Come segnala Valerio De Luca, anche a Genova la tradizione del presepe è storica, non mancano le eccellenze che non sfigurano con la schietta cultura napoletana tanto rinomata.

Il documento più antico che attesta l’esistenza di un presepe a Genova è costituito dalla cronaca manoscritta del Convento carmelitano di Monte Oliveto, presso il sobborgo costiero di Multedo, datata 1610: viene documentato l’uso di manichini articolati e vestiti per un presepe, scandito nelle scene dell’Adorazione dei pastori, dell’Adorazione dei Magi e della Presentazione al Tempio. Quest’ultima veniva allestita attorno al 2 febbraio, quando la Candelora (l’usanza di benedire le candele, simbolo di Cristo “luce per illuminare le genti”) chiude il ciclo natalizio.

“Nessun presepio qui è uguale ad un altro…tutti differiscono in grandezza, in ricchezza. Qualcuno è un capolavoro di buon gusto e di ingegnosità. Gli uomini che li costruiscono, sacerdoti oppure laici, rivaleggiano in zelo. Tutti gareggiano per attirare il maggior numero di persone, prodigandosi nei particolari, nelle proporzioni, nell’insieme. I presepi genovesi sono la gioia del Natale…Qui il Natale non ha perduto il significato originario. E’ unicamente la festa dell’infanzia e della speranza per gli uomini di buona volontà. Il presepio è il trionfo dei genovesi. Dal giorno di Natale in poi vanno a visitarli uno dopo l’altro. Dispongono di tre settimane per fare il loro pellegrinaggio. Il 6 gennaio, festa dell’Epifania, l’adorazione dei pastori è sostituita da quella dei re Magi. Melchiorre, Baldassarre e Gaspare sono vestiti di stoffe lussuose, hanno in testa magnifici turbanti, sono seguiti da cammelli e domestici. E la folla sfila incessante davanti a tanto splendore”. (Henry Aubert, Villes et gens d’Italie, Parigi 1923)

Numerose botteghe di intagliatori – la più nota quella di Anton Maria Maragliano (Genova 1664/1739) – si dedicarono anche alla produzione di statuette scolpite a tutto tondo e di manichini lignei articolati, parzialmente policromati, rivestiti con abiti in tessuto. Questi ultimi consentivano una maggiore rapidità di esecuzione ma soprattutto rispondevano meglio alle esigenze spettacolari del presepe barocco, rendendo possibile, attraverso la sostituzione degli abiti o degli accessori, una continua intercambiabilità dei personaggi e allestimenti sempre diversi. Nel periodo compreso fra Natale e la “Candelora (il 2 febbraio,Festa della Purificazione di Maria che coincide con la Presentazione di Gesù al Tempio) secondo una consuetudine diffusa in molti Paesi dell’Europa cattolica, venivano infatti rappresentate l’Adorazione dei Magi, la Presentazione al Tempio, la Fuga in Egitto” (testo: Giulio Sommariva)

Tradizione dalle radici tenaci, che continuano a dare  splendidi frutti, tanto che è impresa impossibile elencarli proprio tutti, quei frutti! Basti qui ricordare che sono ben numerosi i presepi di eccellenza storico-artistica nazionale, e sia in città che sul territorio provinciale c‘è tutta una fioritura magnifica di presepi di ogni sorta – antichi, moderni, tradizionali, meccanici, panoramici, viventi, eccetera  – sulla spiagge, nelle valli, nei boschi, nei paesi (tra questi, il “paese-presepe” di Pentema), nei santuari, nelle chiese, nella badie, nei musei, nei parchi e nelle ville storiche, nei negozi, nei centri commerciali, nelle vetrine, e così via …

E ci sono i presepi permanenti,da poter ammirare tutto l’anno: tanto per restare a Genova, imperdibili sono quelli del Santuario della Madonnetta,la collezione del Museo Luxoro a Nervi, il Presepe della Duchessa al Santuario di Santa Maria delle Grazie affacciato sul parco di Villa Duchessa di Galliera a Voltri .
E ci sono magnifiche occasioni – anch’esse permanenti – per ammirare l’iconografia natalizia nei musei e nei luoghi di culto: tra le tante, il presepio del “Grechetto” a San Luca, chiesa gentilizia della Famiglia Spinola, e l’Adorazione dei Magi di Joos van Cleve nella Chiesa di San Donato.
Gli itinerari tematici e le visite guidate offrono tante belle opportunità per scoprire o riscoprire il fascino di una famosa e storica tradizione, la varietà dei panorami cittadini, le caratteristiche dei luoghi sede di allestimenti presepiali sul territorio sia cittadino che della provincia e del “Genovesato”.


Il presepe nelle collezioni civiche e il Museo Giannettino Luxoro

Gli oltre ottocento pezzi che costituiscono attualmente la collezione di figure da presepe del Comune di Genova e che documentano in modo completo la produzione degli intagliatori genovesi dal XVII al XIX secolo, provengono da lasciti di munifici collezionisti desiderosi di salvaguardare dalla dispersione un patrimonio artistico di grande significato e di dotare la città di una raccolta di figure presepiali, così come era avvenuto a Napoli per il Museo della Certosa di San Martino nell’ultimo scorcio dell’Ottocento.
L’ultima donazione di figurine da presepe risale 1946 quando Matteo Luxoro legò al Comune di Genova la magnifica villa suburbana con le raccolte artistiche in essa contenute tra le quali risaltano le 350 figurine, in parte esposte all’interno di vetrine o in un allestimento scenografico permanente, in parte conservate nei depositi visitabili su richiesta. Spiccano esemplari eccezionali per qualità, come i due Schiavi mori del corteo dei Magi, i Magi stessi, o per rarità tipologica, come i tre Dromedari, tutti capolavori di Pasquale Navone.
La raccolta, comprende anche un piccolo nucleo di figure napoletane settecentesche, un presepe a sagome di cartone dipinto di manifattura lombarda, allestito in permanenza in una sala dedicata, ed un raro presepe siciliano, databile tra XVII e XVIII secolo, in legno e cartapesta opera del “figuraro” trapanese Giovanni Antonio Matera.

Il presepe dell’Accademia Linguistica


Pervenuto all’Accademia nel 1874, con il lascito dell’erudito e collezionista genovese  Antonio Merli, il manufatto fu registrato come “piccolissimo presepe intagliato in avorio”. In realtà il presepe, siglato in basso a destra col monogramma “GBC”, è opera di Johann Baptist Cetto (1671ca- 1738) un ceroplasta bavarese di origine italiana il quale, con una tecnica prodigiosa, rappresentava minuscole scene assai ricercate dai collezionisti di tutta Europa e conservate nelle più esclusive wunderkammer dell’epoca. Alle opere straordinarie del Cetto e del figlio Nikolaus Engelbert è stata dedicata nel 2013 una grande mostra monografica nella città di Tittmoning, in Baviera.
Una preziosa cornice in ebano e filigrana d’argento racchiude un rilievo di minuscole dimensioni (mm 84 x 62 x 16): raffinatissime figurine modellate in cera bianca popolano i ruderi di un tempio che accoglie la Natività. Alberi e palme scandiscono la prospettiva della scena mentre in lontananza si scorge l’annuncio ai pastori sullo sfondo di una fantastica città turrita che domina un paesaggio lacustre.
 
 
Presepe del Santuario di Nostra Signora Assunta di Carbonara

Il presepe del Santuario di Nostra Signora Assunta di Carbonara, detto “La Madonnetta” è senza dubbio uno tra i più suggestivi presepi genovesi e presenta storiche statuine (databili dal XVII al XIX secolo) in un’ambientazione assai scenografica della Genova antica.
Il santuario è raggiungibile utilizzando la funicolare che dal centro cittadino (Largo Zecca), sale verso le colline del Righi, scendendo alla fermata “Madonnetta”. Il viaggio in funicolare offre senza dubbio un’occasione unica per godere di suggestive viste “verticali” tra le case e il mare.

Presepe del Museo dei Cappuccini

 
Da non perdere anche il presepe biblico animato di Franco Curti presso l’Auditorium del Museo dei Beni Culturali Cappuccini di Genova, presepe meccanico con 150 statuine in movimento e i quasi 40 metri quadrati di scene e ricostruzioni paesaggistiche di Betania, di Gerusalemme e Betlemme al tempo di Gesù.
All’interno del Museo sono inoltre esposte, come tradizione, le statuine settecentesche a manichino della prestigiosa scuola di Anton Maria Maragliano e Pasquale Navone accompagnate da statuine popolari genovesi e napoletane. Incornicia i presepi una rassegna di dipinti di grandi maestri dalla fine del Quattrocento alla seconda metà del XVII secolo ne sono esempio: la Sacra Famiglia di Pittore senese della fine del 1400, Madonna col Bambino e san Giuseppe al lavoro di Ambito di Gerard David (prima metà XVI sec.), e le opere di Pellegro Piola (1617 – 1640), Giovanni Battista Casoni (1610 – 1686), Domenico Guidobono (1668 – 1746), e molti altri.

Presepe artistico dell’Oratorio del SS. Sacramento e San Bartolomeo di Staglieno
Presso l’Oratorio del SS. Sacramento e San Bartolomeo di Staglieno è visitabile il suggestivo Presepe artistico (sec. XVII) con figure del Maragliano e del Navone, di cui vanno segnalate in particolare la qualità dell’intaglio delle figure settecentesche e la ricchezza dei costumi dei Magi e del loro corteo.

PRESEPE ARTURO MARTINI
(Treviso 18889 – Milano 1947)
Presepio (Grande Presepe), 1926
Ceramica dipinta e invetriata, diam. 45 cm, h. 55 cm
Firmato e marchiato, “Scultore: Martini – Fenice Albissola”
Genova, Galleria d’Arte Moderna

Realizzato alla fine del 1926, con la parte dipinta affidata dallo scultore ai pennelli di Manlio Trucco, fu esposto alla Terza Mostra Internazionale delle Arti decorative, Monza 1927, nell’ “Oratorio ligure” e poi acquistato dallo stesso architetto Mario Labò che aveva realizzato il progetto di quello spazio espositivo.  L’opera entrò nelle collezioni del museo nel 1965, con la vendita della ceramica al Comune di Genova da parte di Enrica Labò, vedova dell’architetto.
E’ un pezzo unico – esiste solo un secondo piccolo e assai diverso presepe in ceramica dipinta in bicromia –  ed è una straordinaria e aggiornata interpretazione dell’antica scarabattola napoletana
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Questa la scheda  più articolata per il museo:


Nel corso della carriera, che si è svolta in buona parte a Vado, in terra ligure, Arturo Martini (Treviso 1889 – Milano 1947) ha dedicato ai temi sacri varie opere in ceramica, cotte nella manifattura “La Fenice” di Albisola o nella fornace dell’ “ILCA” di Nervi, fabbrica di proprietà dell’architetto Mario Labò che molto sostenne e promosse l’attività dello scultore.

Il grande Presepe fu realizzato alla fine del 1926 per l’oratorio ligure presentato all’Esposizione Biennale delle Arti Decorative di Monza del 1927: è una ceramica invetriata e colorata e apparteneva proprio a Mario Labò, dai cui eredi il Comune di Genova l’acquistò nel 1965.
Il Presepe venne cotto alla “Fenice” e Martini affidò la colorazione a Manlio Trucco suggerendo tinte di liquida trasparenza, antinaturalistiche,  “indefinibili…rosa, verdi pallidi, azzurri teneri, neri improvvisi e grigi neri che si perdono, bruni forti che si fondono e si legano” per ammorbidire l’essenzialità primitiva delle forme e stemperarne la solida compattezza.

Al presepe Martini riservò un’attenzione particolare e due opere, una versione grande e una piccola: affermò proprio che il “suo mondo” cominciava col presepe, poiché in quel giorno antico era nato “il più vago e misterioso racconto”.

Interpretazione aggiornata della scarabattola napoletana, il grande Presepe concentra i protagonisti della scena sacra su una mezza sfera luminosa   (allusione chiara al Golgota e a un destino segnato), recintata, non a caso, anche da tre cipressi. Le loro chiome puntute, colorate di un bianco appena sporco come la mezza sfera, sono in altezza il limite chiaro della scena terrena e argine delle cromie contrastate di tronchi e figure: il bambino in fasce sullo sfondo di una tenda a righe appesa ad un secco albero-croce, la Madonna, triste e rassegnata, San Giuseppe falegname color di tronco, il bove e l’asino.
Sul lato opposto, nell’altra metà di circonferenza, stanno due pastori ai lati e, tra loro, i magi.

“Davanti al tema religioso gli artisti diventano loro stessi personaggi del dramma sacro”, scrisse lo scultore. E l’artista è al di là della tenda, fuori dalla scena, è forse il pastore che suona la cornamusa al gregge, è il testimone d’eccezione e per questo il divulgatore del mistero della nascita del Cristo.  

 

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