Quando Sanremo odorava di mandarino1

Com’era bella Sanremo “quando odorava di mandarino”

Se si leggono cronache dell’epoca pare un sogno. Sfogliando documenti, lettere, giornali di allora, rivedendo foto ingiallite delle tante teste incoronate che in quei tempi soggiornavano all’ombra di San Siro, passeggiavano in riva al San Romolo o di fronte ad un mare sempre in pace tra ciliegi, ulivi, cedri, palme, aranci, limoni e fiori respirando, anche in pieno inverno, l’aria salubre di sempre dolci primavere, sembra di vedere un film della Belle Epoque.
Un affascinante spaccato Liberty popolato di ricchi turisti, principi, imperatrici, ambasciatori, poeti, musicisti, pittori, geni immortali.
Un altro mondo? No, questa era la grande e mitica Sanremo di una volta, nata a metà dell’800, cresciuta fino alla Prima guerra mondiale.
Poi, lentamente, ha cominciato a perdersi sino ai giorni nostri. Chi avrà la fortuna di trovare ancora qualche giornale stampato poco più di un secolo fa come “Sanremo”,  “Il Pensiero di Sanremo”,  il nostro “L’Eco della Riviera” o anche libri più recenti come “Quando Sanremo odorava di mandarino”, di Mario Cupisti, prefazione di CarloDapporto,  “I Russi a Sanremo tra 800 e 900” di Piero Cazzola o “Sanremo ai tempi del Liberty” di Gastone Lombardi leggerà notizie incredibili. Come queste: nel 1874 l’imperatrice Maria Aleksandrovna, nata principessa d’Assia-Darmstadt, moglie dello zar Alessandro II della Casa Romanov arriva per la prima volta a Sanremo. Alla stazione viene accolta dal duca Amedeo di Savoia-Aosta, figlio di Vittorio Emanuele II e già re di Spagna, che soggiorna a Villa Dufour con la consorte Maria Vittoria della Cisterna, gravemente inferma. L’imperatrice russa prende alloggio all’Hotel de Nice (l’albergo a Sanremo non esiste più, si trovava a metà di corso Garibaldi). Poichè l’Hotel  “non poteva contenere tutti i componenti del suo numeroso seguito vennero affittate delle vicine ville per ospitare i suoi famigliari, cioè i granduchi figli, venutele in visita a Sanremo l’anno dopo, nel 1875, un nipote, il cancelliere, consigliere di Stato Merezkovskij e lo scrittore drammaturgo poeta Aleksej Tolstoj, cugino di Lev Nikolaevic, che era di casa presso i Romanov.”

La zarina Aleksandrovna s’innamorò talmente della città dei fiori che tornò in vacanza più volte, sempre accompagnata da decine di invitati dal sangue blu, parenti, amici facoltosi, intellettuali ed artisti. L’imperatrice a Sanremo riceve ospiti importanti, le fa visita anche lo stesso re d’Italia Vittorio Emanuele II. Ama talmente il mare ed il sole della cittadina che “profuma di mandarino” che quando la lascia  fa “pervenire al sindaco Roverizio e alla cittadinanza delle belle palme che tosto ornarono il lungomare da poco tracciato e che la Giunta municipale di Sanremo, riconoscente, il 6 marzo 1875 con una delibera volle venisse intitolato alla zarina”. Ancora oggi il lungomare e la passeggiata sono giustamente chiamate Corso Imperatrice.
Nel 1877 arriva nella città dei fiori un altro viaggiatore russo d’eccezione, Petr  Il’ic Cajkovskij, autore de Il lago dei cigni, Lo Schiaccianoci,  La bella addormentata. Durante il suo soggiorno sanremese il grande compositore termina “Onegin” e scrive la Sinfonia n.4 in fa minore”, detta “la Russa”.

L’elenco dei personaggi illustri che scelgono Sanremo per lunghe vacanze o per prendervi residenza sino alla prima Prima guerra mondiale è lungo.  Tra questi, per esempio,  Alfred Nobel o il Principe Federico Guglielmo, figlio dell’imperatore tedesco Guglielmo I e genero della regina Vittoria di Inghilterra, che dimorò per quasi un anno a Villa Zirio. L’inventore della dinamite invece si fece costruire una splendida dimora confinante con il mare dove  trascorse gli ultimi cinque anni della sua vita.  Il 10 dicembre 1896 Nobel muore a Sanremo, la sua villa, diventata museo, accoglie ogni anno migliaia di visitatori.
Anche l’ultimo Sultano dell’Impero Ottomano e centesimo Califfo dell’Islam, Maometto VI, scelse Sanremo come sua seconda residenza.
Anni d’oro per il turismo di Sanremo. Arrivano viaggiatori da tutto il mondo.Un turismo d’elite in forte espansione invidiato da tutti. Il quadro statistico delle famiglie componenti la Colonia straniera di Sanremo al 17 gennaio 1893, pubblicato da “Il pensiero di Sanremo” è preciso: “Messicani 4, Americani 53, Inglesi 274, Scozzesi 5, Olandesi 7, Tedeschi 153, Svedesi 3, Norvegesi 1, Russi 52, Polacchi 12, Francesi 33, Austriaci 20, Ungheresi 15, Italiani 97. Totale delle famiglie 752, così suddivise: alberghi 556, pensioni 51, ville 124, case città 121”.

E oggi? Non c’è da meravigliarsi se la Sanremo del terzo millennio, di fronte ad un passato così blasonato e ad altri periodi di vacche grasse, generi stupore, incredulità, interrogativi. Anche rabbia e tanta tristezza tra chi è onesto, ha sensibilità, cultura, memoria, voglia di lavorare, produrre per se e per gli altri.
Tutto è perduto? No, anche se non sarà facile, se si vuole non è mai troppo tardi per sanare, rilanciare, centrare giusti obiettivi. Nella città del festival, dei fiori, del casinò, nonostante tutto, nonostante la crisi imperante, anche se il tempo sta per scadere c’è ancora spazio per ricominciare. Bisogna però avere il coraggio di affidarsi ad una sana meritocrazia, mettere alla porta nani e ballerine, tagliare tutti i rami secchi che da troppo tempo avvelenano Sanremo ed  i sanremesi.

Roberto Basso

 

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