Per i lettori dell’Eco della Riviera il racconto scritto dalla nota Paola Marconi per la scuola di musica di Vado Ligure,in courtesy:

 

Suonerie di smartphone ci inseguono sugli autobus strapieni di voci urlanti. Parliamo sempre più ad alta voce, non sappiamo più ascoltare. Il sole ci ha regalato in silenzio l’equinozio d’autunno. La notte è stata
lunga quanto il giorno, dopo un’estate di un’ottava superiore. Noi distratti tra i palazzoni di città non ce ne siamo accorti. L’oro dei campi estivi trasmuta nella terra che si fa di bronzo. Ecco Pan, tra gli alberi, con il suo
flauto ci attira nel bosco. Dalle notti estive di balli scatenati ora nasce l’autunno dal sapore dell’uva. Gli odoriumidi del sottobosco sono le note di un violoncello in “fuga”… Esplodono i colori di un velluto rosso
cangiante, rosso rubino. Il colore fulvo di una volpe fugge sulla terra bruciata tra pennellate di verdi brillanti che si smorzeranno in una pace di zafferano. Le note di un adagio, tra la bruma di un calmo mattino, sono il
preludio di una giornata di sole morbido che tramonterà sempre prima verso il bianco dell’inverno. Nel mio equinozio in musica sono seduta con una chitarra mollemente appoggiata su una gamba, un piede a
penzoloni, il dito indice schiacciato su una corda. Tra bimbe e ragazzini, con mamme e papà, sono alla scuola comunale di musica intitolata a Arturo Toscanini. Al centro commerciale Molo 8.44, in un’architettura
avveniristica, scopro questo fiore all’occhiello della cittadina di Vado Ligure. Un brillante insospettato tra le vetrine e i tavolini di un bar ora fradici di pioggia. Ecco le sette note, i sette colori dell’arcobaleno: Simona,
Andrea, Sandra e Giorgio, Fabio, Luca e Boris. Indaffarati con tesori tra le mani e nella voce in una teoria di chitarre, tra violini e batterie. I bambini sono determinati: vogliono suonare, toccano una chitarra, ascoltano
muti il vibrato di un violino. I più piccoli si perdono sorridenti nel suono di tamburelli e maracas in una grande sala, una cassa armonica dove ogni musica è dolce. Un tamburo rulla, un bimbo ride e arriva “la
stecca”. Forse … “perché ci vuole orecchio?”. Allora che ci faccio io qui, stonata come sono? Oggi in questo giorno magico sono tutt’orecchi, il tempo scorre veloce come sabbia di una clessidra. Mi sento serena con i
maestri che dolcemente a piccoli passi accompagnano elfi e principesse in un mondo di note che fanno il girotondo. I bambini si guardano tra loro seri e compunti come ad una “prima della Scala”. Simona è con i
più piccini, Sandra ci fa scoprire la voce, il nostro strumento. Nel Paese delle meraviglie i gemelli Luca e Fabio ci insegnano il linguaggio della musica tra un la e una chiave di violino. Boris filosofeggia su tasti
bianchi e neri mentre Andrea batte i piatti di una batteria all’occorrenza “rocchettara”. Le chitarre stanno rovesciate sulle ginocchia per poter ascoltare il maestro senza avere la tentazione di pizzicare una corda.
Fabio non fa promesse che non possa mantenere. Con un’aria seria, con il sorriso che vuole spuntare come il sole tra le nuvole, dice: “Faremo gli esercizi come un atleta fa allenamento ma, ci divertiremo giocando…
la conoscete questa?”. Intona Fra Martino e una ninnananna a mezza voce mentre le mani corrono sulle corde di una chitarra gialla. Nascosto da qualche parte c’è Pierino e il lupo accompagnati da “tutti quanti…
voglion fare il jazz”. Oggi la scuola apre le finestre per far alzare le antenne al mondo. E’ sera e scambiamo quattro chiacchiere. Non avrei mai creduto che qui ci fosse tutta la musica del Tempo. “Se volessi imparare a
suonare la cornamusa?” Direi che non ci sarebbe problema. Con la promessa di rivederci presto torno a casa, mi ingarbuglio in una coperta di pezzotti cuciti insieme da un raggio di sole che tramonta, immagino il
calore del fuoco. Tra ballate e canzoni, da uno swing verso un assolo, il mio orecchio solitario si lascerà emozionare ancora una volta….
Genova, in un tempo rubato Emmepi

Taggato come: paola marconi • raccnto • vado ligure
 

Comments are closed.