Vororonoff, uno scienziato che ancora appassiona e che forse appassionerà sempre. Ma cos’è a renderlo così affascinante? Perché nonostante il tempo passi l’alone di mistero che lo circonda continua a espandersi e a essere sempre più nebuloso. Un libro però fa nuova luce su questa rappresentativa figura di ricercatore scientifico.

Il libro di Enzo Barnabà infatti ricostruisce la vita di Voronoff. Abbiamo chiesto all’autore delucidazioni sull’operato del grande chirurgo.

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1) Cosa ha significato Voronoff per la scienza?

 

Quando nel 1951 si sparse la voce della morte di Voronoff, il Figaro pose la stessa domanda al professor Léon Binet, preside della Facoltà di Medicina di Parigi. La risposta fu “Non c’è granchè da dire. Due grandi scienziati hanno scoperto il ringiovanimento tramite gli ormoni maschili…”. Tra i due nomi citati, manca Serge Voronoff. In realtà i trapianti tra specie e specie erano di gran moda all’inizio del Novecento. Solo per quanto riguarda l’America, fu avanzata la cifra di 50.000 trapianti testicolari sull’uomo (da scimmie, capre, tori, ma anche da altri uomini, prigionieri del celebre penitenziario di San Quintino). Voronoff si inserì in una pratica corrente, tanto più se si sa che nel 1909, quando viveva al Cairo, ebbe tra le mani un libretto scritto dal dott. Zervos, un medico greco residente a Smirne, nel quale l’autore illustrava motivazioni e tecniche chirurgiche dei suoi trapianti testicolari tra scimmia ed uomo. Dieci anni dopo, senza però citare la fonte, Voronoff faceva e scriveva le stesse cose. Il genio di Voronoff, col suo ego ipertrofico e la sua discutibile onestà intellettuale, sta nella sua straordinaria capacità di vendersi, di servirsi dei media. Tanti facevano come lui ma sembrava che esistesse solo lui. La grande popolarità di cui godeva gli procurò, ovviamente, la gelosia ostile da parte del mondo medico dell’epoca. Ebbe molti nemici in altri ambiti e per altri motivi: l’arcivescovo di Canterbury, per es., lo accusò dal pulpito di voler modificare il disegno divino, Gramsci, invece, di far correre il rischio della mercificazione del corpo, del pericolo che i poveri avrebbero potuto vendere i propri organi ai ricchi.

  1. Parlaci della teoria dell’Aids che si trasmette con le scimmie, presente nel tuo libro e del perché si cominciò ad allevare le scimmie durante l’inizio del 900.

Quando Voronoff effettuava i suoi trapianti, alcuni gruppi di scimmie africane erano infette dal virus che, trasmesso all’uomo, dopo un lungo periodo di incubazione diventa quell’HIV responsabile dell’AIDS. Tutto il problema è lì: i primati utilizzati dal nostro chirurgo provenivano dalle zone infette (Camerun e Congo) o no? Per quanto ne sappiamo, la risposta è negativa e quindi Voronoff va assolto; se non altro per insufficienza di prove. È improbabile, come fu detto all’epoca, che alcune scimmie provenissero dal Borneo, vendutegli dal mitico cacciatore genovese che gi indigeni chiamavano Batanga, il quale, anche rivolgendosi ai primati, parlava esclusivamente il dialetto della Lanterna. In ogni caso, in Borneo l’infezione non era arrivata. Le prime scimmie usate da Serge provenivano dalla Guinea, grazie a dei missionari che credevano nella bontà delle sue operazioni. Molte morivano durante il lungo viaggio. Da qui l’idea di allevarle in Europa. Quando Voronoff divenne ricchissimo, grazie al decesso della seconda moglie, petroliera americana, potè mettersi in moto per realizzare il progetto. A Monaco, in località Les Révoires trova un terreno che gli sembra rispondere ai requisiti necessari, quali per esempio l’ottima esposizione. Offre al proprietario Notari, un pezzo grosso del Principato, una somma allettante, ma non c’è nulla da fare: il terreno era stato promesso al principe che, anni dopo, vi costruirà lo “jardin animalier” del piccolo stato. Per fortuna, Voronoff viene a sapere che dalle parti dei Balzi Rossi è stata messa in vendita una splendida villa con un grande parco che fa al suo caso. Il proprietario è un barone belga. L’affare si conclude in fretta. Siamo nel 1925. L’anno dopo, grazie all’olandese Charles Bartell, esperto di fauna esotica perché aveva lavorato in un circo, l’allevamento è pronto ed arriverà ad ospitare anche 80 primati.

3) Voronoff può essere considerato un Mad Doctor o semplicemente era un genio?

Non era né uno scienziato pazzo né un genio. Non lasciava indifferente la gente – è il meno che si possa dire – e quindi ha fecondato fantasmi sia in un senso che nell’altro. Oggi, il polverone si è sedimentato e possediamo una mole impressionante di documenti (non dimentichiamo che stiamo parlando di uno degli uomini più popolari dell’intero pianeta) che ci permette di ricostruire la sua vita e il suo pensiero. Diciamo che i suoi trapianti venivano eseguiti piuttosto alla garibaldina, cosa che creava non poche perplessità nella medicina ufficiale. Nel 1910 si recò a New York ad affinare il mestiere presso la Fondazione Rockefeller, diretta dal futuro premio Nobel Alexis Carrel, famoso per la capacità di fare sopravvivere gli organi espiantati e per alcuni trapianti come quello dello scambio di zampe tra un levriero nero e un levriero bianco. Carrel non credeva nel futuro dei trapianti tra specie e specie e presto smise dedicandosi ad altro. Non così Voronoff che volle continuare, malgrado il fatto che il rigetto implacabilmente inficiasse il suo lavoro. È vero che in alcuni casi si registrarono successi (Maurice Maeterlinck sostenne di aver ripreso ad esercitare, dopo 12 anni, i propri doveri coniugali, grazie a un’operazione dell’amico Voronoff), ma si trattava di effetto placebo: il primo organo sessuale si trova nella testa, come si sa.

Sul finire degli anni 1920, lo scienziato lasciò perdere i trapianti testicolari e si buttò anima e corpo nella ricerca sul cancro. Un inserviente si recava nelle cliniche nizzarde a recuperare tessuto tumorale asportato ai pazienti, che Serge inoculava poi alle sue povere scimmie. Non si può dire tuttavia che abbia lasciato tracce nella storia della cancerologia.

  1. Avvistamenti di uomini scimmia nel corso degli anni ’80 e ‘ ’90: tutto vero o finzione, qualche creatura potrebbe essere scappata e alla fine è riuscito a creare questo essere straordinario metà uomo e metà scimmia.

Nel 1938 Voronoff, che era ebreo, venne espulso dall’Italia a causa delle leggi razziali. Delle sue scimmie si occupò nientemeno che l’esercito italiano il quale pensò bene di trasferirle in un parco di Salsomaggiore. Non risulta che ne sia scappata alcuna. Il giornalista che fece scoppiare il caso avrebbe fatto bene a verificare la fonte. Chi vide il scimmione, vedeva anche la Madonna. Durante le apparizioni, il cagnolino che lo accompagnava prendeva a scodinzolare, a dimostrazione che anche il fedele amico aveva contezza del miracoloso evento. In ogni caso, gli ibridi uomo-scimmia non esistono. Gli incroci risultano sterili, come ben sapeva un amico di Voronoff, lo scienziato sovietico Ivanov, che provò a realizzarli.

Serge Voronoff stimola il sensazionalismo. C’è stato chi ha parlato del “castello del conte Voronoff”, dimenticando che Serge non era nobile, non abitava in un castello, ma in una villa sprovvista di sotterranei dove effettuare sulfurei esperimenti degni di Dracula. Nel 1981, quando vennero messi all’asta i mobili della villa, la rivista Arcani parlò di voci provenienti dall’oltretomba, di campanelli che suonavano all’improvviso, di luci che si accendevano e si spegnavano senza che nessuno pigiasse l’interruttore. Io preferisco ricordare Voronoff per la sua straordinaria vita che sembra uscita da un romanzo di Scott Fitzgerald. Pochi hanno saputo interpretare la Belle Époque quanto lui.

Per saperne di più vedi: Enzo Barnabà, “Il sogno dell’eterna giovinezza. Vita e misteri di Serge Voronoff”, Edizioni Infinito (http://infinitoedizioni.it/prodotto.php?tid=272) . Su Facebook vedi: https://www.facebook.com/Voronoff.rejuvenation/?fref=ts.

 intervista a cura di

Francesco Basso

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