Gli Zen Circus dal palco di Rock in the Casbah di Sanremo a quello dell’Ariston
Sanremo. Dal testo di una canzone alla realtà dei fatti è questo che si potrebbe pensare nel caso degli Zen Circus che nella canzone i “Qualunquisti” il festival ammettevano di guardarlo e che quest’anno sul palco del Festival sono in gara con il brano “L’amore è una dittatura”. Lo calcheranno e ben bene quel palco in una situazione di maggior “comfort” rispetto agli altri che negli anni in Italia hanno dovuto calpestare, palchi meno delicati e luccicanti dell’Ariston ma più ruvidi, più aspri e forse più sinceri: quelli dei centri sociali, dei Festival di Musica, da una parte ad un’ altra dello stivale, per farsi conoscere e apprezzare dai tantissimi ragazzi e ragazze che amano i live, i concerti dal vivo. Un successo guadagnato sul campo con sudore, passione e professionalità, soprattutto cercando di creare un rapporto quasi diretto con i loro ascoltatori. Nella maggior parte dei testi degli Zen si “disegna” un affresco quasi universale e di rara potenza di ragazzi eroi e ragazze eroine, raccontando la solitudine e il senso di impotenza e disagio che può unire più che dividere per reagire contro la paura, e il senso di inadeguatezza insito nell’essere umano. 20 e più gli anni di carriera alle spalle della band toscana che in realtà ha già fatto tappa a Sanremo e in provincia di Imperia. Era il 18 dicembre del 2010 e alla C.S.O.A. La Talpa e l’Orologio, del capoluogo di provincia, gli Zen fecero una data del loro tour in cui presentavano il loro ultimo lavoro, completamente in italiano, “Andate tutti a fanculo” definito dalla rivista “Rolling Stone” uno dei migliori album italiani, 110 le date già macinate che valsero alla band il premio P.I.M.I. 2010. Tante le collaborazioni importanti, come la partecipazione al progetto Il paese è reale, ideato da Manuel Agnelli degli Afterhours. E ancora aprono il palco agli americani Violent Femmes, la collaborazione con bassista della band statunitense, Brian Ritchie, che decide di collaborare con gli Zen realizzando Villa Inferno (2008, Unhip), album che vede anche la partecipazione in veste di ospiti di Kim e Kelley Deal (Pixies, Breeders), Jerry Harrison (Modern Lovers, Talking Heads), e Giorgio Canali (CSI, Rossofuoco). Nell’agosto del 2012 sono poi ospiti a Sanremo al festival di musica Rock in the Casbah storica rassegna musicale nella Pigna. Hanno pubblicato 10 dischi i primi in inglese e poi Andate tutti affanculo 2009, seguito da Nati per subire del 2011, Canzoni contro la natura del 2014, La terza guerra mondiale, 2016 e l’ultimo Il fuoco in una stanza del 2018. E poi arriva il Festival dei Festival quello nazionale, una decisione che forse sbalordisce i fan della prima ora, i puristi, quelli che preferiscono gli Zen sporchi, brutti, sudati e cattivi… la band toscana, sul palco dell’Ariston, con “L’amore è una dittatura” non sembra deludere il suo pubblico decidendo di non allontanarsi e distorcere la loro natura proponendo con coraggio un misto tra new wave e ballad ricordando le marce introspettive e marziali degli ultimi Suicide. Superlativi!