Cuore o “Non Cuore” di Mamma
Sarebbe stato semplice forse parlare del legame più bello ed antico quanto il mondo , quello madre-figlio, ma sicuramente una chiave di lettura scontata non avrebbe mai potuto reggere ad un evento siglato da Massimiliano Gioni, 42 anni, direttore artistico della Fondazione Nicola Trussardi e del New Museum di New York. Un percorso con più ombre che luci, dalle veneri paleolitiche (gli idoli primitivi dell’archivio Olga Frobe-Kapteyn)al pancione retato di “The reticent child” di Louise Bourgeois, in un manifesto sulla maternità voluta o denigrata, sulla mamma o sulla matrigna, attraverso le pance in crescita di 127 artisti internazionali, passando in rassegna le diverse interpretazioni dell’ideale umano di nutrizione o di fame. Un grembo gigantesco che pervade tutto il Novecento, attraversando stagioni e culture diverse per rivelare difformità, ma anche somiglianza inaspettate,nella rappresentazione dell’origine della vita, della donna, del femminile. Il Comune di Milano e la Fondazione Nicola Trussardi sono unite in questo intento a Palazzo Reale di eviscerare la vita colta nella sua origine. Una mostra originale che intreccia arte, sociologia, psicologia e tutte le altre dimensioni del sapere. Come in un grande album di famiglia -spiega Massimiliano Gioni – la mostra raccoglie immagini e ritratti che raccontano avventure esistenziali nelle quali la storia ufficiale si intreccia alla biografia personale. Da molte opere in mostra emerge un’immagine molteplice della madre, lontana dagli stereotipi più abusati: è il lato più oscuro, quasi lunare della maternità che molti artisti riproducono nelle loro opere.
LA MOSTRA
Ad accogliere il visitatore nella prima sala però c’è l’immagine più rasserenante e poetica dell’intera esposizione: “La Mangiatoia” di Gertrude Kasebier dove si richiama la divina maternità, in una scena dallo sfondo povero che stride con l’impalpabile levità e con candore del velo e delle vesti, senza macchia di peccato. Si prosegue poi con “Concetto spaziale” di Lucio Fontana, con i lavori di Sigmund Freud come “Edipo risolve l’enigma della sfinge”, e poi “La donna e La sfinge” di Edward Munch ed il famoso “Ritratto della madre” di Umberto Boccioni. Si parla delle passioni col “Manifesto Futurista della Lussuria” la denuncia del disprezzo della donna nel Futurismo ad opera di Valentine de Saint Point, fino ad arrivare ad Emma Kunz con “Opera n.086″ e a Carol Rama con “Appassionata”. Si parla di politica con il materiale documentale sulle Suffraggette nella stessa sala in cui è posto il “femminile non umano”, cioè la macchina, con la ricostruzione della stessa in base al racconto di Franz Kafka “La colonia penale” realizzata per la mostra “Le macchine celibi” , curata negli anni Settanta da Harald Szeemann.
Si prosegue poi con Man Ray, Marchel Duchamp, Salvador Dalì , con “La cerva ferita” di Frida Kahlo e con un delizioso lavoro di Leonor Fini “Stryges Amaouri”, vero colpo di classe del curatore. Da qui in poi si penetra nella parte più forte e tormentata della mostra come l’installazione a dir poco sconvolgente di Nari Ward “Grazia meravigliosa” tra passeggini dismessi e manichette antincendio, con una passerella spostata a sinistra volutamente sconnessa.
E così via con i lavori di Sarah Lucas,Kara Walker, Anna Maria Maiolino, Alice Neel,Cindy Sherman, passando per il Fascismo e gli anni Settanta, tra le parole sessualità, procreazione, maternità e aborto. In tanta denuncia, in tanto dolore, passando anche attraverso il cranio calvo di una donna malata di tumore o passeggiando a lato dell’installazione di una culla arrugginita con uno stupido bambolotto al suo inerno o ancora alle rappresentazioni più svariate e a volte brutali delle parti femmili, si raggiunge un lido di piacevole lirismo con i lavori di Rineke Djikstra dove le donne vengono ritratte nude appena dopo aver partorito con i bambini in braccio e sguardi intimamente penetranti. Si vaga così, per un tempo indefinito, vista la vastità della mostra, in un altalernarsi di emozioni, fino a Catherine Opie con “Autoritratto/Pervertita” dal linguaggio visivo che incenerisce tipico delle “Riot Grrrl” primi anni Novanta.
FOCUS DI BEATRICE TRUSSARDI
Come dichiara la stessa Presidente della Fondazione Trussardi “tra gli aspetti emersi dalla ricerca per la mostra, la figura della Grande Madre ritorna come evocazione di forza. E’ la potenza creatrice legata alla natura e alla terra: un potere infinito, che accoglie ed indirizza risorse molteplici alla ricerca di un equilibrio armonico tra gli esseri umani. Il principio da cui nasce tutto e a cui tutto si riconduce. La definizione di questo archetipo ci consente di vedere la figura femminile da altre angolazioni e di comprendere i valori universali che ha sempre espresso nella storia dell’umanità: l’ascolto, l’accoglienza, la trasformazione. ”
Forse una curator -donna avrebbe esplorato di più il lato accogliente, avrebbe fatto meno scalpore, ma sarebbe stato più difficile da narrare.
Giulia Cassini
La Grande Madre, Palazzo Reale, Milano
dal 26 agosto al 15 novembre 2015
Orari: lunedì dalle 14,30 alle 19,30; martedì, mercoledì, venerdì e domenica dalle 9,30 alle 19,30; giovedì e sabato dalle 9,30 alle 22,30
Ingresso: intero 12 euro, ridotti vari
Info:www.fondazionenicolatrussardi.com tel. 02 8068821