Salgado, le foto della Genesi
Tre motivi per vedere Genesi a Genova, direttamente da Roberto Koch direttore di Contrasto
“Non siamo che un passaggio, te ne accorgi attraversando un deserto con pietre tagliate 16000 anni fa, scalando montagne in Venezuela di 6 miliardi di anni. Tornare al Pianeta è l’unico modo per vivere meglio. La fotografia non è una forma di militanza, non è una professione. E’ la mia vita.”
Sebastião Salgado
Genesi è l’ultimo grande evento con curatela di Lélia Wanick Salgado (27 febbraio – 26 giugno) ospitato a Genova nel Sottoporticato di Palazzo Ducale, dopo le esposizioni di successo a Roma, Londra, Rio de Janeiro e Toronto.
La titolazione coincide con l’ultimo grande lavoro di Sebastião Salgado, uno dei più celebri fotografi documentari di tutto il mondo, un animista in senso lato, ispirato dalla natura. Ha scoperto la sua vocazione in Africa, in un viaggio dopo la laurea da economista e statistico, una formazione solo di primo acchito stonata, visto che le sue opere sbattono in faccia al visitatore problemi di economia ambientale, di sostenibilità, di salvaguardia del nostro pianeta: una variabile che dovrebbe essere inserita stabilmente nelle bilance commerciali di tutti gli Stati e che influenza non solo l’agricoltura e il settore primario, ma la vita intera di ogni singolo cittadino. La Terra dunque vista come un bene e le politiche economiche ed ecologiche degli Stati come un servizio dovuto.
Le sue opere si ispirano a quelle dei maestri europei, filtrate però dall’eredità culturale sudamericana. Lo sguardo dell’artista si posa sulla necessità di assumere nuovi comportamenti, più rispettosi della natura e di quanto ci circonda per conquistare una nuova armonia.
Abbiamo intervistato Roberto Koch direttore di Contrasto (www.contrasto.it) , in costante contatto con Salgado e attento conoscitore della fotografia contemporanea.
Raccontare lo stato primordiale ed eliminare l’uomo in tanti scatti in realtà, per negazione o sottrazione, non fa riflettere ancor di più sull’uomo?
R.K. “Tutto è vivente, lo scopo di Salgado è quello di far vedere paesaggi incontaminati, non ancora sfregiati dall’uomo, per celebrare la biodiversità del Pianeta e promuoverne la tutela, non solo in senso per così dire intellettuale, artistico ma come vera e propria chiamata alle armi. Lo stesso Salgado ha dichiarato che non è solo una ricerca estetica, ma anche etica e spirituale in un certo senso; il 46% circa del mondo è ancora come il giorno della genesi, insieme si può fare in modo che questa bellezza non scompaia. Per di più il grande fotografo e la moglie Lélia hanno creato nello Stato di Minas Gerais in Brasile l’Instituto Terra che ha riconvertito alla foresta equatoriale una larga area in cui sono stati piantati centinaia di migliaia di nuovi alberi e in cui la vita della natura è tornata a fluire. E poi c’è l’intento pedagogico, ad esempio il figlio Juliano Salgado e Wim Wenders hanno da poco terminato un film, disponibile in dvd, con l’obiettivo di creare un sistema informativo sistematico sull’educazione ambientale, sulla necessità di difendere questo nostro Pianeta”.
Genova è solo una tappa di questa grande mostra o è qualcosa di più?
R.K. “E’ la dimostrazione della risposta largamente positiva dell’Italia a questa tematica, con la promozione di Genesi su cinque sedi. Una mostra importante di respiro internazionale, dall’Asia al Canada, che è stata vista per ora da più di 3 milioni di persone. Una mostra che documenta e spiega attraverso lunghe didascalie, fatta di progetti enciclopedici, di un modus operandi simile alle abitudini dei grandi esploratori dell’Ottocento e del Novecento, con grande impegno fisico e mentale. Oltre agli straordinari paesaggi, come quelli africani, i ritratti in bianco e nero sono una delle cifre stilistiche di Salgado.”
Eppure Salgado ha avuto una formazione da economista…una sorta di seconda vita?
R.K. “E’ stato economista nell’Onu e nell’Organizzazione mondiale del Caffè, però si è reso conto che la fotografia ha una potenza comunicativa diversa, universale. In più la fotografia è atemporale o meglio il tempo è essenziale nel lavoro di Salgado, un tempo che non abbiamo più e che l’artista ci restituisce”.
Giulia Cassini
IL REPORTAGE SU GENESI E’ NEL PROSSIMO NUMERO DE L’ECO DELLA RIVIERA, NON PERDETELO