di Lucio Scorzelli

gianluca grignani

Non posso nascondere di aver letto con una certa curiosità il registro dei partecipanti all’ormai prossimo appuntamento con il Festival di Sanremo; consapevole di essere rappresentante di un pubblico “diversamente giovane”, la maggior parte di questi mi era assolutamente sconosciuta, rendendo così complicato scrivere “un pezzo” che potesse raccontare le gesta della nuova scolaresca messa insieme dall’instancabile cerimoniere Amadeus.
Facendo attenzione e curiosando fra i banchi di quella classe così dissimile e scombinata, cercando uno spunto che potesse attivare la mia fantasia ecco, ho visto alzarsi una testa scoprendo che almeno un alunno non mi era totalmente indifferente e che, con merito, sarebbe potuto diventare uno scolaro protagonista sia nei racconti di De Amicis, essendo questa terra proprio la patria del grande scrittore, e sia nella classe del “maestrino dalla bacchetta magica”: Gianluca Grignani, un po’ Franti e un po’ Garrone; il bianco e il nero…la trasgressione.

Durante un viaggio in autostrada, in un periodo certamente non vacanziero, quando il traffico è praticamente inesistente e il paesaggio scorre di lato monotono e ripetitivo, ricordo che il conduttore di turno su Rai Isoradio, una delle poche radio che è possibile ascoltare senza l’assillo della sintonia, dopo alcune parole che seguivo distrattamente, avviò il piatto del giradischi mandando in onda una canzone particolare che attrasse subito la mia attenzione, era una voce femminile che cantava in portoghese. Ho sempre amato Amalia Rodriguez ritenendola la maggiore interprete in quella lingua e subito pensai che fosse proprio lei ma mi sbagliavo. Facendo attenzione, rimasi sempre più coinvolto, mano a mano che le melodie si srotolavano, l’emozione aumentava sempre di più; era una poesia cantata sulle note di una chitarra e altri strumenti acustici; sarà durata almeno cinque minuti e avrei voluto non finisse mai.
Erano i primi anni 2000; scoprii che quella cantante era brasiliana, quell’interpretazione così coinvolgente, quella voce calda e affascinante era quella di Ana Carolina e che, la canzone, si intitolava Quem de nòs dois; mi accompagnò per un lungo tratto e poi finì; dopo qualche attimo di necessario e utile silenzio, il bravo Disc Jokey volle far ascoltare anche la versione originale, ed ecco quella familiarità di un brano che comunque avevo già sentito … era La mia storia fra le dita di Gianluca Grignani; nel 94 vinse il Sanremo giovani!.

Ascolto musica da sempre, e penso di avere il palato buono e l’orecchio allenato all’ascolto di qualità; ho sempre amato la musica d’atmosfera, quella che si può sentire negli scantinati fumosi, nei club esclusivi; le note del Jazz dagli esplosivi Miles Davis, Chet Baker; i sofisticati Jaco Pastorius ed Eric Clapton, dal Blues di John Mayall; le note di Lucy suonata da George Harrison; Gato Barbieri struggente nella colonna sonora di Ultimo tango a Parigi; i nostri Franco Cerri, Pino Daniele…la tromba di Paolo Fresu, il piano di Ezio Bosso, la voce di Demetrio Stratos e Mina; le armonie di Mogol-Battisti…le musiche di Ennio Morricone. Qualcuno, molti anni fa, disse che un solo cantautore italiano avrebbe potuto percorrere le orme di Vasco Rossi, solo Gianluca Grignani avrebbe potuto; anche se il complimento era certamente seducente, io non ero, e non sono, molto d’accordo; penso che Gianluca abbia il proprio cammino da fare, anche se complicato e a volte appiccicoso, ma non penso che abbia gran che da emulare…nel frattempo Gianluca ha prodotto ben sedici album; decine i suoi pezzi di successo, i concerti in giro per il mondo, le pacche sulle spalle di amici e di ruffiani, i premi ottenuti e quelli mancati, i tanti riconoscimenti e anche qualche figuraccia legittima e illegittima per uno spirito libero; comportamenti certamente dettati dalla necessità di alleggerire una pressione sempre più assillante nella ricerca di spezzoni di pace e tranquillità.

Ci sono grandi talenti che si distinguono per particolarità certe, esistono fenomeni che riescono a farsi notare, ad emergere; d’altro canto, esiste chi subisce e patisce la frustrazione e la fatica della solitudine dell’affollamento intorno a sé di gente inutile, stupida; un’oppressione che può portare all’estremo come proprio anche Sanremo scoprì con la tragedia di Luigi Tenco. Certamente, nel bene e nel male sono persone comunque sopra le righe, mai allineate.
Un tempo i mestieri si cantavano per strada, in ogni vicolo, in ogni cortile, in ogni bottega si cantava; cantava il panettiere che portava il pane in bicicletta, il muratore sulle impalcature, lo stradino che scopava i marciapiedi; tutto era più semplice, intuitivo e diretto e poi ecco, arrivano i Beatles e sparigliano le carte di giovani che scoprono la voglia di potersi esprimere e gridare…almeno in questo Gianluca non ha un’originalità personale, almeno in questo anche lui si è trovato a lottare come tanti, prima di tutto nei confronti di se stesso.
Sono certo che anche questa volta l’emozione sarà grande; anche se ho solo letto il testo della canzone che Gianluca porta in concorso quest’anno, fra le righe c’è, si sente; c’è un’altra storia fra le dita, un’altra storia fra le sue dita.

Ricordo che mio Padre mi diceva sempre: “La vecchia non voleva morire perché voleva imparare!”; ecco, penso che basti essere sempre attenti, curiosi e avere voglia di imparare.

Imperia Oneglia, 2 gennaio 2023

 

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