fiume Cervo, collegandolo alla città con un ponte decorato con croci e stelle a 5 punte.  Sulla facciata risaltano tre piccole aperture, apparentemente decorative, sono i tre puntini massonici che troviamo anche in altri angoli, come ad esempio all’interno della fontana della Pace, a rappresentanza dei tre vertici di una piramide. Poco più in basso appare lo stemma di Rosazza (è presente identico anche nel Castello) circondato dall’iscrizione “circumdo vepres astra imitata rosa”, (io, rosa, avvolgo i rovi imitando gli astri).

Finalmente varchiamo la soglia. – Capita sovente di trovare le volte delle chiese dipinte di azzurro intenso su cui si stagliano stelle a scopo decorativo per simboleggiare le volta celeste. Nella parrocchiale di Rosazza abbiamo qualcosa di totalmente differente. Sopra la nostra testa dilaga un autentico cielo stellato, come un qualsiasi planetario saprebbe ben imitare. Si distingue il grande carro e il piccolo carro, l’orsa maggiore e minore e perfino la via lattea perfettamente rappresentata al cospetto della stella polare, mentre nell’abside brilla in lontananza la Croce del Sud. L’alternanza delle finestre ai lati crea un gioco di luci che rende la volta celeste viva e brillante, una scelta architettonica di grande effetto evocativo, voluto e impeccabilmente creato dal Maffei. Ci si sente all’aperto, di notte e al buio restiamo immobili in contemplazione a rammentare che anche i templi massonici si distinguono per la volta dipinta di stelle, chiamata Volta Stellata. Ma ancor di più sembra si sia voluto far rivivere gli antichi templi egizi di Akhenaton, il faraone che più si è avvicinato alla religione cristiana, perché sostenitore dell’unico Dio, il Sole. Mai nessun luogo ha ben saputo “imitare gli astri”, e proprio in un ambiente come questo, con il naso all’insù a contemplarli, percepiamo l’immensità del creato e la debolezza dell’uomo di fronte al divino. Nel nostro viaggio cosmico, seguiamo la via lattea giungendo all’altare, luogo di presenza e manifestazione divina, luogo di illuminazione in cui, se sapremo gestire la luce correttamente “vedremo”, in caso contrario verremo accecati.

Rosazza dice molto altro ancora. Il Castello con accanto la torre guelfa simbolo di difesa, di unione con il cielo e di visione del mondo dall’alto, ma da vicino si viene investiti da ben altri particolari. Le “fontane parlanti” disseminate per l’intero abitato, così chiamate perché oltre alla voce suadente dell’acqua, esse si rivolgono a colui che si disseta con alcune frasi scolpite nella pietra.  Nonostante ci siano pervenuti diversi diari dei fondatori della nuova città, nulla sappiamo degli autentici segreti che Rosazza preserva nella pietra, un messaggio recondito, da cercare con la propria mente e con la propria anima. Prima di salutarla rivediamo lo stemma che ci ha accolto con la frase “io, rosa, avvolgo i rovi imitando gli astri”. La rosa è un fiore-frattale che sbocciando si espande verso l’esterno, essa stessa, con la sua forma naturale imiterebbe gli astri, o meglio, una galassia. Viene “collegata a terra” attraverso il gambo irto di spine, come una scala da percorrere con dolorosi gradini. Se li percorriamo tutti possiamo avvicinarci al nostro divino Padre, e cercare di divenire noi stessi stelle luminose. Ma come possiamo “imitare gli astri”? Semplicemente “illuminandoci”.

Isabella Dalla Vecchia www.luoghimisteriosi.it

 

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