Tragedia di Vado Ligure, le dichiarazioni di Armando Piccinni
«In merito alla tragedia di Vado Ligure dove una ragazza di 18 anni si è data fuoco emulando il padre che nel 2013 si era tolto la vita nello stesso modo e nello stesso luogo, bisogna sottolineare che esistono traumi psichici devastanti che producono ferite inguaribili nella mente di chi li ha subiti. Talvolta quelle menti si modificano in maniera irrimediabile». È quanto dichiara lo psichiatra Armando Piccinni, presidente della Fondazione Brf Onlus, e professore straordinario della UniCamillus Roma. La giovane si è cosparsa di liquido infiammabile e si è data fuoco, salvandosi esclusivamente per il rapido intervento del 118.
«Esistono numerosi studi che hanno evidenziato come il comportamento suicidario sia legato ad una importante componente di familiarità determinata da fattori genetici – spiega ancora il prof. Piccinni – Non conoscendo i dettagli della storia personale della giovane e del suo percorso psicologico dopo il terribile gesto del genitore, fa molto pensare che oltre la scelta dello stesso luogo e della stessa modalità utilizzata nel tentativo di togliersi la vita, vi sia la necessità di seguire le stesse orme del padre come a dire: “la vita è diventata impossibile per me come lo era diventata per te, voglio risolvere questa disperazione con lo stesso modo che hai utilizzato tu”». «È impossibile in generale prevedere in anticipo gesti di questa portata – continua lo psichiatra – La famiglia aveva ricevuto un piccolo aiuto dai servizi sociali subito dopo il decesso del padre, poi niente altro».
«Forse – conclude Piccinni – le difficoltà che avevano determinato il primo gesto erano ancora sempre presenti in quella famiglia ed hanno spianato la strada ad una soluzione tragicamente sovrapponibile alla prima. Una storia con un epilogo come questa è una sconfitta per tutti, a cominciare da chi avrebbe potuto fornire assistenza e sostegno soprattutto a dei ragazzi che avevano oggettivamente un carico di disperazione che proveniva dalle vicende della propria vita personale, familiare e purtroppo anche dal carico genetico di cui sono portatori».