Lo spazio ‘900 e Contemporaneo del Museo Tattile Statale Omero si apre all’esperienza dell’arte come memoria civile, ospitando dal 27 dicembre l’opera di Giovanni Gaggia intitolata “Quello che doveva accadere”. Si tratta di un arazzo realizzato dall’artista e performer marchigiano nel quarantesimo anniversario della strage di Ustica, che chiude idealmente un ciclo che ha impegnato Giovanni Gaggia per dieci anni.

La strage di Ustica colpì anche Ancona, città della famiglia Davanzali, armatori e proprietari della compagnia aerea Itavia, il cui DC-9 fu abbattuto, in circostanze non ancora del tutto chiarite, il 27 giugno del 1980.

Una tragedia che causò 81 vittime cambiando la sorte di molte famiglie e lasciandosi dietro uno strascico di segreti e di dolore.

L’opera di Giovanni Gaggia è un percorso intimo che si sviluppa nella lentezza e nella processualità del ricamo trasformando l’azione artistica in un atto di meditazione, in cui l’artista sublima i fatti che sfumano sul piano della storia e della politica, mettendo in luce la pluralità delle storie, delle voci, delle vite, dei sentimenti.

Questo nuovo lavoro riprende concettualmente quello realizzato cinque anni fa a pochi passi dalla Mole, sotto l’arco di Traiano.
In questo caso la frase “Quello che doveva accadere”, suggerita da Daria Bonfietti (presidente dell’Associazione dei familiari delle vittime della Strage di Ustica), durante il suo primo incontro con l’artista a Bologna, davanti all’installazione di Boltanski, è scritta in Braille.

Così Aldo Grassini, Presidente del Museo Omero, accoglie l’opera: “L’arte è gioco che cerca la bellezza. Quando l’arte incontra l’impegno civile, s’accende un’emozione bivalente: il gioco e la commozione. L’arte è il gioco di inventare la verità; la verità è commozione che non ammette il gioco.

Ma il piacere dell’arte umanizza il ricordo aspro e terribile della tragedia di Ustica; il gioco dell’arte si fonde col pensiero di valori profondi, di moniti assoluti, di appelli inderogabili e produce il piacere affascinante, come la vertigine, di camminare su un filo teso tra la memoria del disumano e la luce di una giustizia riconquistata almeno nella coscienza del cittadino.”

Ad accompagnare l’opera anche una serie di contributi sonori, in cui persone attive nel mondo dell’arte e della cultura italiana proporranno una propria personale riflessione sul rapporto tra arte e memoria.

A causa delle restrizioni dovute alle norme di contenimento dell’epidemia Covid-19 l’opera corredata dai contributi sonori sarà disponibile online sul sito del Museo Omero www.museoomero.it a partire dal 27 dicembre e poi in presenza appena permesso.

Nel corso di un’azione, programmata a conclusione dell’esposizione, l’opera sarà chiusa in un tubo di metallo con una scritta Braille e rimarrà permanentemente al Museo Omero.

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