Festival 2024: Ricchi e Poveri che passione!
Il nostro Festival
servizio di Lucio Scorzelli
“Lucio, mi scrivi un articolo sul Festival di Sanremo?”
L’invito di Francesco, come ogni anno, è sempre interessante e stuzzicante, e poi, è un grande piacere scrivere per l’Eco della Riviera!
La prima cosa che faccio per portarmi avanti, è quella di spulciare, con curiosità, la lista dei cantanti e delle canzoni partecipanti; non essendo previsti ospiti cantanti per dare maggiore spazio alla gara, il numero degli iscritti è salito addirittura a trenta, il che vuol dire che riusciremo a bucare anche le tre di notte…se tutto va bene.
Scorro con curiosità i nomi e i titoli delle canzoni in gara e quando arrivo alla fine mi gira la testa, ho l’impressione di aver letto i titoli di coda della Corazzata Potionkin!
Riprendo la lettura con circospezione, ed ecco che nascosti qui e la saltano fuori “anziani esperti”, tipo Fiorella Mannoia, Loredana Bertè, il duo Nek-Renga e poi, addirittura, gli inossidabili Ricchi e Poveri!
Incuriosito come sempre, tralascio le fin troppo considerate Fiorella e Loredana; la prima sempre presente, ovunque, un po’ come il prezzemolo in cucina, penso sicuramente per le sue doti istrioniche e la seconda, essendo convinto che tutte le sue provocazioni facciano parte del suo essere di grande combattente innovatrice, una donna a cui piace molto usare anche i gomiti, penso che ci voglia fra tanti giovani; per Nek e Renga poi, che dire, si apprezza “la canna”, la voce, oltre che la presenza scenica, piacciono; quindi ecco, con curiosità e interesse, penso che i Ricchi e Poveri, abbiano certamente tutti i meriti per avere la mia modesta attenzione.
Essendo un Baby Boomer, o più semplicemente un Boomie…un anziano insomma, anche se preferisco certamente definirmi un libertario esperto, un beatnik convinto anche se fuori tempo, avendo avuto la fortuna di vivere gli anni 50, 60, 70, 80, fondamentali per tutta la musica contemporanea, grazie a questo pensavo che la cosa potesse venirmi più semplice, che potessi avere un approccio più diretto e meno complicato, mi sarebbe bastato documentarmi oltre la conoscenza diretta avendoli ascoltati in quei periodi e quindi, dai, ho pensato “è più facile” scrivere di loro.
Di buona lena e con rinnovato entusiasmo, vado a documentarmi nella mia libreria; fra i molti annali e le riviste specializzate dell’epoca come Ciao 2001, Big, Giovani, Ciao Amici, quello che io pensavo di affrontare con la leggerezza delle canzonette della musica leggera, delle apparizioni da tre quattro minuti al massimo, su questi personaggi trasparenti e apparentemente semplici, ecco che inaspettatamente tutto si complica; una descrizione che avrei voluto più generica, presto si deve trasformare in una ricerca attenta e approfondita, rendendomi subito conto che per quell’analisi che avrei voluto più rapida, molti particolari sarò costretto ad affrontarli a volo d’uccello, rimandando i lettori più curiosi a sfogliare i numerosi volumi della loro biografia.
Fra le tantissime circostanze e periodi storici di questo gruppo, o meglio, di quest’insieme di caratteri fortissimi, di personalità nascoste ma pronte ad esplodere, certamente, da ligure, è bello scoprire che Genova sia stata la patria di amalgami disparati e a volte anche disperati, la grande città da cui moltissimi artisti hanno tratto tutte le peculiarità formative; ho scoperto che le contaminazioni musicali di tutti i maggiori gruppi di quella città, successivamente diventati punti di riferimento nazionali, sono passati in formazioni che si sono scambiati i componenti fra loro mischiando esperienze e capacità: i Jets, i new Trolls, Matia Bazar, solisti talentuosi, per confluire infine, nella prima formazione embrionale: i F.A.M.A. Medium, dalle iniziali dei loro nomi. Franco, Angela, Marina e Angelo iniziano ad incidere insieme “45 giri” già nel lontanissimo 1963, dopo una gavetta individuale fatta di apparizioni nei vari locali della riviera genovese; ci volle l’aiuto di Fabrizio De Andrè per fargli avere la prima audizione da una casa discografica.
Le conoscenze comuni li portano alla corte di Franco Califano che ne intuisce subito le potenzialità e li prende sotto la sua ala protettrice ospitandoli a Milano per curarne sia l’immagine ma, soprattutto, la qualità dei testi; qui, non potendosi permette l’albergo e ridotti a dormire in macchina, ecco l’intuizione del Califfo: ricchi di talento ma poveri di quattrini…i Ricchi e Poveri erano nati!
Il debutto al Cantagiro del sessantotto con un pezzo inglese tradotto da…Mogol, pensa te, e in quegli anni così particolari, si “allargano” facendosi conoscere nei teatri e nei club più noti dell’epoca con una prima puntatina a Sanremo, nascosti nel coro di Marisa Sannia gareggiante con Casa bianca di Don Bachy.
Il millenovecentosettanta vede la loro svolta decisiva; ottengono il posto di Gianni Morandi che proprio una settimana prima decide di sfilarsi dalla kermess, spalancando di fatto, la porta al loro “primo” secondo posto al Festival con la canzone La prima cosa bella, insieme al gigante Nicola Di Bari… L’anno dopo, ancora secondi con Che sarà, insieme ad un mito internazionale Josè Feliciano; il pezzo diventerà un classico della canzone italiana cantato da “tutti” ovunque nel modo.
E chi li ferma più i nostri amici, anche all’estero vengono conosciuti e apprezzati, addirittura in Russia viene creato un festival solo per loro e nei paesi dell’est Europa sono più popolari di Stalin!!!
Allora, come dicevamo, di acqua ne è passata nel Bisagno, alluvioni comprese; per il gruppo genovese, se non sbaglio, questo dovrebbe essere il tredicesimo Festival e, oltre ad aver vinto nel 1985 con la canzone Se mi innamoro e tranne un undicesimo posto, si sono sempre piazzati fra i primi, sia con la formazione a quattro voci, che con quella a tre; Franco Gatti da lassù, sicuramente approverebbe e ai malpensanti direbbe di “non rompere il belino”.
Non si sono fatti mancare nulla i nostri eroi in tutti questi anni, tradimenti amorosi compresi, almeno, così si vocifera, anche se da Marina e Angela non si è mai saputa la verità, ma nel 1981, Marina decide di lasciare il gruppo. Si prosegue comunque in tre, Angela rifiuta la sostituzione di Marina come vorrebbero Angelo e Franco; grazie alla sua nota grinta, si prende carico di tutte le parti femminili…non ha digerito la storia fra il suo compagno e Marina… e a quel Sanremo, “solo” in tre, porteranno Sarà perché ti amo, un successo enorme con 7 milioni di copie vendute e settimane in testa alle classifiche italiana ed europee.
Si prosegue allora, con una nuova formazione e con nuovi progetti.
Continuano le collaborazione con una infinità di personaggi nazionali ed internazionali, premi in giro per il mondo, concerti, apparizioni televisive, testimonial in pubblicità popolari, sigle musicali in programmi Rai che hanno fatto storia, parliamo, fra tanti, di quelli con Sandra Mondaini e Raimondo Vianello; una tournè teatrale di grandissimo successo con Walter Chiari, l’Eurofestival, Festivalbar e ancora, con Radio Montecarlo in tour in Spagna, dove saranno primi in classifica per settimane.
Ovviamente le cose cambiano, l’ascolto è diverso; la voce di Marina non era certo poca cosa, quindi si cambia l’armonia, cambiano gli accordi, le vocalità, ma il successo non cambia, anzi, al Festivalbar presentano M’innamoro di te, altro cavallo di battaglia, cantato con voci amalgamate all’unisono, non sono più “un coro” sono tre solisti con la loro specifica individualità.
Il 1986 è l’anno della conferma per i ragazzi genovesi, l’anno degli ottocentomila spettatori in 44 concerti in Unione Sovietica e poi in Australia!
Nel 1987 sono ancora al Festival con Canzone d’amore, un classico del grandissimo Toto Cutugno e poi ancora Un disco per l’estate.
L’ottantotto sarà un anno particolare per Sanremo, per la prima volta porteranno un brano “impegnato” con contenuti discussi e discutibili contro l’ingegneria genetica; è stato scritto da Umberto Balsamo ma non viene gradito dal pubblico che evidentemente li vuole continuare a vedere e sentire con la “leggerezza e la spensieratezza” che li ha sempre contraddistinti, la critica e i giornalisti non ne parlano per niente bene.
Arrivare al 2012 è un riconoscimento continuo di una carriera che sembra inesauribile. Appuntamenti con ogni forma di spettacolo e di intrattenimento, case discografiche che se li contendono, compositori che fanno carte false per proporre brani sempre più belli e complicati, dischi di platino, Telegatti, premi e riconoscimenti come quello alla carriera che avrebbero dovuto ritirare al Festival di Sanremo del 2013, sarebbero stati gli ospiti d’onore ma, purtroppo gli appuntamenti sono anche quelli col destino.
Al funerale del figlio ventiduenne di Franco, morto all’improvviso, sono di nuovo in quattro, quattro amici che si abbracciano ancora e di nuovo; tutto viene sospeso, ma niente sarà come prima.
Il dramma di Franco Gatti è un peso immenso che gli toglie il sorriso e la sottile ironia che lo ha sempre contraddistinto; cerca di andare avanti per qualche anno ma nel 2016, con la comprensione di Angela e di Angelo, Franco lascia definitivamente e si ritira.
Sono gli anni della raccolta, secondo il mio modesto parere, i due “sopravvissuti” sanno bene come portare avanti la loro voglia di continuare che è sempre e ancora più forte, sanno bene come mantenere vivo il nome dei Ricchi e Poveri; hanno venduto più di venti milioni di dischi, sono secondi soltanto ai Pooh, e questo grazie al loro pubblico. Cercano un modo sensazionale per ringraziarlo quel pubblico che li ha applauditi e sostenuti sempre; decidono così di farlo proprio come tutti vorrebbero: nel 2020 il palco del Festival di Sanremo, vede la loro reunion, eccoli di nuovo tutti insieme; Angelo, Angela, Marina e Franco, finalmente i Ricchi e Poveri, di nuovo, tutti insieme!
Quante cose fatte in quel 2021 così bello, quante idee nuove, quanto entusiasmo, quanti progetti ma, ecco, il destino cancella tutto: è il dramma straziante del Covid 19 e quel fermo forzato sarà la nuova separazione.
Proseguiranno in due, come sempre, portando avanti quel nome tanto amato e che ormai è storia, una storia che purtroppo avrà di nuovo una pagina di lutto: Franco Gatti, a ottant’anni, ci lascia.
Arriviamo con un balzo ai giorni nostri.
Aspettiamo di ascoltare Ma non tutta la vita, il brano con cui sono ancora in gara, per la tredicesima volta; li abbracceremo ascoltandoli, li accarezzeremo ringraziandoli per tutto quello che ci hanno dato e per quello che ancora avremo maniera di apprezzare…sono loro i vincitori…comunque!
Imperia Oneglia, 16 gennaio 2024
Lucio Scorzelli