Paolo Fittipaldi il sanremese (Sanremo, 8 febbraio 1974), Paolo Fittipaldi l’autore, per tutti “il Fitti”. Tra le sue ultime creazioni “Vorrei un tatuaggio color carne” edito da Mondadori con l’evoluzione del tattoo dal gesto di sfida dei post sessantottini alla ricerca di una raffinata identità sulla pelle degli anni Duemila tra spassose testimonianze, circa settecento impromptu reali, fondati, testati nel suo peregrinare ed uno spaccato sociopsicologico da far impallidire Freud. Ma più di tutto “il Fitti” è autore televisivo per Camera Cafè (Italia 1), Piloti (Rai 2), Colpi di Sole (Rai 3), Victor Victoria(La 7), Copernico (Sky Comedy Central), per teatro e per il web.
UNA CHIACCHIERATA CON “IL FITTI”
Hai passato tanti anni allo Stabile e hai portato al Teatro della Tosse di Genova lo spettacolo “Vai che sei forte” che hai scritto con Marco Arena, hai vinto il Premio Fersen per la nuova drammaturgia italiana col testo teatrale in atto unico Armaville e si potrebbe continuare a lungo, ma quanto ha significato per te il teatro e quali sono i tuoi modelli ancora oggi?
“In realtà non ho lavorato allo Stabile ma i primi passi li feci da attore proprio con insegnanti provenienti dallo Stabile, in uno dei primissimi (anzi forse proprio il primo) laboratori teatrali della provincia di Imperia. Il bellissimo Diavolo Rosso di Porto Maurizio, locale che non esiste più da anni se non nel mio cuore..Questo mi cambiò molto. Il teatro è stato tutto per me, non che volessi diventare un attore famoso, ma da ragazzo mi salvò letteralmente la vita dandomi uno scopo, una passione, un divertimento unico. Poi ho continuato a fare qualcosina. In Nuova Zelanda ad esempio facevo le comparsate in serie tv americane o pubblicità. Adesso invece faccio video comici per il web (non vorrete mica perdervi il mio alter ego Gianni Brown), per la mia pagina facebook o per la pubblicità quando capita. Ho scritto solo due cose per il teatro ma tutte e due hanno vinto dei premi importanti. Ci terrei molto a vedere la messa in scena di “Armaville” poiché è un testo (che ho ampliato facendolo diventare un tre atti più epilogo) molto dissacrante e divertente sulla cementificazione selvaggia di Arma di Taggia che fa molto riflettere. Anzi se qualcuno legge e raccoglie la sfida mi contatti!!!”

Da “L’apprendista viaggiatore” a “Vorrei un tatuaggio color carne” senti che sono passati pochi anni o un’eternità? Cosa è cambiato?
“Di anni ne sono passati tanti. L’Apprendista (che è introvabile) nacque da uno sfogo, avevo studiato recitazione e le basi della drammaturgia, ma non avevo le tecniche di scrittura, era puro istinto. L’anno successivo divenni collaboratore di Beppe Tosco (autore di Luciana Littizzetto e dei più programmi tv più belli di sempre) e lì cominciò tutto. Iniziai a lavorare come facevano una volta i garzoni di bottega: mazzate sulla schiena, copioni in faccia, il tutto condito da occasionali parolacce e crolli di autostima. Crolli che persistono tutt’ora tra le altre cose…Sì, sono passati secoli. E’ cambiato molto, dieci anni fa la tv era ancora attiva, anche se in fase decadente; producevano programmi, serie italiane, sitcom. Oggi è più complicato. Ci sono pochi soldi, pochi programmi e purtroppo sempre le stesse facce, ma in più, si sono aggiunti 60 milioni di scrittori, autori, film maker, documentaristi, sceneggiatori, musicisti, dj, cantanti, blogger, copy… devo continuare? Ma sì, oggi tutti gli italiani fanno questo mestiere. Anche il panettiere sotto casa mia a Milano, tra una rosetta e un filoncino ci infila una battuta che si rivende al mercato nero dei comici o su Facebook. Tanto che ci vuole a fare ridere… o no?”

E cosa di te non cambierà mai?
“Sono un buono e temo non cambierò mai. Se vuoi fare il mio mestiere credimi, non è una qualità. Ti scambiano per un bonaccione. Hai presente il bellissimo film “Un giorno di ordinaria follia?” Ecco, per non arrivarci, bisognerebbe dosare bene bontà e bastardaggine, ma ahimé, non sono un chimico.”

Torni spesso a Sanremo? Cosa ti manca e cosa non ti manca della tua città natale?
“Ad Arma e Sanremo ho la famiglia e gli amici più cari quindi torno spesso, anche se dopo qualche giorno patisco. Non voglio scendere nei particolari perché preferirei un contradditorio pubblico (con gli amministratori… Che sogno!), ma soffro molto nel vedere la mia provincia soffocata dalla noia, dal cemento, dal cattivo gusto e dal menefreghismo, perché noi gente di Riviera, non siamo così! Spero si realizzi un folle progetto (che non anticiperò neanche sotto tortura) che porterà una frizzante novità in provincia. Servono supereroi!”

Ora un po’ di gossip, vivi da solo o sei sentimentalmente impegnato?
“Ho la fortuna di aver incontrato una persona speciale, è una ex comica genovese che qualche anno fa spaccava di brutto in tv (come si dice su a Milàn!), Roberta Pacini era una dei Quellilì – Valleluja. Quella di “Grazie, Signore grazie!”. E non posso che ringraziare anch’io. Con lei le risate non mancano mai, anche se a volte “faccio brutto” (come si dice sempre su a Milàn!). Cerco di convincerla a tornare sul palco da solista, ma non c’è storia. Che fatica!”

In “Baciato dal sole”, una delle ultime fiction Rai, i protagonisti sono gli autori, il sottofondo che anima la macchina televisiva, tu che ormai sei un veterano come funziona questo mondo? E’davvero così cinico?
“Non ho visto la fiction cui ti riferisci, ma posso immaginare. Gli autori SONO la tv. Questa cosa è sempre stata difficile da far passare al pubblico. I presentatori, gli attori, gli ospiti ecc… leggono o imparano cose scritte da altri! E vi svelo un segreto… alcuni autori ufficiali hanno gli autori non ufficiali! Una sorta di matrioska delle idee. Dentro una testa, ce n’è un’altra che ne contiene un’altra. Le teste ovviamente non sono tutte uguali. C’è che si prende la torta, c’è chi raccoglie le briciole. Ma è la vita, non ho mai visto nulla funzionare diversamente. In altri paesi però dopo un po’ solitamente ti aiutano a crescere se vali e le possibilità arrivano sempre, in Italia è un po’ più complicato. Per tanti motivi. Troppi. Comunque sì, è un mondo che mette alla prova. Il cinismo però è ovunque, non solo in tv. Non è tanto questo ciò che mi spaventa, è l’egoismo che mi terrorizza”.

Se potessi lasciare una risata amara ai tuoi fan attraverso l’Eco della Riviera che diresti per salutarci?
“Fan? Ahahaha. Questo fa ridere me, non sapevo di averne. Va là! Ti sei salvata in corner. Questa storia dei fan, cancella la brutta storia dell’età di inizio intervista.
Battuta amara o no… Una testa rotta è sempre una testa rotta (citazione che molti riconosceranno se siete bravi). Ridere fa bene, è l’unica arma che colpisce sempre nel segno.
Vi lascio con un’altra citazione, vediamo chi la riconosce: “Ridi e il mondo riderà con te, starnutisci e piangerai da solo sulle macerie!”
Giulia Cassini

Taggato come: Arma di Taggia • intervista Paolo Fittipaldi • milano • paolo fittipaldi • sanremo • Vorrei un tatuaggio color Carne
 

Comments are closed.