Speciale Festival, l’urlo del silenzio
Articolo
di Lucio Scorzelli
Mai come quest’anno il Festival di Sanremo è un vero e proprio urlo nel silenzio. Tutti gli amanti delle nostre montagne e soprattutto chi oggi ha i capelli bianchi, ricorderà di una delle tante risorse perdute grazie all’incuria e alla mancanza di lungimiranza che da sempre ha contraddistinto noi, fruitori di un pianeta che molte volte, tante volte, proprio non meriteremmo.
Una delle opere più innovative e spericolate riguardante il territorio Sanremese del secolo scorso, fu certamente la Funivia che, tramite la frazione di San Romolo, collegava il centro di Sanremo con la vetta del monte Bignone; l’ideazione e la successiva realizzazione fu subito vista come una delle migliori opere dell’ingegneria moderna infatti, nel 1936, anno dell’inaugurazione, poteva vantare di essere la funivia più lunga del mondo e di avere anche la campata più lunga con l’uso di materiali e tecnologie di assoluta avanguardia. Ideatore di quest’opera fu l’ingegner Pietro Agosti, un luminare che con le sue idee straordinarie caratterizzò fortemente la città capitale della Riviera dei Fiori; non voglio elencare tutto quello che con il suo estro donò ai duri Sanremaschi, ma la nostra funivia fu certamente la sua realizzazione più ardita.
Dell’ingratitudine degli uomini si riempirebbero volumi e volumi ma io non ho il tempo e soprattutto non ho la voglia di farlo, oggi voglio parlare più semplicemente del silenzio, dei silenzi e per questo dei danni provocati dagli stupidi. Dopo innumerevoli quanto disgraziati interventi di tutti i politici in campagna elettorale a cavallo di quell’epoca, la funivia nel 1981 chiuse i battenti, la funivia semplicemente non c’è più, non esiste più, rimane solo il fischio del vento a dare ancora la sua presenza disperata fra quei piloni ormai in pasto alla ruggine del tempo che passa.
Il silenzio dell’oblio, il silenzio per un’opera distrutta dalla idiozia di tutti, un’opera che portava migliaia di turisti a godere anche dello spettacolo delle nostre montagne, oltre che del mare e delle coste. Il silenzio, lo stesso silenzio che tanti sconsiderati avrebbero voluto per questa edizione del Festival della canzone italiana; una manifestazione riconosciuta dal mondo intero come una delle più importanti e, sicuramente, prestigioso biglietto da visita per la città di Sanremo e la Riviera dei Fiori, per la Liguria e l’Italia intera ed inoltre, attesa da milioni di persone che possono solo affacciarsi ad uno schermo televisivo per guardare e vedere.
C’è chi ha inventato paragoni improbabili con qualsiasi altro spettacolo o evento che, se pur di pari dignità, confrontarli sarebbe solo una stucchevole forzatura. Non voglio commentare le scelte fatte dai nostri governanti in questo ultimo anno; la chiusura di tutto il reparto dello spettacolo, dell’accoglienza e della ristorazione oltre che dei vari settori del turismo, meritava certamente più attenzione, più rispetto, più considerazione; l’approssimazione e l’incapacità di guida, senza avere idee chiare, hanno costretto migliaia e migliaia di operatori del settore a continue capriole commerciali… è stato un grosso errore, un errore di cui vedremo le tragiche conseguenze in un futuro non molto lontano! Chiudere… chiudere, una parola molto usata da chi pensa che debba morire Sansone con tutti i Filistei.
Cerchiamo di vedere il Festival come una delle luci che vorremmo certamente scorgere in fondo al tunnel del nostro futuro e che ci potrebbe dare la forza necessaria per poter continuare nonostante tutto, impariamo a rispettare il prossimo; infine, riferendomi a chi urla di non guardarlo e che poi nel buio della cameretta lo ascolta di nascosto con le cuffie: siate buoni, non agitatevi inutilmente perché… perché Sanremo è Sanremo!
Imperia, Borgo San Moro 01/03/ 2021