L’avvocato: da gennaio il canone di locazione non si paga in contanti
E’ un colloquio che si svolge tra una persona anziana, la sig.ra Anna e la nipote Roberta. La sig.ra Claudia si lamenta del modo nuovo che hanno inventato per pagare l’affitto di casa.
“Tu sai Claudia che per pagare l’affitto di casa uscivo dalla abitazione, attraversavo il pianerottolo e mi recavo nell’appartamento di fronte. Bussavo piano piano perché tu sai che il marito della Sig.ra Teresa, la padrona di casa, fa il panettiere e, per questa ragione, riposa spesso di giorno perché lavora di notte.
La Signora Teresa mi faceva entrare, mi riceveva in cucina, prendevamo il caffé. Facevamo due chiacchere. La Signora Teresa mi dava la ricevuta per la metà del canone.
L’altra metà era in nero.
Mi hanno informata che il canone, per legge, non si può più pagare in contanti. Il mese successivo mi sono portata il libretto degli assegni. La Signora Teresa non voleva l’assegno perché le hanno detto che potrebbe non essere buono; cioè potrebbero non esserci i soldi in banca.
Poi, avendo buona stima della nostra famiglia, lo ha accettato.
Quando si avvicinava il tempo di pagare l’altro mese la Signora Teresa che ho incontrato per le scale. mi ha detto che l’assegno non lo avrebbe più preso. Quando era andata in banca per riscuotere quello del mese precedente, non glielo hanno voluto pagare perché l’assegno, il mio assegno, è tratto sulla banca degli Appennini e la sua banca è quella delle Ande.
Ella ha versato l’assegno e glielo hanno messo sul conto solo dopo dieci giorni.
Il mese successivo allora ho pensato di fare un assegno circolare perché questo è sicuramente buono.
Per fare l’assegno ho però perso un mucchio di tempo in banca e così ho perso la messa delle 10 che avevo fatto dire per l’anniversario della morte della zia Amalia.
Sono arrivata in chiesa che il celebrante diceva: la messa è finita, andate in pace.
Ho portato poi l’assegno alla Signora Teresa: ovviamente per l’importo della metà. L’altra metà gliela ho data a mani, in nero.
Il mese dopo ho avuto una bella pensata. Sono andata alla Posta, che purtroppo è un po’ lontana da casa mia ed ho fatto un vaglia. Detto così è niente, ma all’ufficio postale ho fatto una coda che non finiva più!
Mi hanno fatto anche pagare una tassa di alcuni euro.
Sono passata poi dalla Sig.ra Teresa a prendere il caffé e portare l’altra metà dei soldi. La settimana dopo ho visto la Sig.ra Teresa, ma non era contenta.
Mi ha detto che era andata alla Posta per riscuotere il vaglia, ma non glielo avevano pagato perché non aveva con sé un documento d’identità. C’è ritornata il giorno dopo, ma non glielo hanno pagato perché non funzionavano i collegamenti dei terminali. Dopo lunga attesa la terza volta glielo hanno pagato. L’altra metà gliela ho portata in cucina, all’ora del caffé.
Mi hanno detto che il pagamento adesso lo posso fare con la “linea” e sulla “linea” o in “linea” o con qualche cosa del genere e che non si paga niente. Per questo sistema ti prego di provvedere tu. Non sbagliare però, fallo sempre della metà; per il resto ci penso io. Quando hai tempo vienimi a spiegare perché hanno fatto questa legge, perché qualcuno mi dice che non si sa bene quale sia la sanzione per chi non la rispetta”
Filiberto Viani