TUTTA LA FRANCIA DI FRANCIS BACON AL GRIMALDI FORUM
Le ossessioni, le figure deformate, i volti dilatati, le forme organiche dai contorni incerti, i voluttuosi impasti di un pennello pesantemente impregnato di Francis Bacon (Dublino 1909 – Madrid 1992) sono indagate al Grimaldi Forum di Montecarlo fino al prossimo 4 settembre su 4000 mq attraverso uno spiraglio critico del tutto innovativo: l’influenza della cultura francese e degli anni trascorsi a Monaco.
Il nazionalismo non centra nulla, tant’è che le sue opere vengono comparate con quelle di Giacometti, Léger, Lurçat, Michaux, Soutine e Toulouse-Lautrec e che attraverso le varie sezioni tematiche si evince fin da subito l’importanza nella sua formazione di tutto quel mondo di intellettuali che gravitava in Francia all’epoca, ancor più di oggi. E’ in Francia che ammira per la prima volta i quadri di Picasso, ad esempio, ed è a Monaco che dipinge il primo “Papa” (sebbene fosse notoriamente ateo lavora su queste figure per ben 25 anni) e dove inizia a concentrarsi sulla figura umana. Ed è ancora a Parigi (1974-1984) quando dipinge i ritratti più conosciuti, di Michel Leiris e Jacques Dupin. Come se non bastasse l’evento che lo consacra nel gotha della grande arte è a Parigi al Grand Palais nel 1971. Le sezioni in cui è suddivisa la mostra (all’incirca sessanta opere, tra cui importanti trittici) sono: le influenze, il grido, la caverna nera, il corpo umano, Monaco e la cultura francese, l’opus, i ritratti e l’atelier.
Il tutto in una straordinaria scenografia evocativa della produzione dei creatori di allestimenti scenici Adolphe Appia e Edward Gordon Craig, che si avvalevano di linee verticali, orizzontali e diagonali come pure di giochi di luci e ombre. Numerosi i prestiti da grandi istituzioni quali la Tate Britain e l’Arts Council Collection di Londra, l’Art Gallery di Sydney, il Centre Pompidou di Parigi oltre a numerose collezioni private.
FOCUS- Questa rassegna non fa eccezione con tutte le grandi mostre sempre più interattive: si conclude infatti con uno spazio che comprende una cabina per fototessera e un tavolo dotato di schermo a sfioramento grazie ai quali il visitatore partecipa a un’opera effimera sul tema dei “detriti” dell’atelier di Francis Bacon appena visto nella sala precedente.
I visitatori saranno quindi invitati a condividere le proprie immagini (scatti fatti in situ utilizzando la cabina per fototessera digitale oppure attingendo alla galleria di fotografie del proprio smartphone e rievocando il concetto di Bacon di fotografia come “detonatori di idee”), che in questo contesto assumono la valenza dei documenti accumulati da Bacon nel suo atelier (istantanee polaroid, vecchie cartoline, pagine strappate da riviste, stampe a contatto, foto ingiallite, ecc.).
Il tavolo dotato di schermo a sfioramento può essere utilizzato contemporaneamente da più persone e le immagini selezionate dai partecipanti saranno proiettate sulle pareti dell’atelier virtuale, accostandosi una all’altra e ammucchiandosi una sull’altra con il passare del tempo fino a saturare del tutto lo spazio, in modo da generare la sensazione del caos che contraddistingue il mitico atelier di Reece Mews.
Giulia Cassini
TRE DOMANDE AL CURATORE MARTIN HARRISON
Perché parlare di Monaco in Francis Bacon distinguendolo dal periodo francese?
M.H.Durante il periodo monegasco tra il 1946 e il 1949, Bacon si dedica a rielaborare radicalmente le proprie idee sull’arte e decide a quale soggetto dedicarsi. Conserva molto poco di quanto dipinto allora, ma dal 1949 in avanti si consacra come il pittore del corpo e dello spirito umano. E’ evidentemente a Monaco che matura questa sua decisione.
In quali punti è più evidente la tangenza con la cultura francese?
M.H. In Bacon l’unico riferimento illustre alla storia dell’arte è forse il Ritratto di Innocenzo X di Velázquez. Per quanto riguarda l’esecuzione dei quadri invece, si richiama più direttamente ad artisti francesi o comunque vissuti in Francia, come Degas, Manet, Toulouse-Lautrec, Van Gogh, Gauguin, Picasso, Giacometti, che lasciano in tutta la sua opera tracce evidenti.
Perché la mostra al Grimaldi Forum è da visitare?
M.H. Per quanto strano possa sembrare dal momento che era noto l’amore di Bacon sia per la Francia e per l’arte e la cultura francese, che per Monaco, nessuna mostra ha mai cercato di chiarirne il significato né in Francia né a Monaco. Francis Bacon, Monaco e la cultura francese è la prima mostra ad analizzare questo vicendevole rapporto, attraverso più di sessanta quadri appositamente selezionati.