Fabio Fognini, der kaiser
Il primo urlo di Fabio, lanciato da Stoccarda dopo la palla vincente contro il beniamino locale Philipp Kohlschreiber, ed il secondo, esploso 7 giorni dopo all’ATP di Amburgo contro l’argentino Del Bonis, fresco della vittoria su Federer, sono arrivati con il fragore del tuono ad Arma e Taggia dove i suoi amici, i fedelissimi sostenitori ed ammiratori di sempre, erano rimasti incollati davanti al televisore sino all’ultimo set, sino all’ultimo respiro. Due urli liberatori, misti a gioia, commozione, abbracci, brindisi, orgoglio italiano, lacrime. Per Fabio Fognini, per papà Fulvio, mamma Silvana, la sorella Fulvia, per Arma e Taggia il comune dove è nato e vive, per tutti gli sportivi, gli amanti del tennis due giornate straordinarie, eccezionali, storiche. Finalmente, dopo tanti sacrifici, sono arrivati i primi titoli Atp per Fabio Fognini. L’azzurro di Arma ha vinto entrambi i tornei sulla terra rossa di Stoccarda e di Amburgo. Prima battendo in finale il tedesco Philipp Kohlschreiber, seconda testa di serie del torneo, in tre set: 5-7 6-4 6-4. Poi, la domenica successiva all’ATP di Amburgo, vincendo contro l’argentino Del Bonis. E’ la prima volta in assoluto che un italiano si impone in 2 tornei tedeschi che hanno applaudito campioni del calibro di Nadal, Del Potro, Coria, Kuerten, Muster. E’ vero che già nel 1977 in altro italiano, Bertolucci, vinse anche lui ad Amburgo, ma a differenza di Fognini non aveva fatto anche il bis all’ATP di Stoccarda. Fabio con queste due vittorie strepitose e meritatissime non solo fa un balzo nella classifica mondiale dei migliori giocatori di tennis passando nel brevissimo spazio di una settimana dal 31° al 19°posto, ma dimostra che con la testa giusta 26 anni non sono troppi per cominciare a vincere, dimostrare di essere veri campioni.
Tra i super tifosi liguri di Fognini, (è anche buon giocatore di tennis) l’ex sindaco di Ospedaletti Flavio Parrini che ci ha inviato una foto particolare di Fabio, allora tennista in erba, ma già vincitore alla grande di un importante torneo interregionale Under 12 organizzato nella Città delle Rose. r.b.
Paese che vai tennista che trovi. Ogni nazione ha un campione che più di tutti entra nell’immaginario collettivo, vuoi per il carattere vuoi per il palmares il nostro è sicuramente Fabio Fognini, di Arma di Taggia, per tutti il “Fogna”, come è benevolmente chiamato nell’ambiente. Un talento scoperto nel 2007 dal brillante coach Leonardo Caperchi quando muoveva i primi passi sulla terra (rossa!).
Qualche domanda fuori dagli schemi per conoscerlo meglio prima delle vittorie e delle medaglie di questa estate.
Il posto della Liguria che ti porti nel cuore e perché: sicuramente Arma, ci sono nato e cresciuto e lì ho ancora tutti i miei affetti: i familiari e i miei amici d’infanzia.
La tecnologia che ti semplifica la vita anche in vacanza: non mi stacco mai dal mio blackberry. Non potrei vivere senza Internet, essendo fuori casa, ci sentiamo regolarmente sul pc.
Il tuo allenamento tipo e quanto conta il tuo coach: mi alzo alle 8:30/9:00 sono un pigro, ammetto che mi piace svegliarmi con calma e finire la giornata tardi. Colazione, mi preparo la borsa, e vado al lavoro. Due sessioni giornaliere di tennis, (quando non ho la partita) e una sessione di preparazione fisica accompagnata dal lavoro giornaliero del mio fisioterapista. Il coach è importante, ma sta al giocatore fare il salto di qualità, se ha le doti tecniche, mentali e fisiche. Sto lavorando ancora molto sia sul piano mentale che tecnico.
Il tuo mito e un mito che invece ti ha deluso: mito Usain Bolt, uno che mi ha deluso?! Non mi sarei mai aspettato così Agassi.
Il tennista più antipatico: in campo non ci sono amici, siamo tutti nemici, giochi per te stesso, e dai il meglio per poter vincere.
L’ultima cosa che hai comprato: un biglietto aereo per Barcellona, per me e la mamma, ho da fare alcune visite, allora ha preferito accompagnarmi.
Il tuo rito prima di scendere in campo: riti particolari nessuno, anche se bene o male si fanno sempre le stesse cose prima di scendere in campo. Il mio portafortuna è un braccialetto che mi ha regalato Giugiu a Buenos Aires, e ce lo abbiamo uguale, io, lui, la mia fidanzata e mia sorella. C’è scritto: “Pensa en positivo”, nei momenti in cui le cose vanno male, lo leggo per vedere se ne esco fuori.
Dopo la continuità e la qualità del tuo tennis dimostrata anche sui campi di Monaco (in particolare nella secca vittoria contro Berdych, numero 6 del mondo) qual è la tua prossima sfida e in cosa pensi di poter ancora migliorare? Non ci sono sfide. Devo lavorare duro e cercare di migliorare giorno dopo giorno. A Wimblendon non ho espresso il mio miglior tennis, ma l’erba è una superficie strana, unica.
Il tennis è davvero popolare in Italia o è ancora elitario? Non è così popolare in Italia, lo sport più seguito qui è il calcio. Però rispetto ad una volta è cambiato.
C’è una cosa in particolare che hai davvero imparato dai tuoi genitori e da tua sorella Fulvia? Sono un ragazzo semplice e questo lo devo alla mia famiglia. Anche se lo so, in campo, non sono simpatico, “ mi trasformo in una belva”, ma molti nemici molto onore.
Il campanello d’allarme che ti fa dire di una ragazza che non è quella giusta: La simpatia.
Cosa vuoi dire ai lettori de L’Eco: “Amatemi o odiatemi”.
Giulia Cassini