Filosofia della danza, quando l’arte ti cambia per sempre
Si intitola “Filosofia della danza” per Il Melangolo di Selena Pastorino ed è un libro che dichiaratamente fa capire come, una volta incontrata quest’arte, ti cambi per sempre. “Queste pagine vedono un corpo impegnato nella danza impegnarsi a dar corpo al pensiero che da questa esperienza nasce -chiarisce l’autrice- L’urgenza di questo corpo a corpo non riguarda solo i filosofi, cui nulla di meglio si potrebbe augurare che di farsi danzatori per riscoprire il proprio corpo e la realtà tutta, e nemmeno soltanto i danzatori, la cui saggezza ha molto da guadagnare nel farsi filosofia nella scrittura, ma tocca, letteralmente, tutti, perché dall’impegno del corpo nella danza c’è un qualcosa da apprendere e conservare anche qualora non si sia mai mosso un passo danzato. Qualcosa che qui si prova ad esplorare, nella certezza che, come potrebbe aver scritto uno dei più grandi danzatori esistiti: Ogni uomo dovrebbe danzare, tutta la vita. Non essere un danzatore, ma danzare“.
Le abbiamo chiesto perché la danza è così connessa con le festività e quale repertorio di balletto è più comunemente associato alle feste di Natale.
S.P.”Danzare è un’attività connaturata all’essere umano. Nelle sue forme più spontanee la danza è espressione di un’emozione che coinvolge tutte le dimensioni del soggetto, dal corpo al pensiero, dall’intimità alla condivisione, dall’emozione alla comunicazione. Tutte caratteristiche che si ritrovano anche nel danzare più strutturato, sia esso legato alla celebrazione di un rituale o alla creazione di uno spettacolo. I legami della danza con le festività sono dunque molteplici, radicano nell’evoluzione della disciplina e dell’umanità stessa. Con l’approssimarsi del Natale, queste connessioni convergono in un punto ben preciso del repertorio di balletto: quel capolavoro assoluto che è lo Schiaccianoci. Ogni sua rivisitazione restituisce intatta la magia della danza che celebra e narra le emozioni dell’umano, intrecciandole a quel tessuto musicale con cui Čajkovskij ha saputo donarci il suono stesso del Natale”.
In ultimo lanciamo ancora uno stimolo: la fascinazione è il primo passo per avvicinarsi alla danza, ma quanto contano l’ambiente, le scene, e cosa invece è strettamente essenziale?
S.P. “Spesso ci si accosta allo studio della danza perché la meraviglia della sua esecuzione ha scatenato una passione immediata, che si vuole provare a perseguire. Ben presto però chi pratica questa disciplina si accorge che danzare è anzitutto un lavoro del corpo, impegnativo, doloroso, faticoso. Riuscire a trasformare quella passione in una relazione duratura è un passaggio possibile solo quando ci si innamora di questo stesso impegno. Non del dolore, non della fatica, ma di ciò che significa, del senso che ci permette di acquisire, in ogni gesto e in ogni pensiero. Perché la meraviglia della danza consiste nella sua capacità di impegnarci in una trasformazione in cui ritroviamo sempre più noi stessi, in tutta la nostra complessità, tra il sudore della sala e le luci della scena, in un connubio indissolubile di ruvidità e splendore che è la vita stessa”.
Il libro, causa emergenza Covid-19, ha visto la sospensione di diverse presentazioni, ma sta sempre più “rimbalzando” in rete e c’è da scommettere che risulti nella “Whish list” di molti.
Si ringraziano per la foto di apertura dell’articolo Selena Pastorino e il fotografo Andrea Ilariucci.