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Due film hanno riportato alla luce un caso spietato di cronaca: l’episodio efferato e straziante legato alla figura del Canaro della Magliana. Entrambe le pellicole ruotano attorno alle vicende di un uomo che, dopo soprusi e ingiustizie, decide di torturare il suo aguzzino, martoriando in modo indicibile il suo cadavere. Dogman di Matteo Garrone e Rabbia Furiosa di Sergio Stivaletti utilizzano, ai fini narrativi della vicenda, due punti di vista differenti. Garrone enfatizza l’atmosfera decadente di un pezzo di periferia romana, sottolineando il rapporto tra il pugile aguzzino e il canaro vittima che poi si ribellerà, Stivaletti invece esprime anche,grazie al suo talento, le torture inflitte dal canaro.

GARRONE E STIVALETTI A CONFRONTO
Entrambe le pellicole si completano, si rafforzano, mostrando due punti di vista registici inediti e molto apprezzabili. Se infatti in Garrone la violenza, la martirizzazione dei corpi non si vede mai, in Stivaletti è centrale, raggiunge l’apice, degno dei più riusciti torture porn, e non è tutto. Il film di Stivaletti non è solo violenza, anzi, a livello di regia e di script la resa della storia è davvero impeccabile e ricordiamo che tra gli sceneggiatori spicca il nome di Antonio Tentori, penna cinematografica inconfondibile che ha contribuito a rendere ancora più da brivido pellicole di registi come Joe D’Amato, Lucio Fulci, Dario Argento e Luigi Pastore, solo per citarne alcuni.

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Quello che traspare dalle due pellicole è anche la differente tipizzazione dei personaggi. Se in Dogman il canaro è un uomo ingenuo, semplice, forse sempliciotto, in Stivaletti, almeno all’inizio, ha un rapporto paritario con il pugile vessatorio, nel senso che se in Garrone, il canaro fa il carcere al posto dell’amico e dopo averlo fatto l’amico si dimentica totalmente di lui, in Stivaletti non è così. Il pugile lo va a prendere addirittura all’uscita del carcere e gli fa vedere il centro benessere per cani addirittura rimodernizzato, grazie al suo contributo. E’ come se Stivaletti volesse evidenziare il fatto che se anche il suo pugile si fosse comportato bene con il canaro, almeno in un primo momento, la sua fine sarebbe stata la stessa.

PASOLINI E BALLARD C’ENTRANO?
Entrambi i lavori sono interessanti, degni di nota. C’è chi ha voluto accomunare la figura del canaro, in Garrone, a Citti ne l’Accattone di Pasolini, e a Ballard per l’ambientazione pseudo distopica. In realtà questi due riferimenti non son propriamente esatti,Pasolini in Garrone è presente ma solo alla fine, quando durante la partita di calcio, il canaro, vorrebbe mostrare il corpo dell’amico appena ucciso ai suoi vicini, come una sorta di Antigone greca che mostra alla comunità il cadavere del fratello ucciso. Per quanto riguarda Ballard, il padre della distopia letteraria, il film non ne è proprio provvista, nel senso che sì, sembra che la vicenda sia fuori dal tempo, infatti nel fatto di cronaca gli euro non esistevano ancora mentre nel film sono presenti, e anche nel film di Stivaletti gli euro ci sono, questo perché i due registi , allo stesso modo, hanno preferito, probabilmente, trasporre i fatti realmente accaduti ai giorni nostri e non negli anni ’80, questo per mostrare più da vicino l’orrore ai nostri occhi e, questo, a nostro parere, non fa delle due pellicole un’opera distopica, alla Ballard appunto. Diciamo invece che il lavoro sia di Garrone che di Stivaletti è di pari passo, in questo caso, legato alle scelte registiche della fiction attuale, quella di odiernizzare fatti successi anni fa. Ad esempio la fiction Bates Motel, che sarebbe una sorta di spin off di Psycho, mostra un novello Norman Bates alle prese con tablet, computer e i-phone, tutta roba normalmente impensabile all’epoca hitchockiana dell’originale Psycho, per enfatizzare il fatto che siamo al passo coi tempi e che quando la violenza accade e vogliamo parlarne non esiste né tempo né spazio ma solo il fatto come tale.
Diciamo che al giorno d’oggi tutto potrebbe essere definito ballardiano, ogni cosa, perché per merito e demerito della tecnologia viviamo in un periodo di cristallizzazione di massa, in un unicum spazio temporale tanto cari a Baudrillard e Virilio, ma appunto, parlando di cinema, Garrone e Stivaletti possiamo discutere di una vera e propria quintessenza del realismo e non della distopia.

RABBIA FURIOSA E DOGMAN: QUALE DEI DUE PREFERIAMO
E’ impossibile dire quale dei due film, tra Dogman e Rabbia Furiosa, sia il più bello, semplicemente perché sono due opere diversissime tra loro. In un certo senso si completano. La prima finisce con la morte accidentale del pugile violento, la seconda va oltre descrivendo lo scempio che si fa del corpo del pugile, cioè a livello di ricostruzione cronachistica i due film in alcuni punti sono molti distanti tra loro ed è proprio questo il bello: entrambi i lavori conservano una propria magia registica inedita e originale. C’è trama, c’è violenza, in uno d’atmosfera e nell’altro visiva, c’è pathos, c’è il gusto e il piacere di fare cinema.

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