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Eros e Thanatos a Palazzo Ducale

Fino al prossimo 6 gennaio 2015 a Palazzo Ducale è visitabile ad ingresso libero la mostra di Franco Fontana “Vita Nova” di Sabrina Raffaghello: il progetto è realizzato dall’artista ottantenne, celebre per i suoi ritratti di nudi femminili, in un periodo spartiacque per la sua maturità artistica- tra il 2010 e il 2013- fotografando nel cimitero di Staglieno un corpus di monumenti ottocenteschi degli scultori Monteverdi, Bistolfi, Benetti, Cevasco, Orengo, Rota e Villa. Il suo stile si precisa attraverso superfici nitide e un uso sapiente del chiaroscuro che ne esalta la figurazione. Gli esiti più riusciti della sua ricerca si caratterizzano infatti per un rigoroso senso classicheggiante e per una monumentalità statica di gusto arcaicizzante. L’impronta che codicizza i suoi lavori è il tema della “bellezza” della morte, vissuta con dolorosa rassegnazione e con fissità a spiegare il mistero dell’eternalità dello spirito sulla caducità dell’esistenza, indagando inoltre in 40 scatti in bianco e nero, un delicato rapporto: quello tra Eros e Thanatos. E’ infatti anche attraverso la suadente armonia dei corpi e la marcata e voluttuosa estetica degli stessi che le statue restano imperiture e in qualche modo vive e vibranti per sempre. Come dichiara Franco Fontana “mi hanno chiesto di fotografare il cimitero monumentale di Genova. Ho accettato la sfida, ma mentre scattavo mi rendevo conto che non stavo realizzando il mio stile. A un certo punto vedo dei bassorilievi di un erotismo spaventoso, in cui c’era tutto tranne che la morte. O meglio, a metà tra amore e morte, Eros e Thanatos. Da qui l’idea di Vita Nova, una sorta di Antologia di Spoon River a Staglieno. Un po’ richiamano i miei nudi, tanto sembrano vivi, e tanto i miei nudi sono classici. L’effetto solarizzato, simile alle rayografie di Man Ray, è dovuto allo strato di polvere che ricopre le statue. Del resto la fotografia creativa non deve riprodurre ma interpretare rendendo visibile l’invisibile. La forma è la chiave dell’esistenza, ed io cerco di esprimerla fotografando lo spazio, in correlazione con le cose coinvolte in esso. Lo spazio non è ciò che contiene la cosa ma ciò che emerge in relazione della cosa. Tutto ciò che ci circonda può venire ripreso per essere testimoniato con significato”.
Giulia Cassini
FOTO Cirio

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