Il Festival o dell’imparagonabilità
articolo di
Lucio Scorzelli
«Hai visto il Festival?»
«Si ma solo un pezzo, preferivo quello di Baglioni, il primo però, quello dell’anno dopo proprio non mi è andato giù»
«E ti ricordi quelli del Morandi, altro che Pippo Baudo o Mike Buongiorno!»
«Io ho qualche anno più di te, ricordo Luis Armstrong che non voleva scendere dal palco e poi quello dei Complessi, i Delirium i Giganti, Lucio Dalla, vuoi mettere con ‘sti scappati di casa; poi, come si chiama quello con le penne che sanguinava l’altra sera, quello che si chiama come un transatlantico, mi scappa il nome ah sì: Achille, Achille Lauro, paiassun ridicolo!»
«Ogni anno sempre peggio, se continuano così, finisce che non lo fanno più!»
…ecco; questi sono alcuni dialoghi che si sentono in giro da quelli che dicevano di boicottare Sanremo: che c’è gente che non lavora e bisognava non farlo anche per rispetto dei ristoranti dei bar e anche dei teatri e dei cinema che, comunque, neanche frequentano o al limite ci vanno per una pizza, un caffè o un film panettone a Natale coi bambini. Parlo degli sfascisti, dei negativi ad oltranza e a tutti i costi, di quelli che davanti ad una tastiera hanno scoperto che strappandosi la camicia scoprono di indossare il costumino azzurro, il mantello rosso e la losanga dorata di Nembo Kid; parlo dei saccenti e dei super esperti, i radical scic di tendenza, quelli in continua lotta con l’abbecedario per cercare di avere un minimo dialogo con lo scarabeo stercorario insomma, gli intellettuali a mezzo servizio, quelli che contestano, protestano a prescindere, si agitano tarantolandosi perché non sapendo usare una canna perdono l’occasione per andare a pescare sul molo piuttosto che rompere le scatole al prossimo e poi, gli invidiosi, i cantanti suonati come vecchi pugili rintontiti; vecchie glorie che non si rassegnano ad accettare il tempo che inesorabilmente passa.
Al Festival negli anni hanno voluto addossare colpe e responsabilità di ogni genere e tipo; cause reali e anche cause perse; discorsi complicati da almanacco del giorno dopo; lotte sindacali, lotte politiche, lotte ambientaliste, lotte animaliste, lotte sulla fiducia! Pazientemente il Festival, ha dovuto sopportare e digerire di tutto, nel bene e nel male: operai disperati, megalomani in cerca di visibilità, presentatrici svenenti in cerca di notorietà ogni tipo di frustrati…e anche parecchi cantanti trovati sui catalogo di cinofilia e poi, e poi anche tragedie, tragedie vere e terribili, inspiegabili come quella di Luigi Tenco, uomo e artista assolutamente unico e indimenticabile.
Il Festival è ben altra cosa; il Festival è allegria e cultura, il Festival è gioia di vivere e voglia di vivere, è un’occasione di carriera e anche si, di grande commercio; smettiamola di volerlo e vederlo come la panacea di tutti i mali, che sia in grado di farci passare il mal di denti, che ci tenga lontani dai guai, che faccia sì che il consorte non ci metta le corna e che i bambini vadano bene a scuola e la suocera non rompa le palle; rispettiamo e apprezziamo il lavoro giustamente ben retribuito di grandi professionisti come Amadeus e Fiorello e tutto lo staff dei tecnici , dei giovani cantanti, dei vecchi cantanti e anche degli pseudo cantanti; dei tanti artisti che li accompagnano, dei parrucchieri e dei truccatori, degli autisti e dei posteggiatori, anche quelli abusivi, e di tutti quelli che mentre noi ce ne stiamo tranquillamente sprofondati sulle nostre poltrone guardando la tivvù, stanno rischiando, mettendo a repentaglio la loro salute lavorando e difendendosi da questo fetuso di Covid che se non fosse mortale sarebbe fastidioso e noioso come una zecca sul sedere, tutto questo per farci gustare tartine assurde e birre gelate con conseguente ruttino sprofondati sulla poltrona massaggiatrice del salotto buono col cane che ci morde le ciabatte di spugna; ricordiamo che ogni edizione del Festival e un’opera d’arte, un’opera prima, un capolavoro unico e irripetibile… imparagonabile!
Dimenticavo, almeno il telo di plastica togliamolo da quella benedetta poltrona, perché? perché Sanremo e Sanremo!
Imperia, Borgo San Moro 5 marzo 2021