di Lucio Scorzelli

filogamo

 Miei cari amici, vicini e lontani: buonasera!”

Era il 29 gennaio del 1951 e tutti gli italiani possessori di un apparecchio radiofonico , sentirono pronunciare questa frase in diretta dal palco del salone delle feste del Casino di Sanremo. Chissà se Nunzio Filogamo, primo presentatore del Festival della canzone Italiana, immaginasse che quella frase avrebbe aperto una delle parentesi più importanti della storia moderna della città Sanremasca e dell’Italia canora intera ; sono passati quasi settant’anni e quella parentesi è ancora aperta.

Nel febbraio del 2015, per il mio romanzo “Solo per un attimo”, ebbi l’onore di ricevere il premio speciale della Giuria del prestigioso concorso letterario nazionale del Casino di Sanremo.

La notizia mi venne comunicata per telefono insieme all’invito ufficiale alla cerimonia di premiazione; rimasi letteralmente annichilito, meno male che ero fermo in macchina ed ebbi il tempo per riprendermi.

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Con l’entusiasmo inconsapevole di chi non sa cosa laspetta, in un pomeriggio riscaldato dall’immancabile sole della Riviera dei Fiori, insieme a mia moglie Sabrina e al caro amico Otello, Capitan Blood, varcammo l’ingresso del Casino.

La squisita accoglienza della Dottoressa Taruffi, anima dei Martedì Letterari, mi emozionò ulteriormente quando con invidiabile nonchalance mi disse che la premiazione si sarebbe tenuta sul palco del Teatro, proprio quello da dove Nunzio Filogamo tanti anni prima pronunciò “quella famosa frase”!

Per chi non ha mai avuto la fortuna di vedere quel la sala, parlare di una bomboniera calda e accogliente potrebbe risultare esagerato ma credetemi, mi cedettero letteralmente le gambe quando entrai in galleria , ed ecco, il primo colpo d’occhio: a destra e a sinistra, morbidamente disposte come in un anfiteatro, alcune file di eleganti poltroncine in velluto rosso, si tuffavano verso un palco che non avrei mai immaginato così essenzialmente piccolo e accogliente. Prima di sapere di avere dei posti riservati in prima fila, pensai che per avere la migliore visuale sicuramente ci saremmo dovuto sedere in alto, al centro e così facemmo, senza esitazione. Venendo da Oneglia, ci eravamo presi un buon margine di tempo utile per non arrivare in ritardo, non si sa mai… e quindi la mente ebbe tutto il tempo di vagare liberamente: Pensai a i tanti personaggi noti e a tutti quelli che avrebbero voluto diventarlo calpestando quelle assi così importanti. I miei ricordi più lontani mi fecero sorridere quando rividi un impacciatissimo Pippo Baudo interrompere l’esecuzione che Louis Armostrong avrebbe voluto continuare avendo avuto ben più di trenta milioni di lire per partecipare alla manifestazione e ritenendo per questo, di dover fare un concerto completo e non eseguire un solo brano.

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La canzone che gli venne affidata era proprio al limite del ridicolo per un grande del Jazz come Satchmo, ma lui comunque svolse egregiamente il suo compito cantando e soffiando nella cornetta con quella sua unica caratteristica di gonfiare le guance come due palloncini.

Tutti gli spettatori si ritrovarono in piedi ad applaudirlo e lui, proprio continuava a non capire perché dovesse abbandonare il palco. Quanti e quanti altri personaggi passarono di li, quante storie allegre e quante altre tristi contraddistinsero quegli eventi e adesso c’ero anch’io a ricevere applausi in quel teatro così prestigioso; mi sembrava impossibile ma stavo vivendo un emozione che non avrei mai dimenticato. Quando mi chiamarono sul palco feci pochi passi salendo un paio di gradini, chiusi per un attimo gli occhi e mi sembrò di far parte di quel complessino dixieland che accompagnava il grande Louis Armstrong e poi ecco: Nilla Pizzi, Domenico Modugno, e poi ancora Mike Bongiorno, Claudio Villa, Gabriella Ferri, Albano e Romina, la sofisticata Ornella Vanoni, i Ricchi e Poveri, il grande Tenco con Dalida, l’immenso Battisti, Lucio Dalla e tanti, tanti altri personaggi ancora; impossibile ricordarli tutti, volti già famosi o solo meteore che con lo spegnersi della ribalta sarebbero entrati nell’oblio. Avevo le lacrime agli occhi quando mi consegnarono l’ambito premio; minchinai ringraziando tutti i partecipanti di quel pomeriggio strabiliante e anch’io, come tanti altri, m’avviai malinconicamente verso l’uscita, in attesa di poter concretizzare quello che sembrava solo un sogno …ma che bel sogno!

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