Black Hole e Color-blind al Festival di Locarno
Intervista a Fabrizio Polpettini
Fabrizio Polpettini, nato a Roma nel 1978, attivo come produttore e regista, è il fondatore di “Filmcaravan”, il festival cinematografico itinerante di cui è direttore artistico, sponsorizzato dalla commissione italiana Unesco, che si tiene a Imperia. Con Pierre Malachin ha fondato la società di produzione La Bête, con sede a Parigi. Partecipa quest’anno al Festival di Locarno con due film da lui prodotti. Noi de L’Eco della Riviera lo abbiamo incontrato.
Ciao Fabrizio, se puoi parlarci dei due film partecipanti quest’anno al Festival di Locarno
Il primo,“Black Hole”, è il film di due registi francesi, uno è francoindiano, Emmanuel Grimaud e l’altro è francese, Arnaud Deshayes. Questo film è un’esplorazione dell’inconscio della città di Calcutta in India. In sostanza hanno filmato delle lunghe sessioni d’ipnosi. Un’ipnotizzatrice che fa rivivere ai suoi pazienti le loro vite precedenti per curare i traumi che possono avere nella loro vita attuale. I registi hanno filmato nello stesso tempo un gruppo di cacciatori di fantasmi sempre a Calcutta. Quello che succede è che l’incarnazione precedente dei pazienti e questi fantasmi incontrati da questi ghostbusters nelle strade di Calcutta hanno delle storie che si incrociano e che sono legate alla storia della decolonizzazione delle lotte di indipendenza indiana dagli inglesi. Un film che dal paranormale scivola in una dimensione anche politica.
Il secondo film è di un regista americano, Ben Russel, ed è un cortometraggio, “Color-blind” che è girato tra le Isole Marchesi, nel Pacifico, vicino a Tahiti, e la Bretagna. Due luoghi molto distanti che però sono legati dalla figura del pittore Paul Gauguin che ha vissuto proprio in quei luoghi. Questo è un film piuttosto una forma di etnografia psichedelica, come lui definisce, in cui viene evocato la costruzione di un immaginario di questi luoghi sognati nel nostro immaginario occidentale e di come l’immaginario si mescola al reale in questo viaggio che salta da un luogo all’altro nel montaggio, continuamente, pur creando un’unità sensoriale molto forte.
Cosa significa per te fare film oggi, la tecnologia può essere un aiuto?
I film che presentiamo a Locarno sono stati un po’ il progetto della nostra casa di produzione che confondono un po’ i confini tra quello che è la televisione, perché sono dei film fatti con l’aiuto delle televisioni locali francesi, e il cinema, perché una delle nostre pellicole,“The Challenge”, è stata distribuita negli Stati Uniti nelle sale cinematografiche, e lo spazio d’arte contemporanea. Il nostro obiettivo con i film che produciamo è di fare opere che possano essere degli oggetti televisivi di ricerca, dei film per il cinema e che trovino anche spazio nel mondo dell’arte.
Sei italofrancese, quali sono i luoghi del tuo vissuto che porti maggiormente nel cuore
I miei luoghi che porto nel cuore sono sicuramente Imperia perché, oltre ad averci vissuto dai due ai sedici anni, è un luogo a cui sono rimasto molto legato perché ci torno regolarmente, mi sono investito in questa attività del Filmcaravan, e poi sto anche girando attualmente un film sul Mediterraneo ed è un film che realizzo come regista questa volta che si chiama “Opera Antischiavista” che è in parte girato a Imperia. L’altro luogo, che è un luogo di crescita, è Parigi, che è una città-mondo in cui esistono tanti piccoli universi che convivono, con i loro contrasti e contraddizioni, anche con una ricchezza culturale abbastanza unica.
Articolo di Pamela Pepiciello e di Francesco basso