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La Fondazione si anima con eventi di primo piano grazie all’impegno del Presidente Gaetano Giacomelli.
Se fosse un’opera teatrale sarebbe “Le jeu du massacre” di Jonesco ( per cui realizzò le scenografie e i costumi), se si identificasse con una composizione risuonerebbe la “Danza Macabra” di Saint-Saëns o l’ipnotica “Danza del Fuoco” di De Falla (interessante accostare a questi brani per esempio le sue variopinte falene che si specchiano una fronte all’altra, danzanti all’unisono -tempera su tela 2011 cm 212×189), ma per le arti visive eternamente era e resterà sempre inimitabile, rappresentando una sfera autre, un linguaggio compositivo che ha parecchi seguaci ma nessun grande influencer, nessun maestro di cui essere completamente figlio.

C’è chi lo paragona a Bosch, a Brueghel, ad Ensor, chi ne accentua il tratto onirico, chi la fantasia delirante e surrealista, chi semplicemente si inchina alla sua sconfinata cultura e al suo estroso modo di comunicare con un tratto, con un colore, con un’impronta segnica, a volte anche solo con una fotografia, come la sottoscritta. Come si legge nel volume “La città magica. Arte surreale e fantastica” di Melotti e Munari “viene da paragonare questo artista a un frequentatore di cripte della controriforma. Egli evoca spettri di santi e beati, di megere e di vergini che giacciono mummificate in bare di cristallo costellate di gemme per immetterli nei giardini incantati abitati dall’unicorno.

Non si tratta comunque di un atto di redenzione: quei giardini si trasformano tosto nelle priginioni della dannazione perpetua, nel disfacimento che ogni destino accomuna. In questa kermesse dell’agonia, la Morte si abbiglia sfarzosa per rammemorare l’antico monito:pulvis et nihil.”

Parliamo di Enrico Colombotto Rosso, genio visionario e potente nativo di Torino (1925) da madre toscana e padre ligure, recentemente scomparso(2013), già protagonista alla grande mostra di Vittorio Sgarbi “Il Male. Esercizi di pittura crudele” e a “L’inquietudine del volto. Da Lotto a Freud, da Tiziano a De Chirico” , alla personale “Enrico Colombotto Rosso.

Ceramista svelato” nelle sale savonesi di Palazzo Gavotti, all’antologica del Panorama Museum in Germania, solo per citarne alcune tra le innumerovoli che sono passate alla storia nel panorama internazionale della critica.

Oggi Enrico Colombotto Rosso rivive non solo nelle sue opere, ma nella sua casa-museo di Camino, nella calma ovattata del Monferrato più sincero, nelle sue sale curate e rispettosamente riportate alle condizioni ottimali dal Presidente della Fondazione Enrico Colombotto Rosso Gaetano Giacomelli che ha profuso lavoro, mezzi economici e perizia in una ambizione encomiabile: quella di far conoscere questo genio a chi ancora non vi è entrato a contatto e quella di tener vivo il ricordo tra i suoi proseliti. Del resto Colombotto Rosso è una fede contemporanea, è una costruzione intellettuale della realtà e della morte, che affronta i grandi misteri della vita e del trapasso con disincanto, ma con una liturgia tutta particolare, con comandamenti a cui resterà sempre fedele.

Non una semplice casa-museo la sua, e si capisce subito dall’ingresso con gli attrezzi agricoli del Novecento frammisti alle antiche statue in pietra, con i monumenti funebri che trovava alle fiere di antiquariato, con la cartellonistica proveniente dalle sue mostre più riuscite, con le porte dipinte da lui e popolate di presenze immaginifiche, e così una stanza dietro l’altra zeppe fino al soffitto di quadri, di oggetti, di manichini, di marionette, di uova, di pellicce, di campanelle, di gatti, di libri, di riviste illustrate, di appunti e schizzi figli del suo furore intellettualistico, di fotografie degli amici, di Anna Magnani, di Leonor Fini, di Stanislao Lepri, di K.A. Jelenski. Vere wunderkammer nel significato più autentico della parola.

In queste sale una felice contaminazione: fino al prossimo 4 ottobre è Davide Becchio, in arte “Vischio blu”, a presentare “La Bellezza dell’Inerzia” , per ridonare vita a ciò che non ha più una propria autonomia d’essere attraverso vanitas e ossimori, tra ingranaggi della mente e orologi solo apparentemente fermi, e ancora tra le ali di una farfalla ad accarezzare armoniosamente un teschio, in bilico costante tra la lievità della vita e la potenza sovrannaturale della morte. Nulla è lasciato al caso: ogni particolare viene analizzato e minuziosamente studiato nei dettagli. Davide Becchio è già apprezzato dalla critica e sempre di più sulla scena della grande arte: le sue creazioni saranno protagoniste di un film documentario che verrà realizzato in questo periodo a New York in collaborazione col regista statunitense Ronni Thomas e a novembre esporrà a Parigi.

Ma torniamo alla Fondazione Enrico Colombotto Rosso: come ricorda Giacomelli dal 24 maggio al 7 giugno alla Locanda del Rubino verranno esposti i famosi “gatti” a china del maestro in una mostra imperdibile, quindi tra i prossimi appuntamenti il 16 e il 17 maggio 2015 dalle 14,30 alle 18,00 apertura per la Manifestazione “Riso e Rose” in collaborazione con il Comune di Camino e di Pontestura, da maggio ad ottobre 2015 presso il Castello di Colcavagno esposizione delle opere di Enrico Colombotto Rosso, in collaborazione con la Fondazione Paolo Ferraris (info all’indirizzo info@fondazionepaoloferraris.it) , da luglio ad agosto 2015 a Nonza in Corsica la mostra fotografica “Leonor Fini ed Enrico Colombotto Rosso in vacanza” in collaborazione con la Fondazione Enrico Colombotto Rosso e la Galleria Minsky di Parigi.

Si rammenta inoltre che la casa museo di Camino aprirà al pubblico nelle seguenti date:7 giugno 2015 10-12,30 e 14,30-18/ 5 luglio 2015 10-12,30 e 14,30-18/ 2 agosto 2015 10-12,30 e14,30-18/ 6 settembre 2015 10-12,30 e 14,30-17/ 4 ottobre 2015 10-12,30 e 14,30-17 a cui seguirà concerto nella Chiesa Madre di Camino del gruppo “Madrigale”.

Giulia Cassini

 

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