“Cuoppi” di luce, lampade musicali made in sud
I campani Piergiorgio Romano e Gianluca Francesca firmano le nuove sculture sonore
Nella tradizione napoletana, soprattutto in cucina, con il termine cuoppo si definisce un particolare modo di presentare in tavola le pietanze fritte servendole in questo cartoccio, involucro che le tiene ben calde e croccanti. Forse proprio rifacendosi a questo caratteristico piatto campano dallo studio [archiattack] (in particolare dalle menti dei due architetti Piergiorgio Romano e Gianluca Francesca) è nata l’installazione cuHop. Abbiamo parlato proprio con Romano a cui abbiamo fatto alcune domande su questa originale creazione di design che è stata esposta alla Fiera del Mobile di Milano.
Da dove e come nasce l’idea di questa installazione?
Abbiamo partecipato ad un concorso di design organizzato da HiWhim che aveva come scopo la progettazione di un oggetto di design interattivo.
Il concorso ci ha poi aperto la strada per una partecipazione al Temporary Museum for New Design di Superstudio Group per il quale abbiamo poi sviluppato l’installazione in collaborazione con SLIDE che ha realizzato le forme in polietiliene. Questo per spiegare come è nata, per sapere invece da dove nasce dovremmo raccontare tutta la nostra vita.
Ci puoi spiegare come come funziona CuHop?
CuHop è una lampada interattiva a led cambia colore equipaggiata con una centralina elettronica interattiva. La centralina trasforma gli impulsi sonori in effetti di luce e colore. L’installazione è composta da dieci lampade ognuna delle quali interagisce singolarmente con i suoni dell’ambiente: le lampade non sono collegate tra loro, è l’onda sonora che le lega l’una all’altra trasformandole in un “corpo di ballo”.
Che successo ha riscosso questa “lampada musicale” in una grande vetrina del settore casa-arredo come il Temporary Museum for New Design al Fuori salone durante la Fiera del Mobile 2014 a Milano?
Eravamo partiti con l’idea di realizzare una installazione capace di coinvolgere emotivamente le persone, e così è stato. Le persone hanno “giocato” con l’installazione in tutti i modi possibili: usando la propria voce, battendo le mani, hanno ballato, hanno collegato i propri smartphone e lettori mp3 all’impianto audio per vedere come la propria musica avrebbe trasformato le lampade, qualcuno ha anche cantato.
Poi abbiamo coinvolto nel progetto anche il musicista Enrico Falbo che ha appositamente realizzato una suite di musica elettronica per cuHop.
Attraverso i social network abbiamo dato a cuHop una vita anche al di fuori dello spazio fisico in cui era confinata l’installazione creando un racconto surreale, #leavventuredelpiccolocuhop, che percorre ora gli imprevedibili rivoli della rete.
Pamela Pepiciello