Convegno Unicef per i giornalisti: con Franco Cirio perché “un bambino può cambiare il mondo”
Oggi al Palazzo Doria Spinola di Largo Lanfranco 1 a Genova un convegno ha fortemente interessato tutti i giornalisti amici dell’UNICEF. Relatori Dino Frambati, vice presidente dell’Odg Liguria, giornalista di Avvenire, Manuela Caccioni, responsabile del Centro Antiviolenza Mascherona e referente dell’Area Minori cooperativa sociale Cerchio delle Relazioni, Massimo Mazzella, neonatologo e direttore Neonatologia dell’Ospedale Galliera, e Franco Cirio presidente UNICEF Liguria con due giovani volontarie: Nicoletta Finocchiaro e Chiara Maniscalco.
L’importanza del convegno si è riflessa sulla qualità degli argomenti, sia a scopo divulgativo sia a livello di comunicazione, senza tacere sulle storture dei messaggi pubblicitari o giornalistici o ancora di alcune multinazionali con al centro il minore. Come ha affermato Dino Frambati “il minore è sempre più rappresentato nei media, trattarlo come si conviene non vuol dire solo ottemperare agli obblighi deontologici ma garantirgli una crescita serena. Pensate a come è cambiata l’infanzia in un mondo dove tutto va veloce: nel 1975 si diventava maggiorenni a 21 anni poi ultimamente a 18. Oggi è aperto il dibattito se è il caso di portarla a 16. Del resto si può già guidare il motorino e a 17 anni si può pilotare un aereo, mentre a 18 si prende la patente per l’auto”. Tra gli interventi toccante quello delle volontarie UNICEF. Spesso non si pensa davvero ai bambini: non esistono bambini migranti, bambini soldato e così via come si legge sui giornali. Esistono solo i bambini. Da’ da pensare un dato aggiornato a febbraio 2017: 181.436 arrivi di migranti portavano in sé il 16% di minorenni e di questi 9 su 10 non erano accompagnati da familiari. Nelle prime 72 ore dalla registrazione un quarto di questi sparivano, probabilmente per il traffico di organi umani. L’UNICEF sta affrontando per risolvere questo enorme problema diversi progetti per dare ai minori protezione, cura, inclusione sociale, ascolto, assistenza specializzata, ascolto e gioco. Ad esempio per gli sbarchi consegna il dignity kit di prima necessità e la children bag con matite e libri da colorare per non negare loro il diritto di infanzia. In più ricerca attivamente famiglie di aiuto, per affidi temporanei.
Molto sentito anche l’appello di Manuela Caccioni sulla violenza assistita e sui bambini adultizzati .
Il dovere morale di crescita serena passa però anche per la medicina e la prevenzione. “Dobbiamo costruire un mondo a bisogno di bambino” spiega Cirio. E ancora “noi non li ascoltiamo, non li guardiamo negli occhi. Anche i nostri ad esempio non ci chiedono gli scivoli che mettiamo nelle scuole , in tutti i centri ricreativi, ma cercano la creatività, ne hanno molta più di noi. Pensate al successo di via Fiasella e al labirinto del colore di Silvia Rizzo dove ogni giorno possono giocare in modo diverso. Pensate ai bambini di comunità che vengono sgomberate come quelle di Cornigliano che potevano perdere il loro equilibrio e noi glielo abbiamo garantito almeno con la continuità didattica. A proposito il 6 aprile faremo un convegno con esponenti da tutta Italia al liceo artistico Klee Barabino. E poi bisogna ragionare sulla salute del bambino, sul suo equilibrio psicologico e fisico. Partendo dai primi giorni di vita del bambino, ad esempio dall’allattamento al seno, da questa attenzione dopo 20 anni di battaglie siamo riusciti a creare un clima di valorizzazione dei bambini e di consapevolezza sull’alimentazione” continua Franco Cirio “riuscendo a portare il primo ospedale Baby Friendly: il Galliera che rispetta un rigido protocollo di dieci punti mettendo in campo ottime pratice di assistenza e di informazione che cambiano la mentalità e i pregiudizi. Se da noi il Galliera è Baby Friendly in Svezia lo sono il 100% degli ospedali, ma è una battaglia che vinceremo. Per ora in Italia lo sono solo il 4%, pochissimi, 25 in tutto. E due bambini su tre non vengono allattati al seno al sesto mese. C’è bisogno di marketing sociale, di indurre comportamenti nuovi sul lungo termine, senza far sentire in colpa ovviamente quelle mamme che per motivi vari non possono o non riescono ad allattare. Ad esempio le prime 72 ore dopo il parto sono davvero critiche per un buon avviamento del processo di allattamento, Dall’allattamento al seno in su sviluppiamo una cultura rispettosa e consapevole della Convenzione sui Diritti dell’Infanzia”.
Massimo Mazzella ha tracciato dapprima sull’argomento una questione filogenetica: perché il late umano è unico? Perché è diverso da tutti gli altri: ad esempio la balena nel suo latte ha un’alta percentuale di grassi, i conigli femmine hanno un alto contenuto di proteine perché devono crescere in fretta e un effetto dato dalla caseina antinfettiva e calmante di modo che stiano nelle tane per non diventare preda del primo che passa. Nell’uomo il latte contiene prevalentemente lattosio perché serve per lo sviluppo del cervello. C’è una specificità nella natura: il latte è specie-specifico e non è solo un alimento, è in continua evoluzione in base alle esigenze del piccolo che cambiano con passare dei giorni. Il colostro ad esempio noto a tutti fa passare gli anticorpi della mamma nei primi tre giorni di vita grazie all’organizzazione differente dei dotti mammari: è una sorta di passaggio del bagaglio di immunoglobine della mamma. Il latte non varia solo per periodi, ma anche nell’ambito della stessa poppata: all’inizio è povero di grassi, alla fine ne è ricco, dando così un senso di sazietà al neonato. Non è tutto: “il latte materno” spiega Mazzella ” previene un milione e mezzo di morti infantili ed è inserito infatti nella categoria The Lifesaving Six, dando quattordici volte in più la speranza di sopravvivenza. Anche nel primo mondo il latte materno è in grado di intervenire sulla salute del neonato con un -36% di morti in culla e -72% di patologie per le basse vie respiratorie, per fare due esempi. Allattare è terapeutico anche per le mamme riducendo la percentuale di tumori alle ovaie e al seno- Gli effetti ovviamente sono positivi anche sul sistema, dal punto di vista economico: con un risparmio di 9,5 miliardi di euro. Il latte materno in sintesi non è un alimento, è un determinante di salute“. La diversa alimentazione, il latte formula o della crescita non è in grado di prevenire le patologie come quello materno: i neonati sono anche maggiormente soggetti ad infezioni virali.
Giulia Cassini