Sabatina Napolitano, due parti di una scrittrice intensa: la poeta e la narratrice
Sabatina Napolitano è una scrittrice, critica e poeta che ha pubblicato il suo esordio per la narrativa a trentadue anni. In questa intervista risponde ad alcune domande per noi.
Sabatina, lei ha pubblicato “Origami”, il suo esordio per la narrativa a trentadue anni. La ritiene una età giusta per esordire nella narrativa?
Probabilmente si tratta di un esordio un po’ tardivo. Prima del romanzo ho scritto vari libri di poesia e lo studio mi ha impiegato molto tempo. Al momento mi ritengo una persona libera di pensiero e libera di esprimere le opinioni che voglio (lecite, naturalmente) e gestire la mia vita. Ad esempio nutro un profondo imbarazzo quando sui social vedo gli scrittori fare delle manovre per attirare la mia attenzione in modo indiretto e tra l’altro sbagliando clamorosamente. Sono schietta e franca e non trovo per nulla seduttivo un uomo che fa comunella con chi è mio antagonista e rivale, per giunta se lo fa marcando dei riferimenti. La credo una operazione fallimentare per attirare la mia attenzione e che inevitabilmente produce e induce da parte mia il blocco dai social preferendo le reazioni radicali. Questo per spiegare che mi sento una autrice libera, sono pronta ad andare avanti con fermezza ma senza ipocrisie. Esistono svariati “noi” a cui ci si arriva dopo anni di attività tra scrittori e poeti e intellettuali, e si può scegliere anche il “noi” così come l’us che preferiamo. Tutti collaborano con tutti ma è più gentile e proficuo collaborare profondamente con le persone con cui entri in un feeling, non si può appartenere a tutto mi sembra realmente impossibile.
Gli approcci sono diversi, ma questo dipende da scrittore e scrittore. “Origami” è stato un azzardo ma probabilmente ho avuto coraggio. Ad oggi penso si possa palesemente trattare di una prosa già conosciuta (ho abituato i lettori a leggermi dalle recensioni), incisiva. Il romanzo non è banalmente solo un accurato intrigo della famiglia Miso ma è la confidenza di un sogno. Il narratore è esterno, parla in terza persona, ma tutto viene riportato come l’avventuroso sogno della protagonista. Ho esordito per la poesia troppo presto, a vent’anni e non sapevo che esistevano dei premi specifici per le opere prime per la poesia. Tutta la mia carriera è stata scandita da episodi che, col senno di poi, non riesco ad analizzare con puntualità, mi manca ancora attraversare l’esordio nella saggistica e anche in quel caso si tratterà di vincere diversi ostacoli. Ad oggi sostengo che solo il lavoro paga. È tra i miei obbiettivi scrivere regolarmente per un giornale, lavorare con una scuola di scrittura. Insomma lavorare della penna. Ci sono talenti che per la vita sono tagliati alla dimensione degli scrittori, ma alla fine, non si può fare di questi discorsi pubblici perché tutto ruota intorno alle forze. Il pesce grosso mangia il pesce piccolo e le scrittrici arrivate stiamo ben certi che soffocano, uccidono, se possono demoliscono quelle che hanno pubblicato con percorsi più difficili e sofferti. Mi chiedi il perché? Be’ non c’è un perché è nella natura dell’uomo (e quindi soprattutto delle donne) essere competitive e malvagie. La cattiveria è una delle caratteristiche che ho riscontrato nel mondo letterario come più urgenti. Il pesce grosso mangia il pesce piccolo, è una legge. Diversamente da come mi comporto e mi comporterei io in una posizione di potere: tenderei ad essere regale senza imporre una forza brutale contro chi è oggettivamente rispetto a te legato a possibilità minori. Ecco la strategia della cattiveria non solo è palesemente malvagia (ma tutti fanno finta di niente) ma è anche fuori luogo. Per lo meno, ragiono così. Non mi piace imporre delle forze, mi ruba tempo, studio e capacità speculativa ma nonostante questo se non imponi delle forze sei tagliato fuori e inevitabilmente lasciato a morire (prima spiritualmente e poi addirittura fisicamente). Senza la perversa logica del clan sei nulla. Ecco, io probabilmente ho sempre sbagliato e mi sono sempre comportata in modo poco furbo, questo è un male, l’ingenuità è il più grosso pericolo per chi voglia vivere di scrittura. Direi più giusto considerare che la cattiveria è poco interessante (soprattutto se viene dalle donne) mentre l’ingenuità è una delle propensioni più pericolose. Sono stata ingenua per quello che credevo amore per molti anni, e questo errore l’ho compiuto ogni volta che mi sono innamorata poi chiaramente subentra il desiderio di interrompere quella ingenuità per sentimenti diversi. Quando mi trovo a considerare che esiste un uomo veramente bello, nobile, preparato e sofisticato, elegante, nutro dentro di me una profonda invidia per sua moglie o per la sua compagna (se ne ha) e dio solo sa quanto avrei voluto essere al loro posto in vite parallele. Dio solo sa quanto avrei desiderato vivere questo decennio di scrittura senza disagio ma con un uomo stimabile e perfetto. Il problema dove è stato allora? Sicuramente nella gestione dei desideri. Ora ritengo volgare e brutale la cattiveria e la perfidia mentre prima mi sembravano caratteristiche da includere negli intellettuali per non essere ingenui. Mi piacerebbe molto dedicare la mia vita a un uomo intellettuale ma profondamente buono e altruista come Gustavo. Dopo una vita di stenti e sbagli sarebbe la grazia più bella oltre che quella del successo di “Origami”. Forse il successo del romanzo può come venire dai sentimenti di un uomo buono che vuole salvarmi la vita. Forse è proprio un mio Gustavo a potermi salvare: a farmi uscire dall’isolamento, a darmi una vita normale a raccogliermi come dopo l’ennesimo disastro. Si ha il bisogno di essere salvati e nella vita si incontrano uomini generosi capaci a salvare. Sarei una ipocrita a non dichiarare che desidero a 33 anni essere salvata, lo desidero ardentemente e lo dichiaro apertamente. La scelta è profonda e appartiene all’ambito della salvezza, se “scegli me” sei salvo e salvi te stesso. Lo slogan come il motto potrebbe essere “sceglimi per salvarti”, “scegliamoci per salvarci”. Quando un uomo è buono il suo carisma fa luce su tutti ma questo non vuol dire che non sia dotato di una estrema carica sentimentale, erotica e una grande intensità e tenerezza, è veramente come un valore da difendere.
Cosa pensi di desiderare con la pubblicazione del romanzo?
Tutto ciò che desidero lo esprimo in maniera evidente anche sui social. In una ottica molto lungimirante mi piacerebbe incontrare le grandi autrici come ho scritto da anni: la Reza, Atwood, Ernaux e tante altre. Mi piacerebbe presentare alle città che ho indicato nel tempo per “Origami” come Torino, Milano, Oristano, Siena, Bologna, Firenze, Lugano, etc. Mi piacerebbe che “Origami” diventasse un film o una serie televisiva. Mi piacerebbe finalmente leggere la rassegna stampa per “Origami” completa sui giornali, come per tutti. Mi piacerebbe che “Origami” venisse tradotto in 25 lingue. Mi piacerebbe molto andare a Venezia per una occasione letteraria e dio solo sa quanto io prega per questo e da quanti anni con tutta la mia anima e con tutto il mio sangue. Mi piacerebbe molto anche visitare la Svizzera, tutte le città in particolare Losanna e Ginevra. Al momento vivo una fase estremamente delicata della mia vita perché esco da un innamoramento molto sofferto per me (a questo uomo avrei addirittura desiderato dare un figlio vero, per amore!) mentre ad oggi ritengo che non si può amare un uomo che non ti è accanto quanto sei meno bella. Non si può amare qualcuno che conosce solo i termini del potere e della forza: ormai ho 33 anni per esigenze fisiche e mentali, dopo tutte le umiliazioni subite (senza che io abbia potuto opporre una forza) desidero visceralmente un po’ di tenerezza, di comprensione. È un momento di crisi, ma fortunatamente c’è sempre qualcuno che può tenderti una mano, può volerti un bene sincero. Certo molti lo fanno per interessi, di volere bene o fingere il bene, nel mio caso si tratta di interessi lavorativi, ma altri possono volermi del bene semplicemente perché la vita con loro è stata per dei versi più fortunata. Aiutare qualcuno a sollevarsi è sempre un atto nobile. Non so perché mi innamoro negli anni con accanimenti così profondi. Riesco a tollerare delle emozioni sadiche e profondissime che non abbiano uno scopo preciso. Probabilmente uno dei miei più grandi errori è stato quello di non essere capace a vivere passioni nutrienti e positive ma spesso disperate e destinate al fallimento e quasi sempre mentali per lo più. Dicono spesso “troverai la persona giusta” in parte è la frase che condisce e consolida anni di teorie sentimentali. Il punto è “dopo aver sofferto così tante umiliazioni continui a credere nell’amore?”, “sì” perché sono una persona ardente e romantica, amare è una condizione per esistere a priori. Per certe passioni sei nell’inferno e non te ne rendi neppure conto, lo sai fare dopo, quando la simbiosi non esiste più e tende a scomparire. L’esperienza e la maturazione credo porti a delle idee precise: come il desiderio della bontà, della saggezza, della luce. Questi istinti portano a un tipo di grazia che è quella di cui desidero avvolgermi per sopravvivere e vivere insieme a tutti meglio, forse
Per lei che è così romantica quanto è importante la passione?
La passione nella vita è un elemento fondamentale se non l’elemento più importante. Quando siamo avvolti da quella sensazione di ispirazioni, di calore, di intorpidimento è così estasiante che ci manca quando poi le cose della vita ti prendono e levano spazio a quella contemplazione così ispirata dall’abbandono. Prolungare quella sensazione d’abbraccio e di bacio, di lingue a contatto miste alla saliva ecco quello è un senso della vita. Il vino sta proprio nel far durare quel piacere. Il vino sta anche in quel viaggio di ritorno da una esperienza così intensa e straordinaria che è come poter dire finalmente “ti amo” con tutta l’anima e tutta la mente: pensiero, spirito e corpo.