CARO AUTORE… intervista a Riccardo Bozzi

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 E’ uscito nelle librerie un libro molto divertente, che fa riflettere, fa capire come il marketing abbia cambiato la concezione del manoscritto e più propriamente l’opera d’arte. Cosa succederebbe se i grandi autori del passato presentassero le loro opere oggi alle case editrici? E’ quello che si è chiesto Riccardo Bozzi, giornalista del Corriere della Sera, nel suo nuovo libro Caro Autore – come rifiutare un capolavoro (edizione Bompiani), con le illustrazioni di Pia Valentinis e Giancarlo “Elfo” Ascari.

 

I capolavori del passato se riproposti oggi sarebbero a rischio, perché?

Ho individuato diversi “fattori di rischio”, per così dire. Il primo è sicuramente il marketing che tu hai citato.”Questo libro è bellissimo, ma per che target è?”, oppure “Come lo posizioniamo?”. Questa è una domanda che può potenzialmente ammazzare qualunque libro. Prendi Kafka: per chi sono “Il processo” o “La metamorfosi” di Kafka? Io non so rispondere, però so che sono capolavori. Altro fattore di rischio: l’autocensura. Perché un libro è troppo osé, o perché il linguaggio è troppo spinto, o perché è troppo difficile. E qui entra in gioco un terzo fattore: la sottovalutazione del pubblico (“la gente queste cose non le capisce”) che a sua volta porta alla banalizzazione.

Nel tuo libro ci sono i più grandi nomi della letteratura mondiale, e in modo molto simpatico tra i vari scrittori viene ‘smontato’ anche Proust, uno dei passaggi tra i più comici e goliardici. Quali tra gli autori che hai scelto è il tuo preferito e qual è quello che ti piace un po’ meno?

Il mio preferito in assoluto è Kafka, un autore che mi dà le vertigini, ma gli scrittori presenti nel libro sono quasi il mio canone personale. Le eccezioni? Manzoni e Hemingway. Due che proprio non mi hanno mai “parlato”.

 Il tuo libro presenta i generi più disparati, dal drammatico, al teatro dell’assurdo, dalla fantascienza al romantico, quali sono gli autori che ti piacciono ugualmente ma che hai dovuto però tralasciare?

Ho scelto solo classici e solo morti. Mi è spiaciuto lasciar fuori Jorge Luis Borges (“Finzioni” è il libro che ho riletto più volte in vita mia, amandolo ogni volta di più), ma proprio non mi è venuto in mente niente di buffo.

Dumas, Nabokov, Hemingway, Manzoni, Dante, nel tuo lavoro c’è un mirato amore nei confronti della letteratura e presente nel tuo libro sembra aleggiare una sorta di inno alla caparbietà, di non rinuncia ma di continuità nel veder la propria opera pubblicata. Infatti alcuni degli autori che proponi ai loro tempi non hanno avuto vita facile, come ad esempio Nabokov che ebbe numerosi ‘no’ prima di vedersi pubblicato. Cosa pensi del mercato di oggi e in questo momento sarebbe possibile un vero capolavoro o sarebbe osteggiato?

Mi dicono che di capolavori contemporanei ce ne sono eccome, ma purtroppo non leggo molta narrativa contemporanea – ho troppe “lacune pregresse”, come dicono a scuola. Ma comunque certo che un capolavoro sarebbe possibile, esistono anche editor(i) intelligenti e con un fiuto pazzesco, e a volte anzi sono loro a creare il capolavoro, basta pensare alla sorte di Raymond Carver. Provate a leggere i suoi testi prima e dopo l’intervento dell’editor e vedrete.

 Il tuo libro è illustrato e sono presenti gli scrittori disegnati in chiave moderna e inedita, come è nato il binomio rappresentazione e pagina scritta?

È stata un’idea della mia agente, Debbie Bibo (che per coincidenza è anche mia moglie). Ha trovato divertenti le schede ma ha pensato che da sole non avrebbero retto un libro. E in effetti trovo che le illustrazioni di Pia e Giancarlo aggiungano molto humour e freschezza.

 

L’humor nel tuo libro è palpabile e molto sano, c’è anche una sorta di coup de theatre nelle ultime pagine dove si invita il lettore/scrittore a fare una determinata cosa… Cosa pensi degli scrittori emergenti di oggi che trovano spesso molti ‘no’ nel loro percorso? Cosa consiglieresti loro ed è vero che oggi, dicono, ci siano più scrittori che lettori?

Come ho detto prima, non seguo tantissimo le novità editoriali. Però temo che sì, ci siano più scrittori che lettori. Su questo almeno mi sento innocente: leggo come un pazzo, pur essendo un lettore molto lento. Quindi se ogni tanto scrivo due righe mi sento meno in colpa. Il consiglio che darei, se fossi nella posizione di dare consigli, è proprio quello di leggere tantissimo prima di scrivere. Direi in proporzione di centomila a uno.

 Un emergente, oggi, potrebbe scrivere un capolavoro? Certo, perché no? Il problema è che di geni ce ne sono pochi, ma mica solo oggi: sennò non sarebbero geni. In fondo di Mozart ce n’è stato solo uno, e di Beatles solo quattro. Faccio un altro esempio al di fuori del campo letterario: “The Revenant” e “Ave Cesare”, che sono usciti pochi mesi fa, sono una bella risposta a quando ti vien da pensare “non fanno più i film di una volta”.

Come nasce ‘Caro autore’ e i tuoi progetti.

Caro autore” nasce ovviamente dai rifiuti che ho ricevuto, da dove sennò? Quanto ai progetti, l’anno prossimo esce un libro illustrato per ragazzi, il mio terzo: si chiama “The Forest” e sarà pubblicato negli Usa dalla casa editrice Enchanted Lion. Poi di cose nel cassetto ne ho diverse, fra cui un noir veramente lurido che non vede l’ora di essere rifiutato da un editore.

 

Se puoi lasciarci con una frase d’autore, che suoni però come un ‘arrivederci’…

Continuate a scrivere, così tra qualche decennio un mio erede scriverà il seguito di “Caro autore”.

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intervista a cura di Francesco Basso

 

 

 

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