Quel mal di vivere della generazione dei “millenians”.
L’Italia, da nord a sud, in questi ultimi giorni, è unita purtroppo da tristi episodi che hanno coinvolto e spezzato la vita di giovani ragazze. Queste fanciulle hanno deciso di farla finita, di dire addio a quella vita che forse non le aveva del tutto convinte, hanno voluto dare un calcio a quei sogni e a quelle speranze che forse non erano troppo grandi né troppo forti per colmare quello smarrimento, quel vuoto e quella solitudine interiore che scava nell’animo e fa compagnia da chissà quanto tempo, anche se la loro è stata una breve esistenza. Hanno deciso di dare volontariamente fine alla loro vita. Erano ragazze del nuovo millennio, si dice, fanciulle appartenenti ad una nuova generazione, la millenians, così chiamata da sociologi e psicologi americani, per identificare quella categoria di giovani nati tra gli anni Ottanta e i primi anni Duemila? Generosi, digitali e globali; una generazione con caratteristiche comuni a livello mondiale, anche se con differenze di comportamento da continente a continente, da nazione a nazione, da paese a paese, ma con un approccio alla vita uguale per tutti. Tutti questi giovani sono sempre iperconessi sui social network, cresciuti a pane e web 2.0. Una generazione che secondo l’autore del libro “Generazione 2.0. Chi sono, cosa vogliono, come dialogare con loro”, Federico Capeci (come dichiara in un’intervista rilasciata al mensile Cosmopolitan) viene descritta: “come una nuova categoria sociale di giovani che hanno imparato a vivere le relazioni con gli altri in maniera più collaborativa e condivisa proprio perché cresciuti negli anni della diffusione dei social network e dei blog”; ragazzi e ragazze più sicuri della propria identità e meno bisognosi dell’approvazione altrui. Una descrizione più che positiva di una generazione che è il futuro del nostro paese, del nostro mondo. Cosa si è spezzato allora nella vita della giovanissima ragazza del nord, poco più che diciottenne, solare come ricordano quelli che la conoscevano, e cosa è andato storto nell’esistenza della ventenne del sud che apparentemente stava realizzando e coronando i propri progetti di vita? Queste ragazze, ritratte con sorrisi e volti sereni come il galateo dei social network vuole, o meglio pretende, facevano parte di questa nuova generazione su cui tutti stanno puntando, perché non sono riuscite a cercare aiuto e sfogare il loro disagio con amiche e amici, anche se virtuali, che avrebbero potuto confortarle e distoglierle dal compiere questo drammatico gesto? Una generazione che all’apparenza deve essere sempre attiva, forte e felice e invece, fondamentalmente, è confusa e forse spaventata da una società che a sua volta sta perdendo l’identità ed è sempre più allo sbando. Una generazione smarrita che molto spesso cerca rifugio all’estero, una soluzione che è vista quasi come una chimera, quando va bene; oppure, come purtroppo la cronaca di questi ultimi giorni ci fa notare, per arginare un disagio, a volte, si fa ricorso anche a gesti estremi; proprio come hanno deciso di fare queste due giovanissime ragazze italiane, le ultime di una lunga scia di casi che, purtroppo, sono in crescita anche in Italia. Secondo recenti statistiche, sta diminuendo anche il tasso di età delle persone che decidono di troncare la propria vita volontariamente. Sembra, quindi, che questa silenziosa strage si stia diffondendo, oltre che tra i tanti lavoratori, disoccupati e imprenditori messi in ginocchio dalla crisi economico-finanziaria, anche tra le persone più giovani, senza dimenticare i tristi episodi di cyberbullismo di cui sono state vittime giovani donne ricattate da chi ha promulgato la propria intimità sul web. Ragazzi e ragazze così profondamente sensibili, a volte, che pur essendo così giovani sono già maturi per capire che qualcosa forse proprio non sta andando così bene come al contrario vogliono farci credere gli innaturali sorrisi di questa società sempre più finta e virtuale.
Pep P.