E’ domani l’ultima rappresentazione di Porgy & Bess, per la prima volta prodotta e non ospitata alla Scala, l’american folk opera di George Gershwin (1898 -1937) musicista statunitense che inserì nel linguaggio consolidato del sinfonismo e dell’opera di matrice europea componenti melodiche e ritmiche puramente jazzistiche con gli elementi più popolari della sua terra: i ragtime, i blues, gli spirituals. Proprio secondo le stesse parole di Gershwin trattasi di un racconto popolare, i cui personaggi è naturale che cantino musica appunto popolare, dove il mondo di neri è soggetto esemplare in quel contesto socio-geografico per la drammaticità, l’umorismo, la superstizione, il fervore religioso, la danza e l’irrefrenabile allegria. Gershwin è stato il primo a mettere in scena il mondo degli afroamericani sfaccettandolo con istanze estetiche, sociali ed economiche. In forma semiscenica “Porgy and Bess” è fedele alla prima del 1935 a Boston ed è tratta dal romanzo “Porgy” di DuBose Heyward. Le tematiche difficili trattate ne hanno limitato fortemente il successo fino alla rappresentazione del 1975 alla Houston Grand Opera ed a quelle più recenti grazie alle interpretazioni di direttori come Lorin Maazel e soprattutto al lavoro di ricostruzione di Nikolaus Harnoncourt fedelissimo al testo corredandolo anche con la ricerca degli strumenti appositi quali i vari “djembe” e “dumdum” africani al posto delle “solite” percussioni. Vengono qui portati tutti i colori e le timbriche delle voci nere, tra le più calde in assoluto, dalla straordinaria estensione, che forse vengono fuori prepotentemente per la subitanea differenza con il coro bianco, che per volontà testamentaria non consente la produzione teatrale completa dell’opera, ma solamente la forma semiscenica. Un po’ scarno per scenografia viene più che compensato dall’abilissima bacchetta lirica di Alan Gilbert che insiste sul sentimento sapendo anche cedere il passo alle voci limitando l’irruenza dell’orchestra quando strettamente necessario. Esordienti nelle parti Morris Robinson (Porgy) e Kristin Lewis (bess), ma la vera star dal punto di vista vocale ed emozionale è Mary Elizabeth Williams. Forse la scelta delle quinte laterali scorrevoli non è in linea con quanto ci si poteva aspettare, ma nel complesso la scenografia è adeguata, nonostante la mancanza di originalità. Giulia Cassini

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