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E’ morto Fidel Castro e noi de L’Eco vogliamo cercare di capire questo personaggio attraverso commenti e pensieri di chi Cuba la conosce davvero, di chi effettivamente la porta nel cuore. Questo spazio vuole dare voce a tutti, sia per chi è pro o sia per chi è contro questa figura di indubbia importanza storica. Per chi avesse desiderio di scriverci noi siamo qua. Oggi diamo voce a chi ha portato la poesia cubana in Italia, che grazie  alle sue traduzioni ci ha fatto conoscere i versi caldi e nostalgici di grandi autori. Stiamo parlando di Gordiano Lupi, editore de Il Foglio Letterario e scrittore che, con il suo Calcio e Acciaio, è stato vicinissimo alla rosa dei finalisti del Premio Strega. Riportiamo  qui il suo pensiero.

 

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Che tutto cambi perché niente cambi

di Gordiano Lupi

 

Muore Fidel Castro e si scatena la prevedibile ridda di commenti. Arrivo forse ultimo in questa sorta di gioco al massacro dove ognuno dice la sua, persino chi fino a ieri si occupava di gatti e ricette. Gaffe anche da parte de Il Corriere della Sera, una giornalista mi chiede metterla in contatto con Yoani Sanchez, senza sapere quello che è accaduto tra me e lei. A parte questo, ho scritto tanti articoli annunciando la finta morte di Fidel, quando mi occupavo notte e giorno di Cuba, sull’onda dei suoi nemici di Miami. Mi sono perso di annunciare la vera morte, invece. E in fondo ho fatto bene, perché la scomparsa del leader maximo non cambia le carte in tavola, non modifica l’orologio della storia. Fidel è stato così lungimirante da preparare la sua successione ben10 anni fa, mettendo al potere il fratello Raul. Si è ritagliato un ruolo da padre della patria, da vecchio saggio, ancorato hai precetti rivoluzionari e spesso ha finto di prendere posizione contro le aperture del fratello, proprio per favorirle.

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Fidel Castro è morto nel suo letto, sorte che non tocca a tutti i dittatori. Non solo, è morto onorato da tutti, persino dalle democrazie occidentali, che manderanno il loro ministri a Santiago per il grande funerale di stato del 4 dicembre. In barba al mancato rispetto dei diritti umani, dei cubani che fuggono, alle famiglie separate, ha una cuba sempre più economicamente alla deriva. Ecco perché non comprendo la gioia dei cubani di Miami. Ha vinto lui, ancora una volta, amici cubani. E’ morto come voleva e ha lasciato in eredità la Cuba che voleva, ben salda nelle mani del partito, non più comunista ma fidelista. Per questo non gioisco, come fa Yoani Sanchez, e non penso che la morte di un simbolo favorirà un cambiamento che nessuno vuole. Onore a Fidel Castro per la grande rivoluzione che ha compiuto, lotta di popolo contro un dittatore. Disonore per tutto il resto, sopratutto per la rivoluzione tradita. Rispetto per l’uomo e per il politico, grande fino alla fine, capace perfino di sopravvivere a se stesso.Un tempo avrei detto che la storia non lo assolverà. Adesso non ne sono cosi sicuro, perché la storia la scrivono I vincitori…

 


 

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