La Sacra di San Michele, luogo suggestivo a due passi da Torino
La Sacra di San Michele con la sua posizione domina dalla sommità del Monte Pirchiriano, modellato nel passato da un grosso ghiacciaio, la cui impronta è ancora visibile, dà l’impressione di essere costruita su un enorme iceberg di pietra. La sua struttura a fortezza non poteva che appartenere ad un solo Angelo, il guerriero per eccellenza, San Michele.
Due sono le strade per raggiungerla. Quella “facile” e lunga, costituita per la verità da diverse vie che attraversano il bosco e quella “difficile” ma più diretta percorribile seguendo una ferrata lungo la ripida parete rocciosa. Terra e aria. E roccia, la stessa con cui è stato costruito il monastero, diverse tipologie di materiale verdognolo, chiaro e scuro, tra cui la serpentinite. Nome curioso per la dimora del maggior nemico del drago.
Non si può restare indifferenti di fronte alla facciata di 41 metri, una torre che ne è anche l’entrata. Ci si accorge già di non essere più in Terra ma nella dimora dei giganti adagiata sulle nuvole a metà strada tra altri due templi dedicati all’Arcangelo Michele: Mont Saint Michel in Francia e Monte Sant’Angelo in Puglia.
Prima di accedervi è necessario affrontare un San Michele di 5,20 metri di altezza con l’aggiunta di 1,80 metri di ali. La statua dello scultore Paul dë Doss-Moroder fu inserita il 24 settembre 2005 con questa frase “L’opera si compone di due parti: in una, San Michele Arcangelo sta sulla roccia viva, la stessa su cui è eretta l’Abbazia, vincitore del Bene per la Pace e Portatore della Parola di Dio; nell’altra, le ali dell’Angelo del Male, sconfitto, sprofondano nelle tenebre ai piedi della roccia sporgente. L’Arcangelo è anche Custode del Regno di Dio, che simbolicamente si apre nella parete alle spalle della scultura”.
Porta dello Zodiaco, uno degli accessi più emblematici in Italia. Capitelli in stile romanico con scolpite le costellazioni ma non solo. La si raggiunge dopo aver attraversato il ripido scalone dei Morti, un buio corridoio che conduce verso la luce dell’uscita sul fianco destro della chiesa. Una scala irregolare, interrotta da un pilastro di oltre 18 metri e la roccia viva. Un luogo ricco di tombe, archi e nicchie dalle quali, durante il restauro, sono emerse ossa dei monaci, da cui il nome di “Morti”. Un concetto ambiguo in quanto c’è chi vede i vivi già morti e i morti, vivi nell’anima. Costruita con blocchi di marmo, negli stipiti di destra sono scolpiti i segni zodiacali, a sinistra le costellazioni e nei capitelli sono rappresentate alcune vicende dell’Antico Testamento.
Il ricercatore Massimo Centini li ha descritti molto dettagliatamente, riportando anche le numerose scritte. Sono opere dell’autore Nicholaus, maestro scultore vissuto nel XII secolo. Nelle scene bibliche si è dato spazio alla vita di Sansone, a una lotta tra due uomini con la scritta “questo è un luogo di pace deponete ogni causa di litigio” e alla vicenda di Caino e Abele.
Spicca la melusina e due donne con seni e piedi morsicati da due serpenti. Allegoria questa presente, seppur raramente, anche in altre chiese romaniche, come la Pieve di Gropina in Toscana. Le frasi più emblematiche sono quelle incise sugli stipiti: “Voi che andate in su o forse scendete, leggete i versi che scrisse Nicholaus”.
Una frase che suggerisce di fare attenzione al lato simbolico della porta, non realizzata come entrata o uscita materiale, ma come passaggio spirituale, per il quale non ha importanza il lato in cui la si attraversa. Un’altra scritta invita ad osservarla più volte, evitando la vanità di possedere già una soluzione. Un varco da attraversare continuamente, con umiltà, meditazione e studio. Ecco perché “Questo lavoro lo interpreti chi è capace, vedete fiori mescolati a belve” appare sullo stipite centrale accanto a belve e motivi vegetali. Protagonisti i segni zodiacali con a fianco 15 costellazioni. Il segno dello Scorpione e della Bilancia, nota Centini, sono all’interno di un’unica cornice come fossero un unico segno. Questo perché fino al III secolo a.C. la bilancia si trovava tra le chele dello scorpione come unico segno zodiacale. Certamente un messaggio esoterico da comprendere nel suo insieme, a partire da Sansone, l’uomo dalla forte chioma, il Nazireo figura legata al Sole e a Gesù Cristo. In contrapposizione con il femminile presentato negativamente nella veste di lussuria, anche se la melusina, la donna dalla doppia coda, si ricollega alla simbologia cristica del doppio pesce. E poi la lotta tra due uomini e l’uccisione del fratello, a causa del cui episodio Caino è condannato a portare il segno eterno sulla fronte.
Un messaggio che può essere letto solo da chi ne è capace, dopotutto ci troviamo al cospetto di San Michele, non una semplice porta, ma un portale che attraversa il cielo e la galassia, con accanto le costellazioni e sul capo la storia dell’Umanità.
Il gocciolatoio mostra un santo incappucciato sulla destra, mentre risulta trafugato quello a sinistra. Sulla porta nei battenti non poteva mancare la lotta di San Michele Arcangelo con il drago-serpente dal volto umano.
Una parte del monastero è in rovina, qui spicca la suggestiva Torre della Bella Alda alla quale è legata una triste leggenda. Alda, fanciulla bellissima si sarebbe gettata nel vuoto per fuggire da alcuni soldati con cattive intenzioni. San Michele, preso da pietà si lanciò dal cielo raccogliendola in volo e salvandola miracolosamente. Nessuno però credeva al prodigio, e la fanciulla per superbia volle dimostrare che l’angelo l’avrebbe salvata gettandosi nuovamente. Ciò però non avvenne e morì sfracellandosi al suolo.
Suggestivo l’Antico Sepolcro dei Monaci, Massimo d’Azeglio disegnò uno schizzo durante la visita. Di questa piccola chiesa restano solo alcuni ruderi in stile romanico con absidi quadrate e semicircolari. Una struttura che richiama la Rotonda dell’Anastasis. In Italia ne sono stati edificati altri, solitamente in luoghi di martirio o sepoltura dei santi, affinchè coloro che sacrificavano la loro vita potevano ottenere lo stesso corpo di luce di Cristo. Edifici che si collegavano spiritualmente, come una ragnatela energetica. Anche qui dimoravano le tombe dei monaci, quelli che non venivano distribuiti lungo lo scalone dei Morti, una strana differenziazione. Forse quei frati che non sono mai riusciti ad attraversare la Porta dello Zodiaco, sono rimasti per sempre di fronte al suo enigma, senza mai risolverlo i loro crani vuoti cercano ancora oggi la soluzione.
Isabella Dalla Vecchia