padiglione tibet

E’ ufficiale: spiritualità e grande arte sono di nuovo unite per la causa umanitaria del Tibet, con ottime probabilità di bissare lo strepitoso successo degli scorsi anni. Questo grande appuntamento artistico, parallelo alla 56. Biennale di Venezia e in concomitanza anche con EXPO Milano 2015, avrà luogo dal 6 maggio 2015 (apertura della Biennale per giornalisti ed operatori artistici) con inaugurazione per il pubblico il 9 maggio 2015 e proseguirà fino al 2 agosto 2015 presso la magnifica e suggestiva Chiesa di Santa Marta, importante anche da un punto di vista prettamente simbolico. Dalla Chiesa di Santa Marta inizia infatti il famoso chilometro dell’arte, vale a dire la zona delle Zattere che termina con la famosa Punta della Dogana della Fondazione Pinault e che accoglie all’interno del suo percorso il Museo Vedova e molte altre importanti realtà artistiche veneziane, facendone un vero itinerario primario per gli appassionati dell’arte e per i galleristi.

Come spiegano gli organizzatori il perno attorno a cui ruota il progetto è il Tibet perché è una nazione che evoca da sempre un sentimento religioso, mistico, di pace mentre l’idea di un vero e proprio “padiglione Tibet” è emozionale, è un sogno che ha lasciato il segno ponendosi come scopo quello di unire la cultura tibetana con quella occidentale in un unicum non solo figurato.

Come anticipa a L’Eco della Riviera uno dei più autorevoli artisti che ha partecipato ai progetti già dal 2011 con l’esposizione a Venezia presso Cà Zanardi e a Torino per il Padiglione Italia alla Sala Nervi del Palazzo delle Esposizioni Gianni Marussi “il tema centrale di Padiglione Tibet 2015 sarà rappresentato dall’ombrello: emblema di protezione, di protesta. Protesta che nel 2014 è stata esercitata dagli studenti di Honk Kong che si sono resi portavoce del disagio sociale imperante in Cina. Le opere sono dedicate al Tibet, alla sua spiritualità, ai suoi simboli e alla sua marcia verso la libertà.

La libertà è come un’opera d’arte… va creata, plasmata, modellata. L’ombrello-oggetto diverrà il contenitore, il supporto di interventi artistici che, sapientemente accostati, realizzeranno una grande installazione corale”. Gli artisti hanno quindi come idea di base per partecipare l’ombrello, iniziando dalla sua stoffa, dalla sua stessa struttura per realizzare così ombrelli-poemi, ombrelli-opere per superare la sofferenza e creare un riparo non solo figurato.

Del resto l’ombrello nella cultura tibetana è uno degli otto simboli di buon auspicio presenti nello stupa (simbolo della natura della mente), secondo il grande veicolo (Mahayana) della compassione e della saggezza illimitati. Ma non finisce a Venezia questa pregevole iniziativa: la vera anticipazione è che sbarcherà anche in Liguria a Palazzo Ducale dal primo al sei settembre 2015. Ancora una volta la Liguria- e Palazzo ducale in particolare-affianca le rassegne più prestigiose di tutto il panorama nazionale ed internazionale.

Giulia Cassini

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