il Simbolismo fino alla Grande Guerra a Milano
A Milano per Alfons Mucha e le atmosfere Art Nouveau fino al 20 marzo e dal 3 febbraio al 5 giugno per la grande mostra “Il Simbolismo.
Arte in Europa dalla Belle Epoque alla Grande Guerra” aspettando l’altro grande evento in primavera su Boccioni. Una grande mostra per riabilitare finalmente la visione critica sul Simbolismo che non è solo l’anello della catena immediatamente successivo al positivismo nel campo dell’arte e in senso lato della musica e della filosofia, ma una delle fonti più creative e vivificanti della modernità: una tesi ben esposta su ventiquattro sale al piano nobile di Palazzo Reale a Milano con oltre 2.000 mq di superficie espositiva, con una sezione dedicata alla Biennale del 1907 e soprattutto mettendo per la prima volta a confronto i simbolisti italiani con quelli stranieri grazie a circa un centinaio di dipinti oltre alla scultura e una superba selezione di grafica tra cui spiccano le rappresentazioni demoniache di Odillon Redon.
In particolare sono per la prima volta in Italia: “Carezze (L’Arte)”la straordinaria donna ghepardo di Fernad Khnopff, la testa di Orfeo galleggiante sull’acqua di Jean Delville, l’ “Eletto” di Ferdinand Hodler e “Il silenzio della foresta” di Arnold Böcklin.
Il Simbolismo attraverso l’arte e le parole di Baudelaire, i rimandi a Nietzsche, l diniego del progresso materiale come vetta di felicità e il rifugio nel sogno, nel mito, nel delirio indotto dagli oppiacei, nella follia: questo il mix esplosivo ben confezionato dall’ottimo taglio espositivo dato da Fernando Mazzocca e Claudia Zevi in collaborazione con Michel Draguet.
FOCUS
- Come dichiara il Direttore di Palazzo Reale Domenico Piraina “Draguet e Mazzocca hanno ben evidenziato, nei saggi del catalogo edito da 24 ORE Cultura, i caratteri costitutivi del Simbolismo e la temperie storico-culturale in cui esso nacque. Draguet in particolare ha messo in risalto anche alcuni nodi problematici sull’indeterminatezza della parola ‘Simbolismo’ e sulle differenti interpretazioni che ne sono state offerte (si pensi, per esempio, ai titoli evocativi di altre fondamentali mostre sul Simbolismo: Peintres de l’imaginaire, Paradis perdus, Splendeurs de l’idéal..) e che vedono in esso una risposta alle umiliazioni inflitte al narcisismo dell’umanità da Copernico, da Darwin e da Freud. Mazzocca – condividendo, da par suo, una profonda convinzione di Palazzo Reale consolidatesi in occasione degli studi sulla recente grande mostra che abbiamo dedicato a Giovanni Segantini- ha ampiamente documentato il ruolo svolto dal Simbolismo italiano sulla scena europea.
LA MOSTRA
- Diciotto le sezioni tematiche tra cui le interpretazioni dell’amore di Giovanni Segantini, l’ immaginario divisionista di Gaetano Previati, le rappresentazioni dei miti di Gustave Moreau, il vitalismo di Ferdinand Hodler e il colorismo dei Nabis. Ancora la magia della decorazione di Galileo Chini e la scoperta di nomi meno inflazionati come Luigi Bonazza, Leo Putz, Giorgio Kienerk e Amleto Cataldi. Il percorso si chiude in un’atmosfera davvero straniante, nell’immaginifico da “Mille e una notte” col ciclo decorativo realizzato da Zecchin alla vigilia della Grande Guerra. Giulia Cassini
Il Simbolismo, Palazzo Reale, Milano. 3 febbraio – 5 giugno 2016. Orari: lnedì 14,30-19,30; martedì, mercoledì, venerdì e domenica dalle 9,30 alle 19,30; giovedì e sabato dalle 9,30 alle 22,30. Ingresso intero 12 euro, ridotti vari. Foto courtesy Palazzo Reale; foto del Direttore Domenico Piraina.
Giulia Cassini