Ancora due settimane per Canova a Genova, già oltre i 10.000 visitatori
L’arte ha tra i suoi principali obiettivi di perpetuare la memoria degli uomini illustri, e di darci modelli efficaci di virtù – Francesco Milizia
Ancora due settimane per ammirare i disegni, i dipinti e le sculture di Antonio Canova esposte a Palazzo Reale, a Genova nella mostra “Antonio Canova. L’invenzione della gloria”.
I settantaquattro disegni provenienti dalla raccolta del Museo Civico di Bassano del Grappa, accompagnati da modelli e bozzetti in terracotta e in gesso e da dipinti dell’artista provenienti dalle raccolte bassanesi e dell’Accademia Ligustica, oltre che da incisioni fatte eseguire da Canova per illustrare le proprie opere scultoree, rimarranno in esposizione fino al 24 luglio negli spazi dell’ex Teatro del Falcone.
Dopo aver appena raggiunto il traguardo degli oltre 10 mila visitatori, l’esposizione – promossa dal Mibact, Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, dal Comune di Genova e dal Comune di Bassano del Grappa e organizzata da Palazzo Reale di Genova e dall’Associazione Metamorfosi – continuerà a mettere al centro del percorso espositivo lo studio del disegno di Canova da un punto di stilistico, affrontando le sue caratteristiche e il rapporto di Canova con gli artisti contemporanei, e dall’elaborazione della prima idea di quella che sarà l’opera realizzata.
IL FOCUS DAL DISEGNO AL MARMO:
Il disegno era per Antonio Canova il primo “pensiero” dell’opera da realizzare e la prima fase “dell’invenzione”. Poteva poi essere riproposto “in grande” su monocromi di tela, preparati a bolo rosso o direttamente con biacca. Il disegno “in grande” permetteva a Canova il controllo dei particolari e soprattutto l’andamento dei panneggi, uno dei punti focali dell’innovazione neoclassica. Seguiva la fase tridimensionale dei bozzetti in terra, non sempre cotto, o alternativamente quello incera, secondo la prassi barocca. Il modelletto veniva poi trasformato in un modello in gesso delle dimensioni future del marmo, utilizzando strutture interne di legno, unite con spago o metallo. Il modello in gesso, puntato da borchie, era collocato accanto al blocco in marmo ed ai lavoranti di bottega era affidato il compito di “cavar punti”, cioè di ridurre il marmo al grado di finitezza desiderato dal maestro. Lavoravano con un telaio dal quale usciva un doppio ordine di fili a piombo a indicare la profondità alla quale dovevano arrivare e un grande compasso di ferro per misurare la distanza tra borchia e borchia. Solo allora interveniva, in uno spazio separato dello studio, Antonio Canova con “l’ultima mano”. La finitura era a cera (o cera e zolfo, come in alcune parti della Maddalena Penitente) o, come ricordato da lui stesso, con l’acqua sporca dei ferri per stemperare la crudezza del marmo.
LA MADDALENA PENITENTE - Una sezione della mostra è inoltre dedicata alla Maddalena Penitente (1790 – 1796), l’unica opera di Canova ad essere conservata a Genova e attualmente esposta a Palazzo Tursi. Il lungo iter di invenzione ed esecuzione del famoso marmo e le rocambolesche ed in parte finora inedite vicende di collezionismo che portarono la statua da Parigi a Genova, sono raccontati in mostra grazie all’esposizione del disegno e del bozzetto preparatorio della straordinaria opera di Canova. In particolare si narra come il 28 marzo 1808 l’avvocato Giovanni Battista Sommariva, membro di spicco del triumvirato milanese che aveva retto tra il 1800 e il 1802 la seconda Repubblica Cisalpina, avesse annunciato a Canova l’acquisto, probabilmente avvenuto a Milano nel 1806, della Maddalena Penitente insieme all’Apollino. Nel suo palazzo parigino l’esaltazione degli “affetti” era ottenuta con un’illuminazione particolare, si direbbe oggi mirata, già pienamente romantica, se non addirittura simbolista, all’interno di un boudoir foderato di sete grigio topo con uno specchio che rifletteva al visitatore la schiena non visibile. Esposta nel Salon nell’ottobre di quell’anno la scultura fu oggetto di universale ammirazione. Attraverso ulteriori passaggi di proprietà pervenne nelle collezioni genovesi del duca di Galliera e , nel 1892, in quelle museali della città.
Giulia Cassini
Antonio Canova. L’invenzione della gloria. Disegni, dipinti e sculture
Teatro del Falcone – Palazzo Reale
Via dei Balbi 10, Genova
dal 16 aprile al 24 luglio 2016
a cura di Giuliana Ericani
Organizzazione Palazzo Reale e Associazione Metamorfosi
info www.palazzorealegenova.beniculturali.it