Renzo e Carlo Piano in viaggio verso…Atlantide
Renzo Piano, oltre 50 anni di carriera e di coerenza, di un pensiero dove «L’urbe diventa civitas», entra in dialogo con il figlio Carlo, giornalista, e per di più in un periplo iniziato in un giorno di fine estate dal Porto di Genova al Pacifico alle rive del Tamigi e della Senna, passando per Atene, il Golden Gate Park di San Francisco e la Baia di Osaka. Lo ha fatto in parte davvero e per un tratto con l’immaginazione, con gli occhi di chi sa misurare con uno sguardo e contenere in una torre di metri cubi l’armonia e la storia.
«Forse il segreto è proprio questo: acchiappare l’infinito in uno spazio finito, raggiungere o aspirare alla perfezione, all’integrazione assoluta con l’ambiente»: sono queste le caratteristiche che fanno dell’architetto l’interprete del mondo secondo una lettrice genovese all’evento. L’architettura intreccia la sociologia, l’antropologia, la filosofia, l’arte, perfino la musica, visto che anche le città hanno un ritmo, hanno voci, bisogni, richieste. Di più: «Costruire o rivisitare uno spazio è un atto politico, edificare tiene insieme la gente» ha sottolineato il moderatore Maurizio Maggiani. Questo e molto altro ancora è “Atlantide. Viaggio alla ricerca della bellezza” (Feltrinelli editore), il libro presentato presso la Feltrinelli di Genova in un bagno di folla nel pomeriggio del 22 giugno.
Un confronto sull’architettura come vita (ad esempio Renzo Piano valorizza le periferie quali «Concentrato di energia ») e sull’ambizione delle arti che si rispecchiano per l’archistar, dagli anni Settanta ad oggi, nella bellezza. Se per arrivarci usa geometrie riconoscibili, trasparenze, luce, e il vivere sociale, raccontando storie di popoli, è anche «La vittoria dell’armonia sulla gravitas», la ricerca costante di Atlantide, di un ideale. «Atlantide è -ha spiegato Renzo Piano- la città perfetta, perché ospita una società perfetta. Questa è la sua bellezza, preziosa e inafferrabile».
Non c’entra nulla l’Atlantide di De Gregori, non ci sono rimpianti, rughe sulla guancia e non si corre nemmeno il pericolo che la grande isola di Atlantide, come nel mito, si inabissi nuovamente, inghiottita dal mare insieme al suo popolo: mai come oggi occorre tenersela stretta, aggrapparsi agli ideali. Non fermarsi.
Giulia Cassini